8 settembre 2007
Il Papa in Austria: gli articoli del Giornale e di Libero
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Papa BenedettoXVI: "L’aborto non è un diritto. È una ferita sociale"
di Andrea Tornielli
L’aborto «non può essere un diritto umano», il dibattito sull’eutanasia potrebbe portare a pressioni anche esplicite «sulle persone gravemente malate o anziane, perché chiedano la morte». Lo ha detto il Papa ieri pomeriggio a Vienna, parlando ai parlamentari e ai membri del governo e del corpo diplomatico radunati nello splendido Hofburg, il palazzo imperiale, nel primo giorno del suo viaggio in Austria. È un discorso importante, quello di Benedetto XVI, che parla di «una responsabilità unica al mondo» per l’Europa richiamandola a costruire l’unità «su un solido fondamento culturale e morale di valori comuni».
Il Papa, giunto a Vienna sotto una pioggia scrosciante e raffiche di vento (l’accoglienza all’aeroporto è stata approntata in tutta fretta dentro un grande hangar), è qui per un pellegrinaggio al santuario di Mariazell, cuore religioso della nazione. Ma la prima tappa nella capitale è l’occasione per un lanciare un monito al Vecchio continente. Ratzinger afferma che «l’unità resta ancora in gran parte da realizzare nella mente e nel cuore delle persone», ma che «il processo di unificazione è comunque un’opera di grande portata», nonostante le difficoltà e qualche critica giustificata «nei confronti di qualche istituzione europea». L’Europa «non può e non deve rinnegare le sue radici cristiane», dice Benedetto XVI, accennando alla «grande responsabilità della politica» di governare la globalizzazione evitando «che essa si realizzi a spese dei Paesi più poveri». Il vecchio Continente ha vissuto «cammini sbagliati», come le deviazioni ideologiche, «l’abuso di religione e ragione per scopi imperialistici, la degradazione dell’uomo mediante un materialismo teorico e pratico, la degenerazione della tolleranza in una indifferenza priva di riferimenti a valori permanenti», ma ha anche un carattere distintivo e qualificante che è la «capacità di autocritica».
Il Papa ha quindi ricordato che proprio in Europa «è stato formulato il concetto di diritti umani»: «Il diritto umano fondamentale, il presupposto per tutti gli altri diritti – ha continuato – è il diritto alla vita stessa. Ciò vale per la vita dal concepimento sino alla fine naturale. L’aborto, di conseguenza, non può essere un diritto umano, è il suo contrario. È una profonda ferita sociale». Dicendo questo, «ci facciamo avvocati di una richiesta profondamente umana e ci sentiamo portavoce dei nascituri che non hanno voce». «Non chiudo gli occhi di fronte ai problemi e i conflitti di molte donne – ha aggiunto Ratzinger – e mi rendo conto che la credibilità del nostro discorso dipende anche da quel che fa la Chiesa stessa per venire in aiuto alle donne in difficoltà». Il Papa si appella quindi «ai responsabili della politica, affinché non permettano che i figli vengano considerati come casi di malattia» e auspica che «la qualifica di ingiustizia», attribuita all’aborto nell’ordinamento austriaco, che pur permette l’interruzione di gravidanza entro il terzo mese avendola depenalizzata, non venga abolita. E chiede di «fare tutto il possibile per rendere i Paesi europei di nuovo più aperti ad accogliere i bambini» incoraggiando i giovani «a diventare madri e padri!» e creando un clima «in cui i bambini non vengano visti come un peso, ma come un dono per tutti».
Benedetto XVI ha quindi espresso grande preoccupazione per il dibattito sul cosiddetto «aiuto attivo a morire»: «C’è da temere – ha spiegato – che un giorno possa essere esercitata una pressione non dichiarata o anche esplicita sulle persone gravemente malate o anziane, perché chiedano la morte o se la diano da sé». La risposta giusta alla sofferenza alla fine della vita «è un’attenzione amorevole» e una riforma strutturale del sistema sanitario costruendo luoghi per l’assistenza palliativa.
Infine, il Papa ha ripreso il tema del discorso di Ratisbona, ribadendo che «fa parte dell’eredità europea anche una tradizione di pensiero, per la quale è essenziale una corrispondenza sostanziale tra fede, verità e ragione». E ha concluso richiamando il Vecchio continente – del quale ha elogiato il modello basato su «un ordine sociale» che unisce «efficacia economica con giustizia sociale, pluralità politica e tolleranza, ma anche conservazione di valori» – alla sua «responsabilità unica al mondo». Non «deve diventare un continente spiritualmente vecchio» ma «assumere ruolo guida nella lotta contro la povertà nel mondo e nell’impegno in favore della pace».
