27 ottobre 2008

Sinodo, le nuove vie: "La Parola nella multimedialità" (Deriu)


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SINODO DEI VESCOVI - Le nuove vie

La Parola nella multimedialità

Marco Deriu

Nel mondo della comunicazione globale e multimediale, la Parola e il messaggio del Vangelo possono trovare nuove vie di diffusione, oltre a quelle tradizionali. Ne sono consapevoli i padri sinodali, che nel loro “Messaggio al popolo di Dio” scrivono: “La parola sacra deve avere una sua prima trasparenza e diffusione attraverso il testo stampato, con traduzioni eseguite secondo la variegata molteplicità delle lingue del nostro pianeta. Ma la voce della parola divina deve risuonare anche attraverso la radio, le arterie informatiche di Internet, i canali della diffusione virtuale on line, i cd, i dvd, i podcast e così via; deve apparire sugli schermi televisivi e cinematografici, nella stampa, negli eventi culturali e sociali”.
Non si può dare per scontato il buon esito di questo impegno: i padri sinodali parlano di una vera e propria “impresa”, per la quale è necessario “essere attrezzati non soltanto tecnicamente, ma anche culturalmente”. Ma in questa sottolineatura risiede il senso della sfida nuova e affascinante che coinvolge la Chiesa. L’attuale momento sociale è caratterizzato da certezze sempre più precarie a livello non soltanto materiale ma anche esistenziale. L’uomo di oggi appare ripiegato su di sé, sembra subire la rivoluzione culturale in atto invece di provare a esserne protagonista attivo. Il disagio della società fragile e l’incertezza sul futuro incidono negativamente sulle aspettative di una realtà migliore. Ma anche oggi, nella società postmoderna, l’uomo vive una ricerca, il suo cuore è inquieto, ha nostalgia della fonte e bisogno di salvezza. In questo quadro, proporre un annuncio cristiano di salvezza non soltanto è possibile ma addirittura è necessario. Il tempo per allargare il campo a mezzi diversi dal testo scritto è propizio.
Più che sulla validità o sull’urgenza del messaggio evangelico – che non mutano con i tempi – l’attenzione si concentra sulle modalità attraverso cui si può comunicare la buona notizia, in un contesto sociale mediatizzato. Inevitabile è il confronto con le attese delle persone, ma soprattutto con la quotidianità del loro vivere, con le caratteristiche dell’ambiente culturale e sociale, con le trasformazioni in corso. Oggi molte idee dominanti tendono a porsi come autonome rispetto a un senso antropologico e a un senso etico capaci di (ri)mettere al centro dell’attenzione il carattere inviolabile dell’essere umano. La questione si pone allora nei termini di una “sfida” culturale e spirituale prima ancora che tecnologica.
L’annuncio dello specifico cristiano deve sapersi confrontare con il disagio e lo smarrimento caratteristici dell’attuale contesto sociale, riuscendo a cogliervi nuove opportunità. Anche nei tempi passati la Chiesa ha spesso affrontato contesti problematici e l’evangelizzazione si è rivelata vincente quando ha saputo rinunciare alla tentazione di separare la salvezza donata in Cristo Gesù dalla storia umana. L’impegno che ci viene richiesto consiste nello sforzo di porci in ascolto della cultura del nostro tempo, per comprenderne le caratteristiche e discernerne i semi, le potenzialità. Questa consapevolezza è indispensabile per chi vuole comunicare l’annuncio evangelico.
I media non sono semplicemente strumenti per favorire e incrementare la circolazione di informazioni, ma sono a tutti gli effetti un ambiente di vita. Il loro impatto sulla vita individuale e sociale è decisivo, attraverso di essi non soltanto vengono trasmessi e appresi contenuti e idee, ma la stessa esperienza umana del mondo diventa un’esperienza mediatica. Posti al servizio del Vangelo, i media sono capaci di estendere quasi all’infinito il campo di ascolto della Parola di Dio, e fanno giungere la Parola a milioni di persone. In essi la Chiesa può trovare la versione moderna del classico pulpito per riuscire a parlare da vicino alle solitudini umane.
C’è un nuovo rapporto tra il messaggio (anche quello dell’annuncio) e il mezzo. Uno stesso contenuto assume caratteristiche completamente differenti a seconda del supporto che lo veicola. Più è attraente la forma, più è distante l’interlocutore, più la comunicazione rischia di essere fruita passivamente. Per questo, occorre integrare il messaggio evangelico nella “nuova cultura” creata dalla comunicazione moderna, utilizzando i nuovi mezzi per valorizzare il messaggio. Dal canto loro, i media devono invertire la tendenza e cercare di proporre il necessario e l’essenziale invece che il banale o il superfluo. In fondo, anche dal punto di vista economico la Parola è un “prodotto” appetibile, capace di conquistare l’attenzione del pubblico. Provare per credere...

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