14 settembre 2008
Settecento intellettuali in silenzioso ascolto. Un nuovo capitolo nel dialogo tra fede e cultura (Osservatore Romano)
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Settecento intellettuali in silenzioso ascolto
Un nuovo capitolo nel dialogo tra fede e cultura
dal nostro inviato Mario Ponzi
È stato un discorso lungo e articolato quello rivolto dal Papa ai rappresentanti del mondo della cultura francese. La presenza del direttore generale dell'Unesco, di rappresentanti dell'Unione europea e di personalità accademiche internazionali ha conferito all'evento una dimensione universale. Del resto, il suo stesso messaggio è stato di carattere universale: "Quaerere Deum", il grande Sconosciuto nel mondo di oggi, perché "la ricerca di Dio e la disponibilità ad ascoltarlo - ha affermato Benedetto XVI - sono il fondamento di ogni vera cultura". Il luogo in cui è avvenuto l'incontro, lo storico Collège des Bernardins, evoca proprio la globalità del sapere. Il Collège des Bernardins, come alle sue origini, si ripropone quale prestigioso luogo di incontro e di dialogo tra i saperi.
Ricevuto al suo arrivo dal cancelliere dell'Institut de France, Gabriel de Broglie, il Papa si è trovato di fronte a un'assemblea composta da oltre settecento persone. Tra loro i rappresentanti delle grandi istituzioni culturali universitarie, artisti, scrittori, uomini e donne, cristiani e no. C'erano rappresentanti delle cinque accademie che compongono l'Institut de France, e naturalmente i diciotto membri del comitato del Collège des Bernardins. C'erano personalità con nomi famosi: Jacques Delors, Hélène Carrère d'Encausse, segretaria perpetua dell'Accademia di Francia, lo storico israeliano Elia Barnavi. Numerosi gli scrittori, tra i quali Denis Tillinac e Daniel Pennac. Gli artisti erano rappresentati tra gli altri da attori di teatro assai noti in Francia: Valère Novarina, Olivier Py, Henry Tissot; c'era il direttore del museo D'Orsay, Guy Cogeval; e ancora filosofi, direttori di istituzioni culturali, di quotidiani, di reti televisive e radiofoniche. Il Governo francese era rappresentato dal ministro della Cultura e della Comunicazione Christine Albanel. Presenti anche numerosi rappresentanti della comunità musulmana che vive a Parigi.
Hanno offerto insomma l'immagine concreta della molteplicità culturale che vivacizza l'attuale società francese.
Il Papa ha ascoltato con attenzione i saluti prima dell'arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois, e poi del cancelliere dell'Institut de France. Quindi ha aperto un capitolo nuovo nel dialogo tra fede e cultura. Non ha proposto una radiografia, tanto meno la denuncia di una realtà; è andato molto oltre rivisitando radici significative della cultura cattolica in occidente. Ne ha ripercorso il cammino, ha ricordato il ruolo del monachesimo, ha spiegato i limiti all'arbitrio e alla soggettività nell'interpretazione delle Scritture; ha riproposto i termini della sfida, sempre attuale, tra legame e libertà, "fatale" per la cultura europea - ha detto - "se potesse comprendere la libertà ormai solo come mancanza totale di legami e con ciò favorisse inevitabilmente il fanatismo e l'arbitrio. Mancanza di legame e arbitrio non sono la libertà, ma la sua distruzione". Bisogna ricercare Dio e comunicarlo agli altri. Con umiltà. Quella stessa umiltà che è necessaria per poterlo accogliere. "Occorre - ha ripetuto - l'umiltà dell'uomo che risponde all'umiltà di Dio". "Ciò che ha fondato la cultura dell'Europa - ha concluso - la ricerca di Dio e la disponibilità ad ascoltarlo, rimane anche oggi il fondamento di ogni cultura".
I settecento invitati hanno ascoltato in silenzio. Sono addirittura rimasti per un attimo sorpresi quando il Papa ha concluso. Poi l'applauso deciso, persistente.
(©L'Osservatore Romano - 14 settembre 2008)
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