6 settembre 2008

L'attesa di Cagliari e di tutta la Sardegna alla vigilia dell'arrivo del Papa. Interviste a Mons. Mani ed al sindaco Floris (Radio Vaticana)


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L'attesa di Cagliari e di tutta la Sardegna alla vigilia dell'arrivo di Benedetto XVI nelle parole dell'arcivescovo Giuseppe Mani, e del sindaco del capoluogo sardo, Emilio Floris

Meno di 24 ore separano Cagliari e la Sardegna dall'arrivo di Benedetto XVI, atteso alle 9.30 di domani all'aeroporto del capoluogo sardo. Si tratta della terza visita di un Pontefice sull'isola negli ultimi tren'anni, dopo quelle di Paolo VI e di Giovanni Paolo II.
Ma saranno le celebrazioni legate al centenario della proclamazione del Santuario di "Nostra Signora di Bonaria'' a Patrona della Sardegna l'evento centrale della visita di Benedetto XVI. Sul clima di attesa della città, ci riferisce il nostro inviato a Cagliari, Salvatore Sabatino:


“Benedetto XVI abbraccia la Sardegna”.
Questo lo slogan che campeggia dalle migliaia di manifesti che tappezzano Cagliari. Una città in fermento, pronta a ricambiare l’affetto del Papa. Tante le iniziative che coinvolgono la città, in attesa del Pontefice: questa sera il centro di Cagliari verrà animato da “La via delle beatitudini”, un percorso spirituale in 8 tappe di riflessione e preghiera, che coinvolgerà i tanti giovani già giunti in città, giovani che saranno i veri protagonisti di questa vigilia. Questa sera, infatti, nei padiglioni della Fiera, daranno vita ad una grande ed emozionante veglia di preghiera in attesa del Papa.

Ieri sera, invece, il Teatro Romano ha fatto da suggestiva cornice allo spettacolo “I canti di Dante”, brani musiche e coreografie scelte dal musical “La Divina Commedia”, di mons. Marco Frisina, ed una dedica è rivolta proprio a Benedetto XVI:

R. - L’arcivescovo ci ha invitato a fare questo spettacolo, e sono molto contento di preparare la venuta del Papa qui. Sì è stato dedicato a lui perché, come sono riuscito a diglierlo una volta, lui presentò la Deus caritas est riferendosi a Dante, proprio parlando dell’amore, che "move il sole e le altre stelle", l’amore che è Dio. E il viaggio verso la conquista dell’amore è il viaggio dell’uomo. E quindi mi fa molto piacere questa coincidenza: il Papa non ha potuto vedere mai questo spettacolo, e io spero sempre di poterglielo offrire una volta, quando sarà possibile, ma anche in questa maniera va bene ugualmente, perché è un modo per aiutare i fedeli di Cagliari anche ad aprire un po’ il cuore verso ciò che il Papa ci dirà, sicuramente domenica, di bellissimo e di grande".

Ed è già tutto pronto per la giornata di domani, quando il capoluogo sardo concluderà alla presenza del Santo Padre le celebrazioni per i cento anni della proclamazione della Vergine di Bonaria come “patrona massima” dell’Isola, ad opera di San Pio X. Proprio al Santuario di Nostra Signora di Bonaria sarà celebrata la Santa Messa, presieduta dal Pontefice. All’interno del Santuario anche un gruppo di centenari, che assisteranno alla celebrazione e che incontreranno Benedetto XVI. Prima della recita dell’Angelus, poi, un momento di grande intensità spirituale: il Pontefice collocherà nella mano destra dell’effigie della Vergine una navicella d’oro, simbolo della Chiesa isolana, in sostituzione della piccola barca d’argento, ed ancora una candela, emblema della fede dei sardi.

La partecipazione si prevede enorme, a sostegno di una devozione sempre genuina e presente, per questa Madonna giunta dal Mare. Durante le precedenti visite di Paolo VI, nel 1970, e di Giovanni Paolo II, nel 1985, furono oltre centomila i fedeli che accorsero da tutta l’isola. Questa volta se ne prevedono di più, almeno 150 mila. Nella sola giornata di domani, 8 treni speciali collegheranno i principali centri dell’isola a Cagliari, facendo confluire in poche ore nel capoluogo oltre 10 mila fedeli. Altri appuntamenti, poi, nel pomeriggio con i sacerdoti ed i seminaristi della Sardegna, che Benedetto XVI incontrerà nella Cattedrale. Ed in conclusione, l’attesissimo incontro con i giovani nel "cuore" di Cagliari, Piazza Carlo Felice. Un grande palco ed una scenografia straordinaria, il Porto di Cagliari, faranno da sfondo all’abbraccio che i giovani sardi offriranno al Santo Padre.

