9 ottobre 2008

Card. Saraiva Martins: "Papa Pacelli, l’amico degli ebrei. Ecco le prove storiche che lo confermano" (Cardinale)


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Il cardinale che fino a luglio è stato prefetto della Congregazione delle cause dei santi illustra i motivi che stanno alla base della causa di beatificazione di Pio XII. E passa in rassegna i principali fatti che dimostrano l’impegno del pontefice contro l’antisemitismo

Papa Pacelli, l’amico degli ebrei
Saraiva Martins: ecco le prove storiche che lo confermano


La causa di beatificazione comincia nel 1965, quando Paolo VI ne dà notizia durante il Concilio Vaticano II
Nella sua prima enciclica, la «Summi pontificatus», fu talmente chiaro contro il nazismo che Goebbels la definì «molto aggressiva contro di noi, anche se nascostamente»
Autorevoli figure del mondo ebraico fecero sentire la loro voce in suo favore: Golda Meir, Albert Einstein e il rabbino Israele Zolli


DI GIANNI CARDINALE

«Sono molto dispiaciuto di non poter partecipare alla Messa di domattina (oggi per chi legge, ndr) ma avevo dato in precedenza la mia disponibilità alla Rai per la bella iniziativa 'sinodale' di una lettura completa della Bibbia in diretta tv. Credo che Pio XII lassù in Cielo mi perdonerà anche perché lui – questo grande vescovo di Roma che è stato anche il Papa della mia infanzia, e sotto il quale, nel 1957, ho ricevuto l’ordinazione sacerdotale – sa benissimo quanto io sia convinto fermamente della sua esemplare santità di vita».

Il cardinale José Saraiva Martins è stato fino al luglio scorso prefetto della Congregazione delle cause dei santi, e in questa veste di 'emerito' accetta di rispondere ad alcune domande su Pio XII, e sulla sua causa di beatificazione, alla vigilia della Messa solenne che stamani Benedetto XVI celebra in San Pietro per ricordare i 50 anni dalla morte dell’ultimo Pontefice romano 'di Roma'.

«Ovviamente – ci tiene a precisare il porporato portoghese – per quanto riguarda la causa di beatificazione posso parlare solo per quanto accaduto durante la mia 'prefettura'».

Eminenza, quando nasce la fama di santità di Pio XII?

Ben presto, subito dopo la morte di Pio XII, sono numerosissime le persone, tra cardinali, vescovi e fedeli, che chiedono l’avvio della causa di beatificazione di Eugenio Pacelli. Si moltiplicano inoltre le attestazioni concernenti la sua fama di santità presso centinaia di migliaia di fedeli. Esistono a tal proposito numerosi volumi che raccolgono tali attestazioni.

E la causa vera e propria quando ha inizio?

Avviene nella ottava Sessione del Concilio Vaticano II, l’8 novembre 1965, quando Paolo VI nell’allocuzione da lui pronunciata nell’Aula del Concilio, comunica la sua decisione di introdurre le cause di beatificazione e canonizzazione dei sommi pontefici Pio XII e Giovanni XXIII. La causa di beatificazione di papa Pacelli avviene quindi nel Concilio Vaticano II, nei cui documenti – tra l’altro – il Papa più citato, ben 188 volte, è proprio Pio XII. È bene che ciò venga ricordato anche da chi teme che questa beatificazione possa avere un valore anticonciliare…
Quando è iniziato il processo di beatificazione? La prima sessione viene celebrata a Roma il 19 ottobre 1967. In aggiunta al processo principale celebrato nell’Urbe, vengono inoltre celebrati processi rogatoriali nelle Curie diocesane di Genova, Monaco di Baviera, Berlino, Varsavia, Madrid, Lisbona e Montevideo. In totale sono state raccolte 227 testimonianze, di cui 129 a Roma e le altre 98 nelle città appena indicate.

Quali sono stati gli ultimi sviluppi dell’iter della causa?

Il processo è andato avanti per le vie ordinarie, fino a quando, nel 2005, ha avuto una accelerazione. Successivamente i teologi si sono espressi favorevolmente a grande maggioranza sull’eroicità delle virtù di Pio XII. Secondo le norme in vigore quindi si è potuto sottoporre la Causa ai membri della Congregazione ordinaria di questo dicastero. Il che è avvenuto l’8 maggio 2007.

Il giorno dopo il più importante quotidiano italiano titolava che i membri della Congregazione non hanno deciso all’unanimità.

Lascio questa affermazione alla responsabilità di chi l’ha fatta.

La causa di beatificazione di Pacelli è stata sempre sotto speciale osservazione per varie accuse rivolte a questo Papa .
Intanto quella sul suo silenzio nei confronti delle atrocità naziste…

Si tratta di una leggenda nera che, come ha sottolineato il cardinale segretario di stato Tarcisio Bertone nel presentare il bel libro di Andrea Tornielli (Pio XII, Mondadori, ndr) il 5 giugno del 2007, ha finito per affermarsi al punto tale da rendersi arduo scalfirla, anche se i documenti ne hanno provato la totale inconsistenza. Bastano alcuni dati a dimostrarlo. Quando Pacelli era segretario di stato il Vaticano fece più di 60 proteste formali contro il nazismo. Non solo, il cardinal Pacelli aveva attivamente collaborato alla stesura dell’enciclica antinazista Mit brennender Sorge di Pio XI, Nella sua prima enciclica da papa , la Summi pontificatus, Pio XII fu talmente chiaro contro il nazismo che Goebbels la definì «molto aggressiva contro di noi, anche se nascostamente».

