27 ottobre 2008

Papa Ratzinger ha deciso: andrà in Israele e in Medio Oriente (Galeazzi)


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Ratzinger ha deciso
Andrà in Israele e in Medio Oriente


GIACOMO GALEAZZI

CITTA’ DEL VATICANO

«Il Papa andrà certamente in Terra Santa e in Medio Oriente». Il cardinale Tarcisio Bertone chiude la polemica innescata una settimana fa tra Vaticano e Gerusalemme dalle dichiarazioni di padre Peter Gumpel, relatore della causa di beatificazione di Pio XII («Niente visita di Ratzinger in Israele se il museo dello Yad Vashem non rimuove la targa con l’accusa a papa Pacelli di indifferenza all’Olocausto»).
Già il presidente israeliano Simon Peres aveva sollecitato Benedetto XVI a non cancellare una futura visita in Israele nonostante la polemica sull’epigrafe che accompagna la fotografia di Pio XII nel museo della Shoah a Gerusalemme. Ieri sera, all’anteprima del film su Giovanni XXIII «Il pensiero e la memoria» che Rai 1 manderà in onda a Natale e La7 il 28 dicembre, il segretario di Stato vaticano ha garantito che l’appello all’Angelus per l’Oriente, l’Iraq e l’India apre «senza dubbio» a un viaggio papale nella culla del cristianesimo.
«Benedetto XVI intende andare in Terra Santa e non solo, anche in Medio Oriente, e quindi, se le situazioni con il contributo di tutti miglioreranno, verrà fatto l’annuncio, come per la visita di marzo in Camerun e Angola», spiega Bertone.
Non è ancora stata fissata una data, ma la diplomazia d’Oltretevere confida che «il Pontefice possa compiere presto un viaggio in Medio Oriente». Joseph Ratzinger, aggiunge il suo primo collaboratore, «non crede ai profeti di sventura».
In chiusura del Sinodo, davanti a 60 mila fedeli e 253 vescovi da tutto il mondo, Benedetto XVI ha lanciato un vibrante appello alle autorità politiche affinché vengano tutelati i cristiani «vittime di intolleranze e di crudeli violenze» soprattutto in Iraq e India. Il Papa ha richiamato «l’attenzione della comunità internazionale sulla tragedia che si sta consumando in alcuni Paesi dell’Oriente», dove «i cristiani sono uccisi, minacciati e costretti ad abbandonare le loro case e a vagare in cerca di rifugio». E ha invocato la fine delle violenze, la legalità e la convivenza. Le minoranze cristiane «non domandano privilegi, ma solo di poter continuare a vivere nel loro paese».

Inoltre il Pontefice, auspicando «un rinnovamento ecclesiale senza arbitrii e soggettività», ha ricordato i vescovi cinesi ai quali il governo di Pechino ha impedito di partecipare al Sinodo, ma fanno comunque «parte della Chiesa» e sono «fedeli al Successore di Pietro».

A marzo Benedetto XVI sarà in Africa, sulle orme di Montini e Wojtyla. Paolo VI andò in Uganda nel ’69 e Giovanni Paolo II ha compiuto ben 13 viaggi nel Continente Nero. Nell’ottobre del 2009 si svolgerà a Roma la seconda Assemblea Speciale del Sinodo per l’Africa. Sette mesi prima, Benedetto XVI si recherà in Africa, visitando dapprima il Camerun, dove consegnerà ai vescovi africani l’«Instrumentum laboris» del Sinodo, e quindi in Angola, in occasione del 500° anniversario di evangelizzazione di quel paese. L’annuncio del suo primo viaggio africano e la convinzione che dalla Bibbia partirà il rinnovamento della Chiesa spiccano nel richiamo papale al «dovere dell’amore» nei rapporti con il prossimo («rispetto, collaborazione, aiuto generoso»).
Un concetto ben presente nelle parole del neo arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori che, nella sua prima messa in Duomo, ha espresso il «mea culpa» della Chiesa, con riferimento al caso di don Lelio Cantini ridotto dal Papa allo stato laicale perche riconosciuto colpevole di abusi sessuali su minori.
«Siamo ben consapevoli - ha detto l’ex segretario della cei - del fatto che la Chiesa è fatta di uomini che, protesi alla virtù, restano segnati dal peccato».

© Copyright La Stampa, 27 ottobre 2008 consultabile online anche qui.

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