Oltre ai giovani è tutta la Chiesa sarda, nelle sue varie componenti, ad attendere con affetto ed entusiasmo l'arrivo di Benedetto XVI. Lo testimonia, al microfono del nostro inviato, Salvatore Sabatino, l'arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Mani:

R. - Con le emozioni della conclusione di un anno di fede e la gioia di potere avere il Papa qui, a confermare la loro fede. Abbiamo impostato tutto l’anno proprio su questa linea: la dichiarazione della Madonna a Patrona massima della Sardegna è stato uno degli atti di fede più grandi che la Sardegna abbia fatto dicendo, praticamente: “Noi abbiamo come patrona la Madonna!”. Durante tutto l’anno, abbiamo valorizzato la fede, riconosciuto la fede dei poveri - che è tanta, la fede dei semplici - e abbiamo aspettato il grande momento per poter presentare al Papa questa fede, perché ce la confermi, perché dica che questa è la vera fede che i martiri hanno portato in Sardegna. La fede in Sardegna è nata nelle miniere, dove i condannati “ad metalla”, proprio perché cristiani, sono venuti qui a creare le prime cellule cristiane.

D. - Riferendosi alla visita di Benedetto XVI, lei ha detto: “Ci stiamo preparando nel modo migliore perché sia un grande evento di fede”. Ci sono state catechesi di preparazione?

R. - E’ già da Pasqua che stiamo lavorando in maniera organizzata proprio a questo livello. Le catechesi hanno avuto come tema: “La Chiesa, il Papa e Maria”. Sono stati pubblicati diversi sussidi, sono stati mandati a tutte le parrocchie dell’Isola e tutti i preti hanno lavorato in questa direzione.

D. - Nella Lettera che ha scritto ai fedeli, lei afferma: “Il Papa viene ad aprirci orizzonti nuovi, a farci sentire fratelli universali”. Ma in quale maniera?

R. - Nella maniera che attiene al capo della Chiesa universale. E’ una realtà particolarmente importante, in questo momento, per la Sardegna, che si sta aprendo ad essere l’Isola del Mediterraneo, direi quasi l’Isola del mondo: perché questo milione e 600 mila abitanti che sono qui, durante l’estate diventano 6-7 milioni. Il Papa con la sua presenza viene a farci sentire fratelli anche di quelli dell’Australia, dell’Africa, dell’Asia, delle zone più lontane. Questo è un po’ il carisma di Pietro: dell’unità e dell’universalità.

D. - Eccellenza, come si può definire oggi la fede in Sardegna?

R. - La fede in Sardegna oggi non si può definire - lo dirò al Papa - "fede pensata", come va di moda dire, ma si può definire “fede vissuta” e “fede pregata”. Qui, in Sardegna, c’è una fede vissuta. Nelle nostre parrocchie non è difficile incontrare famiglie come Zaccaria, Elisabetta, come Gioacchino e Anna, come Giuseppe e Maria, vecchi pieni di fede come Simeone e Anna, proprio la fede evangelica pura, la fede vissuta in semplicità. Una fede, in Sardegna, che coesiste con altre situazioni che sembrano in contraddizione con la fede, quali potrebbero essere le terribili divisioni all’interno delle nostre comunità, un aspetto tipico di questa terra popolata di persone forti, anche un po’ dure. Ma è una fede veramente vissuta, è una fede anche “pregata”, perché direi che la grande ricchezza della Sardegna è la religiosità popolare, quella attraverso la quale sicuramente i nostri padri, dal Seicento in poi, hanno evangelizzato questa terra, lasciando soprattutto grazie agli spagnoli tradizioni bellissime, specie nella Settimana Santa.

D. - Sono trascorsi 23 anni dall’ultima visita di un Pontefice in Sardegna: Giovanni Paolo II, infatti, venne nel 1985. Da allora quanto è cambiata questa terra?

R. - Tanto per incominciare, la visita di Papa Wojtyla è ancora ricordata con grande intensità: la ricordano come un momento particolare, perché lui entrò dappertutto, scese perfino nelle miniere, fu un trionfo della presenza. E da allora, in questi oltre 25 anni, la Sardegna si sta evolvendo verso quello che sarà il suo futuro: l’esplosione turistica. Quando arrivai in Sardegna, rimasi estasiato dalle tante bellezze delle chiese: questo gotico catalano austero, severo ma bellissimo… Poi, lentamente, stando qua, mi sono reso conto che chi vuol vedere le chiese va a Firenze, a Roma: non viene in Sardegna. Ma chi vuol vedere il mare, il cielo, vuole avere un clima unico, deve venire in Sardegna, perché è unica. Potrei quasi confessare una cosa: che a me ci è voluto un anno e mezzo per dissociare “Sardegna” da “vacanze”, perché qui il clima è veramente da vacanze continue, tant’è la bellezza della natura.

D. – E invece dal punto di vista sociale, quali sono i problemi che maggiormente emergono nella sua diocesi, e come cercate di fronteggiarli?

