Il Papa a Pompei denuncia: «Troppo anticlericalismo» (Tornielli)

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Il Papa denuncia: «Troppo anticlericalismo»

Il Pontefice ricorda Bartolo Longo, il fondatore del santuario di Pompei che si era «allontanato dalla fede diventando un militante» contro la chiesa. Poi ammonisce: «Simili atteggiamenti non mancano anche oggi»

Andrea Tornielli

Pompei

«Non mancano nei nostri giorni tendenze» quali la militanza «anticlericale».
Per questo l’esempio del beato Bartolo Longo, l’«apostolo» di Pompei,il fondatore del grande e affollatissimo santuario mariano è «molto eloquente per noi».
Lo ha detto il Papa, che ieri, continuato il suo percorso mariano attraverso i santuari d’Italia e del mondo, è venuto a pregare la Madonna di Pompei affidandole l’Italia e in special modo le famiglie.
Benedetto XVI, parlando di Longo(1841-1926),ha osservato:
«La vicenda della sua crisi spirituale e della sua conversione appare oggi di grande attualità.
Egli infatti, nel periodo degli studi universitari a Napoli, influenzato da filosofi immanentisti e positivisti, si era allontanato dalla fede cristiana diventando un militante anticlericale e dandosi anche a pratiche spiritistiche e superstiziose. La sua conversione, con la scoperta del vero volto di Dio – ha aggiunto il Pontefice – contiene un messaggio molto eloquente per noi,perché purtroppo simili tendenze non mancano nei nostri giorni».
Ad attendere il Papa, accolto dal ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, dal presidente della Campania Antonio Bassolino e dall’arcivescovo di Pompei Carlo Liberati,ci sono trentamila fedeli. La giornata è splendida e sulla piccola piazza antistante il popolarissimo santuario mariano il sole si fa sentire.
Nell’omelia, il Papa ricorda in modo particolare «le persone che soffrono, gli ammalati, gli anziani soli, i giovani in difficoltà, i carcerati, quanti versano in pesanti condizioni di povertà e di disagio sociale ed economico», assicurando a tutti la sua vicinanza.
Poi ha presentato «la nuova Pompei» sorta accanto ai resti dell’antica,come «unesempio» della nuova civiltà dell’amore, la cui caratteristica è la carità. Una cittadella che non è però «isolata dal mondo», non è una «cattedrale nel deserto», bensì è inserita «nel territorio di questa valle per riscattarlo e promuoverlo». Quindi ha concluso definendo il rosario un’«arma» spirituale «nella lotta contro il male, contro ogni violenza, per la pace nei cuori, nella società e nel mondo».
All’Angelus il Papa ha ricordato la beatificazione dei coniugi Martin, i genitori di Santa Teresa di Lisieux, richiamando «un’altra intenzione, che mi sta tanto a cuore: la famiglia, il cui ruolo è fondamentale».
E nella supplica alla Madonna ha invocato «pietà» per «le Nazioni traviate, per tutta l’Europa, per tutto il mondo, perché pentito ritorni al tuo cuore». «Lo confessiamo – ha detto il Pontefice – siamo meritevoli dei più aspri castighi», ma «gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: misericordia!».
Nel pomeriggio il vicedirettore della Sala Stampa vaticana ha risposto a una domanda sul perché il Papa non abbia menzionato nei suoi discorsi il fenomeno della camorra: «La parola è stata esclusa di proposito,perché Benedetto XVI ne ha parlato altre volte, anche l’anno scorso a Napoli, e stavolta il viaggio ha il carattere particolare di un pellegrinaggio».

© Copyright Il Giornale, 20 ottobre 2008 consultabile online anche qui.