21 ottobre 2008

Repubblica tenta di usare Don Palmese come "arma" contro il Papa ma lui: "La scelta di non citare la camorra? Carezza e balsamo"


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Su segnalazione di Mariateresa leggiamo:

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CONCITA SANNINO

POMPEI

Don Antonio Palmese, un prete come lei impegnato nella trincea culturale e pastorale dell' antimafia, si riconosce nella scelta di Papa Ratzinger?

«Questo silenzio sulla camorra, in un momento di massima esposizione mediatica, io lo colgo come carezza e balsamo. Carezza perché è quel sostegno che si fa percepire al di là della parola. E balsamo: perché la Parola che Ratzinger ci ha consegnato, "non stancatevi di lavorare con passione in questa terra", è uno sprone a fare che va al di là della denuncia, cioè verso la giustizia. Che coincide, per noi, con il regno di Dio».

Don Palmese, 50 anni, referente campano di Libera, braccio destro di don Luigi Ciotti, è prete di parole limpide e coraggiose. A Napoli porterà, il 21 marzo prossimo, la giornata nazionale della Memoria per le vittime delle mafie. Lei si è più volte battuto contro le timidezze di certa Chiesa.

L' anno scorso, dinanzi alla tomba di don Peppino Diana, prete ucciso dalla mafia a Casal di Principe, c' era solo la sua voce e quella dei laici a onorare quel sacrificio.

«Sì, ci sono state timidezze. È anche per superarle che, il 19 marzo prossimo, con il sostegno del cardinale Sepe, celebreremo nel Duomo di Napoli una veglia con testimonianze in sua memoria, con i giovani, i vescovi. Per vincere vuoti, indecisioni, anche posizioni sbagliate».

Dal Papa non era lecito attendersi un incoraggiamento più esplicito a favore di chi si schiera dalla parte dei giusti?

«Guai a far calare la voce alta della Chiesa. Ma c' è un tempo della denuncia e un tempo del silenzio. Così come esiste un' antimafia gridata, che può persino dare fastidio; e c' è quella sociale, che punta a sottrarre i patrimoni ai padrini di ogni clan, che mira al riutilizzo sociale di quei beni. Questa è l' antimafia di cui abbiamo bisogno per crescere, come cittadini e come cristiani».

Lei pensa che non servirà anche un grido a squarciare la notte di Gomorra?

«Anche. Ma penso soprattutto al proverbio orientale: "E' preferibile accendere un fiammifero nella notte anziché limitarsi a maledire l' oscurità"».

© Copyright Repubblica (Napoli), 20 ottobre 2008 consultabile online anche qui.

Notate il titolo dell'articolo? E le domande che suggeriscono la risposta? In tribunale non sarebbero ammesse :-)
Complimenti a Don Palmese :-)

R.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella, stamattina sono stata confortata e divertita dall'articolo di Luigi Santambrogio su Libero "Quando la stampa dà lezioni a Ratzinger".
Ce n'è per tutti i giornaloni (stampa, corriere, repubblica). Personalmente esprimo tutta la mia delusione nei confronti del giornalista Galeazzi. Sugli altri non nutrivo illusioni.
Buona giornata.
Alessia