R. - Il grande problema sociale è la disoccupazione. La disoccupazione che poi credo sia all’origine dell’assenteismo scolastico dei ragazzi, perché qui non è esplosa ancora l’industrializzazione a livello turistico. Io sono sicuro che la disoccupazione che c’è nel giorno in cui ci sarà l’esplosione turistica a livello industriale, senza devastare la Sardegna come è avvenuto per altre terre, qui ci sarà lavoro per tutti, e a iosa.

D. - Quale nuovo slancio sperate di ottenere, dopo la visita del Papa?

R. - Credo un grande atto di fede che verrà compiuto domenica da tutta la Sardegna: un grande momento in cui il Papa dica a tutti quello di cui sono convinti, che non si può essere sardi senza essere cristiani. Paolo VI disse: “Non si può essere cristiani senza essere mariani!”, ma io direi che è diventato talmente cultura di questa gente che se togliessimo la fede, resterebbe pochissimo della Sardegna. In Sardegna ancora si nasce cristiani. E poi, ovviamente, c’è da diventare cristiani adulti attraverso la catechesi, con tutto il cammino da fare. Però, qui la fede c’è ed è una fede viva.

Una visita di poco più di 10 ore dunque, quella di Benedetto XVI a Cagliari, ma ricca di appuntamenti e dall’alto valore simbolico per il capoluogo sardo. Ma come si sta preparando la città all’arrivo del Pontefice? Il nostro inviato, Salvatore Sabatino ha intervistato il sindaco di Cagliari, Emilio Floris:

R. - E’ da diverso tempo che la città si prepara alla visita di Benedetto XVI. Non è importante la durata della visita, quanto la presenza del Papa in occasione dei 100 anni della proclamazione della Madonna di Bonaria come "Patrona massima" della Sardegna. Quindi, abbiamo una visita che coinvolge “tout court” la città, ma coinvolge anche tutti i fedeli della Sardegna. Su questo, appunto, stiamo creando il massimo dell’organizzazione possibile, perché tutti coloro che vogliono vedere il Papa abbiano questa possibilità.

D. - Giovani e giovanissimi provenienti da diverse zone dell’Isola sono già giunti a Cagliari e daranno il loro contributo artistico-musicale per l’animazione dell’incontro con il Papa nel Largo Carlo Felice. Ma ci sarà spazio anche per i centenari che verranno salutati dal Pontefice?

R. - I centenari verranno salutati dal Pontefice nel sagrato della Basilica di Bonaria, dove abbiamo previsto appunto una loro presenza importante in una situazione anche di un certo comfort per loro.

D. - Numerose saranno le iniziative che precederanno l’arrivo di Benedetto XVI: mostre, spettacoli, insomma, una grande accoglienza …

R. - Sicuramente sì. Riteniamo che il duplice appuntamento che, poi, si fonde in un solo evento, la presenza del Papa e i 100 anni dalla proclamazione della Madonna di Bonaria, meritino veramente questo tipo di organizzazione. Un’organizzazione che si è avviata da quando il Pontefice ha dato il suo assenso alla sua venuta a Cagliari e speriamo di poterlo accogliere nella maniera dovuta.

D. - Signor Sindaco, Cagliari è una città antichissima e nello stesso tempo protesa verso il futuro. Come si può descrivere la città, oggi?

R. - La città oggi è quella che, tenendo conto di quelli che sono i normali sostantivi usati - globalizzazione e competizione - non vuole essere semplicemente la città più importante dell’Isola ed esercitare questo suo status, quanto vuole partecipare ad una competizione che è più globale: quella che si gioca, cioè, nell’area del Mediterraneo, dove si vuole inserire con una sua presenza forte. Anche questa occasione la vogliamo cogliere come fatto positivo per evidenziare la presenza della città in un contesto che è quello spirituale.

D. - Cosa vi aspettate da questa visita? Qual è la traccia che, secondo lei, Benedetto XVI lascerà in eredità alla vostra città?

R. - Benedetto XVI è stato preceduto dalla venuta di due Papi, uno dei quali sicuramente - Giovanni Paolo II – in occasione della sua venuta per una visita in tutta la Sardegna, ha lasciato già una grande traccia, importante, della sua presenza, della sua spiritualità. Io ritengo che anche questo evento vada letto sotto l’aspetto spirituale, importante per tutti i fedeli della Sardegna. Ci sarà poi l’aspetto del folklore, ma quello è un aspetto che, a mio avviso, passerà in seconda linea. Ciò che è importante è tracciare la presenza della Madonna di Bonaria che è la Patrona massima, come dicevo prima, della Sardegna cui tutti si rivolgono quando hanno un momento di bisogno. Sono certo che il Pontefice saprà, oltre che con i suoi insegnamenti magistrali, tracciare una linea su quella che è la presenza, oggi, di questo aspetto di devozione dei sardi verso la Madonna di Bonaria. Saprà sicuramente attualizzare questo concetto.

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Leggo:

La fede in Sardegna oggi non si può definire - lo dirò al Papa - "fede pensata", come va di moda dire, ma si può definire “fede vissuta” e “fede pregata”

Va di moda? Mah...
R.

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