14 ottobre 2008

Sentenza su Don Cantini: operazione di verità per le vittime (Carratù)


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OPERA DI VERITÀ PER LE VITTIME

MARIA CRISTINA CARRATÙ

Finalmente, si volta davvero pagina. Il decreto di Papa Benedetto XVI ha chiuso una volta per tutte, sigillandola con l´autorevolezza massima del capo della chiesa, il caso che un anno e mezzo ha ferito dolorosamente la diocesi di Firenze. Una conclusione inevitabile, fin dall´inizio invocata dalle vittime dell´ex parroco della Regina della pace che per anni e anni, senza che nessuno si accorgesse di niente, aveva abusato di loro, e che tuttavia fino a poco tempo fa non appariva affatto scontata. Per ottenere che la drammaticità dei fatti da loro vissuti e denunciati venisse valutata come meritava, le vittime hanno infatti dovuto appellarsi più volte alla Santa Sede.
Anche dopo il processo canonico amministrativo al termine del quale l´arcivescovo Ennio Antonelli aveva comminato a don Cantini pene apparse già allora (ma ancora più oggi alla luce di quanto stabilito dal Papa), grottescamente limitate rispetto ai reati compiuti, e soprattutto umilianti per gli uomini e le donne che avevano chiesto giustizia.
Ora, giustizia è fatta. Come avrebbe dovuto essere fin dall´inizio, il vecchio prete è stato ridotto allo stato laicale, e esposto a scomunica nel caso in cui dovesse lasciare la dimora vigilata coatta che gli sarà assegnata, o violare i limiti che gli verranno imposti riguardo ai contatti con l´esterno. Veri e propri «arresti domiciliari» su cui dovrà vigilare d´ora in poi, il nuovo arcivescovo Giuseppe Betori, che si insedierà a Firenze il prossimo 26 ottobre. E che troverà, così, già in atto quell´ "azzeramento" della situazione, auspicata nel suo primo incontro con i consultori fiorentini, indispensabile per ripartire con nuovo slancio nella gestione della diocesi.
Aver affidato la chiusura del caso ad Antonelli, anziché a Betori, come era girata voce a un certo punto, sembra così voler marcare davvero una discontinuità, con l´arcivescovo uscente costretto a notificare un provvedimento che smentisce pesantemente la sua stessa linea di incongrua cautela nel valutare i fatti. Ma appunto, se tutto questo vuol significare voltare pagina, allora il vero grande compito che aspetta il nuovo arcivescovo sarà ben più impegnativo di un «avanti tutta», che dia semplicemente le spalle al passato. La prima preoccupazione della Chiesa fiorentina, d´ora in poi, dovrà essere innanzitutto che vicende come quelle di don Cantini non si ripetano mai più. E quindi una rilettura responsabile e coraggiosa di tutte le condizioni che l´hanno resa possibile, nonché della sua gravissima sottovalutazione da parte di chi, nelle gerarchie, avrebbe dovuto portare subito alla luce il bubbone, e lo ha tenuto invece nascosto il più possibile.
In altre parole, di uno stile di Chiesa, che non solo il caso della Regina della pace, ma, in altre forme meno drammatiche, e però non meno preoccupanti, tante «voci di dentro» (come quelle dei preti e dei laici firmatari di una recente lettera al nuovo arcivescovo), hanno chiamato in causa. Lo stile, cioè, di una Chiesa troppo spesso incapace di ascoltare, di dare spazio alle energie e alle domande della società, prigioniera della sua stessa burocrazia, legata a una pastorale routinaria che spesso non si accorge né delle sofferenze né delle istanze preziose che dovrebbero legarla, come è nel suo statuto fondativo, alla storia degli uomini.

© Copyright Repubblica (Firenze), 13 ottobre 2008 consultabile online anche qui.

Anche in questa occasione si deve per forza fare polemica! Mah!
Bene hanno fatto le vittime a rivolgersi alla Santa Sede che, come si e' visto, ha accertato i FATTI!
Il blog prende le distanze dalle accuse, piu' o meno velate, al cardinale Antonelli.

R.

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