18 ottobre 2008
Cacciari: La Bibbia? Studiamola tutti (La Rocca)
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Su segnalazione di Eufemia leggiamo:
Il filosofo partecipa stasera a un incontro a Caserta
Cacciari: La bibbia? studiamola tutti
"Dovrebbe essere una vera materia a scuola, ma penso che la Chiesa si opporrebbe"
ORAZIO LA ROCCA
CASERTA
«La Bibbia, ovvero il Grande Codice della cultura occidentale. Peccato che pochi la conoscono. Andrebbe studiata nelle scuole, ma i primi ad opporsi sarebbero i cosiddetti laicisti e la Chiesa».
Incontro ravvicinato tra il filosofo-sindaco di Venezia, Massimo Cacciari e le Sacre Scritture questa sera nella cattedrale di Caserta. Il professore, insieme al vescovo locale Raffaele Nogaro, si cimenterà («Da studioso laico», tiene a precisare) col Libro dei Libri, sulla scia dell´interesse suscitato dal Sinodo sulle Scritture in corso in Vaticano, ma soprattutto per il successo centrato dalla trasmissione «La Bibbia giorno e notte» letta la scorsa settimana su Raiuno e Rai Educational da papa Ratzinger, Roberto Benigni e altre 1250 persone.
Cacciari, come mai anche lei è così interessato alla Bibbia?
«E´ una attenzione non di oggi, anche se l´ho letta dopo i 20 anni e l´ho approfondita in seguito. Dovrebbe essere una vera materia di studio, ma con insegnanti di Sacre Scritture preparati. Temo, però, che la prima ad opporsi sarebbe la Chiesa. Ma anche qualche "laico" che potrebbero chiedere di studiare la cultura zen o indù. Al quale si potrebbe obiettare che si fa per lo stesso motivo per cui non si studia in Italia storia dell´arte cinese e giapponese, o la letteratura turca».
Quindi, la nostra cultura ha radici bibliche che vanno conosciute.
«Non c´è alcun dubbio, accanto ad altre culture filosofiche e scientifiche, a partire dalle radici greco-ellenista e romana. Ma certamente la radice biblica è fondamentale. Nel mondo le contaminazioni culturali sono state sempre clamorose, basti pensare alla forma politica della Chiesa rispetto alla forma politica dell´Impero. Contaminazioni politiche, teologiche, filosofiche talmente eclatanti per cui come facciamo ad ignorare questa tradizione biblica? Come facciamo a non studiarla come materia specifica all´interno di un curriculum normale? Non farlo è puramente insensato».
Da qui il Grande Codice suggerito per il convegno di Caserta.
«In verità il Grande Codice è il titolo di un libro di Northrop Frye, che vede la Bibbia come un testo-base che ha influenzato la tradizione letteraria. Ma la Bibbia è infinitamente di più, oltre al linguaggio profetico e biblico, non ha influenzato solo la letteratura. Basti pensare a Dante e a tutta la letteratura occidentale. Ha anche influenzato la nostra forma mentis perché sulla assoluta e paradossale straordinarietà dei testi che formano la Bibbia, che coprono circa un millennio, si sono formati autori diversi, con lingue diverse, molte volte in assoluta contraddizione tra di loro. Dando quindi luogo a linguaggi, forme, stili, qualche volta in opposizione anche al sacro, quando per sacro di solito si intende l´integro, il perfetto, il compiuto. Questo significa che questi testi esigono l´interpretazione, l´esegesi, perché ti interrogano, ti chiedono continuamente "ma chi credi che sia?". E´ la forma mentis di noi europei, occidentali, che ci porta ad assumere la tradizione per trasformarla, a volte anche per sovvertirla. Ecco perché dico che nella Bibbia ci sono le radici della nostra formazione che è esegesi, interpretazione, ermeneutica, anche da un punto di vista laico e non credente».
C´è un particolare punto della Bibbia che ha maggiormente contribuito alla formazione della nostra cultura?
«E´ il passaggio tra il Primo e il Secondo Testamento; è il passaggio del Gesù delle Beatitudini o quando dice ai discepoli "Vi è stato detto, ma io vi dico...", che non è una avversativa, ma è un andare oltre, un guardare avanti. Lo si trova anche in tanti altri testi biblici, in tanti profeti: gli uni che contraddicono gli altri. E nasce da qui l´enorme differenza con la tradizione musulmano-coranica secondo la quale è paradossale un testo dove gli autori sacri si contraddicono tra di loro così apertamente».
Per papa Ratzinger, però, non si capisce la Bibbia senza la fede.
«Sì, per i cristiani che tra l´uomo e Dio trovano un rapporto diretto, carnale, una discussione continua con il proprio Dio, che è dappertutto. E questo è grandioso per chi ha fede: il Dio si fa carne, aiuta, punisce, si adira, manda il diluvio, lo benedice. E´ una agone, che è lotta, discussione, agonia, gioco, dialettica, rapporto tra Padre e figlio. E´ un libro che va capito, interpretato, studiato. Un testo esigente perché non ti chiede di ascoltare ed obbedire, ma ti chiede di ascoltare e interpretare. Ma interpretare significa anche trasformare».
© Copyright Repubblica, 17 ottobre 2008 consultabile online anche qui.
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