© Copyright Il Giornale, 8 settembre 2007
Benedetto XVI: «I cristiani pentiti per la Shoah»
di Redazione
Un pensiero alla comunità ebraica austriaca Benedetto XVI lo dedica già prima di atterrare a Vienna, incontrando i giornalisti sull’aereo. Parlando dell’incontro che nel pomeriggio lo avrebbe portato davanti al monumento della Shoah nella Judenplatz, il Papa afferma di voler mostrare «la nostra tristezza, il pentimento e l’amicizia con i fratelli ebrei, per andare avanti in questa unione e nel dialogo». Dopo l’arrivo all’aeroporto, la preghiera alla Mariensäule nella piazza Am Hof, dove, nonostante il diluvio molti giovani lo hanno atteso, il Papa ha compiuto in papamobile i duecento metri di distanza ed è arrivato davanti al monumento di Rachel Whiteread che commemora gli oltre 65mila ebrei austriaci uccisi dai nazisti tra il 1938 e il 1945. È un parallelepipedo di pietra che porta incastonate nelle piastrelle del pavimento interno i nomi delle località dove avvennero i massacri. Al suo arrivo il Papa è stato accolto dal presidente della comunità ebraica Ariel Muzicant e dal rabbino capo Paul Chaim Eisenberg. Per qualche minuto, sotto la pioggia battente, Benedetto XVI è rimasto in raccoglimento e preghiera. Poi il rabbino, che indossava una kippà bianca identica allo zucchetto del Pontefice, ha intonato una preghiera. Va ricordato che già durante il suo primo viaggio, a Colonia nell’agosto 2005, Ratzinger volle visitare la sinagoga della città e nel maggio 2006, a conclusione della visita in Polonia, ha voluto pregare ad Auschwitz. La parola «pentimento», usata ieri sull’aereo che lo avrebbe portato a Vienna, è una delle più esplicite usate dal Papa per ricordare le responsabilità dei cristiani nell’antigiudaismo. La Judenpltaz è luogo simbolico delle persecuzioni: vi sono le rovine di una sinagoga medioevale e vi si ricordano anche le uccisioni di ebrei che avevano rifiutato il battesimo forzato, avvenute nel 1420.
© Copyright Il Giornale, 8 settembre 2007
Ratzinger rende omaggio alla Madonna della vittoria anti-islamica
di CATERINA MANIACI
Piangeva lacrime vere, quel severo e profondo volto di Madonna dipinto su un legno antico e conservato gelosamente in un piccolo paese ungherese. Fu portato a Vienna e qui, porgendo ascolto alle incessanti implorazioni, fermò il temibile esercito turco, impedendo all'Europa di diventare ottomana. Il Papa vedrà e pregherà anche questa straordinaria immagine di Maria Vergine col Bambino, nel duomo di Vienna, al culmine del suo viaggio-pellegrinaggio di tre giorni cominciato ieri sotto una impenetrabile cappa di nuvole e di pioggia. E nonostante il diluvio senza interruzioni, un nutrito gruppo di fedeli lo segue, di piazza in piazza e trova la forza di urlare e scandire, tra le folate gelide di vento: «Be-ne-detto!». Nella bella piazza della cattedrale di Santo Stefano sono già pronti da giorni i maxischermo che rimanderanno le immagini dell'ingresso di Benedetto XVI nell'imponente edificio del Duomo e la celebrazione della messa solenne, domani mattina. Proprio qui, nella cattedrale che i viennesi chiamano familiarmente Steffi, dopo il pellegrinaggio di oggi a Mariazell, uno dei più importanti santuari mariani dell'Europa centro-orientale, si vivrà un momento particolarmente intenso. Entrando nel duomo, in una cappella laterale, potrà rimirare la Madonna delle Lacrime e potrà rivolgerLe una preghiera. È l'immagine sacra più venerata dai viennesi e proviene da una parrocchia greco-cattolica di Pecs, in Ungheria: la tradizione vuole che questa bella Madonna versi vere lacrime e che sia stata proprio Lei a soccorrere Eugenio di Savoia nel suo tentativo di sconfiggere i turchi, arrivati fin sotto le mura di Vienna, nella epocale battaglia dell'11 settembre 1683, di cui fu protagonista un altro grande italiano, molto amato in Austria, il cappuccino Marco D'Aviano. Un altro 11 settembre fatale per l'Occidente, ma quella volta gli spargimenti di sangue si limitarono alla battaglia vera e propria, non ci furono ecatombi di terrore. La Madonna delle Lacrime, dunque, quella che piange per i peccati innumerevoli degli uomini e che, nonostante cattiverie ed errori, ha ascoltato le preghiere e ha fermato l'invasione turca: un simbolo tra i tanti che si ritrovano all'ombra del Duomo e in tutta la città, anzi in tutta l'Austria, che ne plasmano l'identità di ponte tra Occidente e Oriente e , insieme, cuore e centro d'Europa. Un tema caro a papa Ratzinger, come ha ricordato anche il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, "allievo" di Ratzinger teologo e amico personale, che ora lo accoglie nella sua città. Infatti davanti alle autorità istituzionali austriache e al corpo diplomatico tratteggia una sorta di "manifesto" per l'Europa unita che ancora non c'è: un'Europa che «non può e non deve rinnegare le proprie radici cristiane», che deve difendere il diritto alla vita, condannando senza appello aborto ed eutanasia. Pena la disgregazione di questa stessa società. Anche davanti alla forte pressione dell'islam. Del resto, sondaggi dell'ultim'ora dicono che circa l'80% degli austriaci si dichiara sostanzialmente "indifferente" alla visita del papa: indice concreto del rapido "dissolversi" dell'identità cattolica in questo Paese. Per questo Benedetto XVI non ha nessuna remora a ricordare che «Un'Austria senza una viva fede cristiana non sarebbe più l'Austria».
© Copyright Libero, 8 settembre 2007
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