Il problema è appunto questo. Si accusa Pio XII di essere stato antinazista, ma di nascosto, di essere stato più prudente che profetico…

A parte il fatto che la prudenza è una virtù… A questo proposito però meritano di essere riproposte le parole scritte nel gennaio 1964 – dopo l’uscita del 'Vicario' di Hochhut – da Robert Kempner, magistrato ebreo e pubblico ministero al processo di Norimberga: «Qualsiasi presa di posizione propagandistica della Chiesa contro il governo di Hitler sarebbe stata non solamente un suicidio premeditato… ma avrebbe accelerato l’assassinio di un numero ben maggiore di ebrei e sacerdoti». Non bisogna dimenticare quanto era avvenuto in Olanda dove una condanna formale del nazismo da parte dei vescovi locali fu seguita da una brutale rappresaglia che aggravò la situazione del clero e degli ebrei. Anche per questo più volte a Pacelli fu chiesto di mantenersi appunto prudente.

Da chi?

Dall’episcopato polacco ad esempio, come racconta monsignor Quirino Paganuzzi in un suo diario che il senatore Giulio Andreotti ha voluto saggiamente ripubblicare per la rivista 30Giorni. Pio XII aveva intenzione di condannare i crimini nazisti in Polonia, e approfittò di un viaggio di Paganuzzi per chiedere al cardinale di Cracovia, Sapieha quale fosse il parere dell’episcopato a tale riguardo.

'Fu Sapieha - scrive Paganuzzi - a scongiurare il Santo Padre di non fare nulla: il popolo polacco avrebbe pagato cara, in termini di ritorsione, quella denuncia così coraggiosa'. Ma non è l’unico caso del genere. Ce ne è un altro precedente rivelato il 31 marzo 2007 dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung.

Di che si tratta?

Tra il 1937 e il 1938, dopo la pubblicazione della Mit brennender Sorge, la Santa Sede aveva in progetto una formale condanna del nazismo da parte del Sant’Uffizio. Nonostante il parere favorevole del segretario di Stato Pacelli, l’iniziativa non andò in porto perché il cardinale di Monaco Faulhaber, che certamente non era filonazista, la giudicò «inopportuna e pericolosa», perché avrebbe potuto portare a un aumento incalcolabile della persecuzione dei cattolici. Tra l’altro in questo articolo della Faz viene riportato che Hitler, nel corso di un colloquio con il vescovo ausiliare di Augusta, avrebbe detto che i tedeschi avevano solo un cardinale che li capiva, e questi «purtroppo non era Pacelli». Altro che Papa di Hitler!

Un altro punto delicato della figura di Pacelli, collegato al precedente, riguarda le critiche al suo atteggiamento che continuano a pervenirgli da parte di autorevoli membri della comunità ebraica italiana e internazionale. Lo stesso rabbino capo di Roma ha ripetutamente auspicato che la Chiesa non proceda alla sua beatificazione.
Cosa che pochi giorni fa ha fatto anche il rabbino di Haifa invitato al Sinodo…


Si tratta di opinioni, rispettabili, ma che non riflettono l’orientamento di tutta la realtà del mondo ebraico. In passato e anche oggi autorevoli figure del mondo ebraico non mancano di far sentire la loro voce in favore di Papa Pacelli. Per il passato mi limito a ricordare personalità come Golda Meir e Albert Einstein, nonché il rabbino Israele Zolli. Per il presente mi limito a ricordare le opere dello storico David Dalin, ma anche le iniziative della Fondazione Pave the Way.

Eppure a Pio XII viene imputato di aver usato espressioni negative nei confronti degli ebrei in alcune sue lettere quando era nunzio in Baviera…

Nel corso del processo è stato nettamente appurato che si trattava di espressioni che riguardavano alcuni ebrei in particolare, dei rivoluzionari atei e criminali inviati dai comunisti russi a Monaco, e detestati per questo da persone di buona volontà e non in ultimo luogo proprio da tanti ebrei. Per questo quelle lettere non possono essere utilizzate come strumento di critica contro la figura morale di Pio XII.

Rimane il fatto che alcune opzioni storiche o politiche compiute da Pio XII continuano ad essere criticate…

A questo proposito mi permetto però di ricordare che «beatificando un suo figlio la Chiesa non celebra particolari opzioni storiche da lui compiute, ma piuttosto lo addita all’imitazione e alla venerazione per le sue virtù, a lode della grazia divina che in esse risplende».
Queste appena citate sono parole usate da Giovanni Paolo II nell’omelia di beatificazione di Pio IX nel 2000. Valgono ovviamente anche per Pio XII.

La Congregazione lo scorso anno ha già votato a favore delle virtù eroiche di Pio XII. Cosa manca perché vengano dichiarate formalmente?

È stato dato mandato di approfondire alcuni aspetti.
Siamo in fiduciosa attesa di ulteriori sviluppi. Le parole del Papa ai partecipanti ad un Simposio promosso qui a Roma dalla Fondazione Pave the Way lo scorso settembre e la prefazione scritta dal cardinale segretario di stato ad un recentissimo libro di suor Margherita Marchione pubblicato dalla Libreria editrice vaticana fanno ben sperare.

© Copyright Avvenire, 9 ottobre 2008

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