17 ottobre 2008
La fede e la ragione operino assieme per il bene dell’umanità: il commento del filosofo Vittorio Possenti all’indomani del discorso del Papa (R.V.)
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La fede e la ragione operino assieme per il bene dell’umanità: il commento del filosofo Vittorio Possenti all’indomani del discorso del Papa sulla Fides et Ratio
La fede “non teme il progresso della scienza” se le sue conquiste sono finalizzate al bene dell’uomo. E’ uno dei passaggi forti del discorso che il Papa ha rivolto, ieri, ai partecipanti al Convegno per il decimo anniversario dell’Enciclica Fides et Ratio di Giovanni Paolo II. Al convegno, promosso dall’Università Lateranense, sono intervenuti stamani il filosofo Michael Konrad e il fisico Antonino Zichichi, entrambi convinti che fede e ragione sono doni di Dio. Dal canto suo, Benedetto XVI ha ricordato ieri che filosofia e teologia sono “degli aiuti indispensabili” affinché la scienza non “proceda da sola in un sentiero tortuoso, colmo di imprevisti e non privo di rischi”.
Una riflessione su cui si sofferma uno dei partecipanti al convegno, il filosofo Vittorio Possenti, intervistato da Alessandro Gisotti:
R. – Lo scienziato è un essere umano come tutti noi e quindi ha bisogno di valutare le azioni e le ricerche che compie. Esistono azioni che sono buone o azioni che sono cattive. Dunque, siccome l’uso della scienza va poi a ricadere su tutti noi, l’etica è indispensabile per ogni essere umano compreso lo scienziato e le ricerche della scienza. E in questo, indubbiamente, filosofia e teologia possono dare un grande aiuto perché la ricerca della vita buona, la ricerca dell’azione condotta bene è compito proprio della riflessione filosofica e teologica. In questo senso, il dialogo tra filosofia, teologia e scienza mi sembra oggi altrettanto e forse ancor più importante che nel passato.
D. – Il Papa ha esortato gli scienziati ad evitare il rischio dell’arroganza che deriva dal volersi sostituire al Creatore. In un certo senso, il Papa richiama l’importanza della sapienza, oltre l’intelligenza …
R. – In qualche caso, si può riscontrare questo pericolo: è arroganza, quando appunto la scienza si considera il sapere supremo a cui tutti il resto deve inchinarsi. In realtà, siccome la scienza è inserita con le sue ricerche nell’insieme della vita umana, la vita umana deve fare i conti con un elemento ulteriore, che è quello del buon uso delle cose che vengono scoperte e per questo la sapienza è qualcosa di indispensabile. La sapienza significa andare anche verso l’elemento, non solo della conoscenza ma anche dell’amore, perché noi conosciamo meglio le cose quando anche le amiamo.
D. – La Chiesa – ha detto il Papa – difende la forza della ragione e la sua capacità di raggiungere la verità . Ma di quale ragione parla Benedetto XVI?
R. – E’ chiaro che il discorso di Fides et Ratio e anche il discorso di ieri di Benedetto XVI sono rivolti ad una ragione umana integra, che prende le misure della realtà, non solo di una parte della realtà. Ora, nel discorso di ieri di Benedetto XVI c’è un richiamo esplicito a questo aspetto quando si fa notare che la ragione moderna, abituata al campo delle misure delle scienze sperimentali, ha ritenuto in alcuni casi, non sempre, fortunatamente, che lì stesse la totalità della ragione. In realtà, la ragione umana ha un compito ben più ampio di quello delle scienze sperimentali, come la fisica, appunto, la genetica, la biologia. Occorre avere molta stima per la scienza. Purché la scienza e la ragione umana, appunto, non si limitino a questo campo.
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