20 ottobre 2008

Il Papa a Pompei: "Affrontare i sacrifici senza compromessi" (Scandone)


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Il Papa: affrontare i sacrifici senza compromessi

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DALL’INVIATO FABIO SCANDONE

Pompei.

È il riconoscimento del ruolo guida di Pompei per il riscatto del suo territorio, della Campania e dell’intero Mezzogiorno all’insegna del «rinnovamento della mentalità». Ma al contempo è una consegna cruciale nel richiamo all’impegno senza «cedimenti ai compromessi», senza «il conformismo della mentalità mondana» e senza considerarsi «cattedrale nel deserto». Perché nella città vesuviana che abbina le testimonianze straordinarie di un passato illustre seppur tragico nell’eruzione del 79 avanti Cristo ai suoi orizzonti attuali di faro della cristianità con il santuario mariano tra i più conosciuti e venerati al mondo, papa Ratzinger coglie i segni di una sfida tutta da rilanciare. È il «Rosario come arma spirituale» per opporsi al male e alle violenze. È la parabola esemplare di Bartolo Longo che dal cedimento alle dottrine positiviste fino a divenire un «militante anticlericale» proietta la sua conversione e l’impegno per i più deboli come risposta oggi più che mai attuale alle spinte anticlericali: «perché purtroppo simili tendenze non mancano nei nostri giorni». Ed è sempre qui, a Pompei, che «il genuino popolo cristiano, la gente che affronta la vita con sacrificio trova la forza di perseverare nel bene senza scendere compromossi». Ecco allora che questa «cittadella di Maria e della carità», diventa davvero la «dimostrazione storica di come Dio trasforma il mondo». Di più, «un esempio di come la fede può operare nella città dell’uomo suscitando apostoli di carità che agiscono perché anche gli ultimi siano rispettati nella loro dignità». E perché, soprattutto, la città del beato Bartolo Longo sappia essere davvero «non isolata ma inserita nel territorio di questa valle per ricattarlo e promuoverlo». Parole forti. Che dall’omelia segnano tutta l’intensa giornata del pontefice fino all’abbraccio dal sagrato del santuario nel «mio cuore è con voi» nel fuoriprogramma al crepuscolo prima di ripartire.
«Novità», «rinnovamento» e «trasformazione» sono la chiave di lettura e il motivo unificante che papa Ratzinger consegna ai ventimila che lo ascoltano. Espressioni che non a caso ricorrono a breve distanza l’una dall’altra nell’omelia. Come a rimarcare la necessità di dare forme e contenuti intrinsecamente diversi all’azione individuale e collettiva: ecco la radicalità del messaggio che Benedetto XVI individua nel Vangelo (emblematico che il brano sia tratto dalle nozze di Canaa, con la parabola dell’acqua che si fa vino). Ed è il richiamo ad altrettante assunzioni di responsabilità a dare la cifra della visita di papa Ratzinger a Pompei, un anno dopo quella a Napoli. Ma se allora un inverno precoce intirizzì la piazza del Plebiscito, ieri erano un sole insolitamente estivo e cielo terso a fare da cornice alla celebrazione del pontefice. Il papa in «pellegrinaggio» a Pompei celebra la messa solenne e nell’omelia indica la via da seguire perché il messaggio evagelico possa farsi «fermento» e «motore» dell’azione sociale quotidiana: un approccio che non può non tradursi anche in un argine alla mentalità deviante della criminalità organizzata. Anzi, tanto più forte è per il Papa la necessità di rifiutare i compromessi, tanto più le sue parole suonano come un implicito quanto severo altolà a chi dell’illecito fa scelta e stile di vita. Di qui allora la difesa della famiglia che anche in questa occasione Benedetto XVI difende strenuamente come «fondamentale cellula della società». Sono gli scenari della nuova Pompei che «pur con i limiti propri di ogni realtà umana» il Papa esalta come capacità di «rinnovare e rinnovarsi» facendosi così «esempio di una nuova civiltà». Banco di prova di non poco conto.

© Copyright Il Mattino, 20 ottobre 2008 consultabile online anche qui.

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