6 novembre 2007

Card. Ruini: "Il politicamente corretto mi mette a disagio, come il religiosamente corretto"


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Il cardinale presenta due suoi libri con Ferrara e Galli della Loggia

Ruini : "Io sono un animale politico"

Il patriarca di Venezia, Scola, nega che l´ex presidente della Cei sia colpevole di ingerenze nella vita delle istituzioni: "Ha sempre accettato la laicità dello Stato"

MARCO POLITI

«Lo riconosco: sono stato e sono un animale politico». Nell´aula magna dell´Università Cattolica l´ex presidente della Cei, Camillo Ruini, si lascia andare e confessa la sua passione per l´agire politico che spingeva lo storico del Concilio Giuseppe Alberigo ad esclamare: «La vera vocazione di Ruini era fare il segretario di partito». Ma il cardinale chiosa: «Però nel linguaggio comune c´è un´interpretazione stretta e partigiana del termine che non si addice a un prete».
Stretta o larga, l´etichetta di politico rimane appiccicata al porporato che per ventun anni ha tenuto in pugno la conferenza episcopale italiana. D´altronde Ernesto Galli della Loggia commenta: «La Chiesa ha sempre fatto politica, anzi non può non fare politica».
Se ne discute alla Cattolica per la presentazione dei due ultimi libri del cardinale Chiesa contestata e il terzo volume di Chiesa del nostro tempo (editi entrambi da Piemme, pagg. 169, euro 19, il primo, pagg. 511, euro 29, il secondo). Soprattutto il primo è già noto per la frase «Meglio contestati che irrilevanti» e nello slogan c´è tutta la tenacia dell´ex presidente della Cei nel voler occupare lo spazio pubblico. A dibattere, dinanzi ad un fitto pubblico di studenti e professori, lo storico Ernesto Galli della Loggia, il direttore del Foglio Giuliano Ferrara, il patriarca di Venezia Scola. Introduce il rettore Lorenzo Ornaghi, che richiama per primo l´epiteto «maestro di politica», di cui Ruini è stato gratificato, e soggiungendo che merito del cardinale è stato di aver reso tangibile che il cattolicesimo ha molto da dire alla cultura e alla società italiana contemporanea.
La Chiesa ruiniana, spiega Galli della Loggia, è l´unica «agenzia pubblica» che nel trapasso del Novecento coglie i nuovi scenari che si prospettano sia con la fine delle grandi ideologie, le quali nonostante tutto attingevano ad un retaggio cristiano, sia con il tramonto di popolo e borghesia, sostituiti da una cetomedizzazione dilagante che cancella il sostrato cristiano di comportamenti e morale. In questo trapasso emerge un ulteriore fenomeno epocale, l´affermarsi di una scienza che non ha più il compito di conoscere il mondo, ma come tecnoscienza si appresta a costruire il mondo. Sono sfide cui la Chiesa non può sottrarsi e che Ruini affronta nella dimensione pubblica, affermando la volontà e la capacità di parlare all´opinione pubblica per mantenere le condizioni anche istituzionali del radicamento della tradizione cristiana in Italia. In ultima analisi – sottolinea Galli della Loggia – la presenza nello spazio pubblico serve alla Chiesa per svolgere la sua funzione religiosa.
Dirà il cardinale Scola che l´intuizione di Ruini è di aver compreso e propugnato che la trasmissione della fede non è scindibile dalla cultura pubblica e dallo sviluppo complessivo della società. In questo senso va reso merito al Progetto culturale, da lui lanciato, perché «le implicazioni sociali e cosmologiche dei misteri cristiani sono essenziali per la proposta cristiana» immessa nella società. Ruini è colpevole di «ingerenze» nella politica italiana? Il patriarca di Venezia lo nega. L´ex presidente della Cei, a suo parere, ha sempre accettato la «sana laicità» dello Stato, che non significa però essere svincolati da norme etiche e dall´apertura alla trascendenza. Semmai Ruini, sottolinea Scola, nel testimoniare «l´inevitabile rilevanza pubblica della fede» ha sempre esaltato il legame tra verità e libertà.
Certamente c´era più dialettica in Vaticano alla presentazione del libro su Gesù di papa Ratzinger – con il valdese Garrone e il non credente Cacciari che esprimevano qualche critica sullo scritto del pontefice – di quanto accada qui a Milano. Nell´aula magna della Cattolica l´apoteosi di Camillo è totale. «L´opera di Ruini, cardinale filosofo – prorompe Giuliano Ferrara – non è un documento pastorale, ma la testimonianza di una storia complessa che ci riguarda tutti!».
E parte un fortissimo applauso dal pubblico, cui si unisce a lungo lo stesso ex presidente della Cei, con il viso illuminato di contentezza come non glielo abbiamo mai visto in un ventennio intero.
Grazie a lui, rimarca Ferrara, nel discorso pubblico si sono affermati dubbi sul «pensiero unico del politicamente e religiosamente corretto» e si riflette di nuovo sulla trascendenza, sul vivere, sul morire, sulla famiglia, sul nascere e sul «permesso di nascere».
Grazie a lui si è affacciata sulla scena un´antropologia per l´uomo moderno. «Sì – ammette in conclusione il porporato – il politicamente e il religiosamente corretto mi hanno sempre messo a disagio come cosa falsa, lontana dalla realtà». Poi conclude citando un altro cavallo di battaglia della sua lunga leadership: la necessità di fare i conti con lo sviluppo della scienza: «È uno snodo decisivo cui la Chiesa non può sottrarsi».
Fuori dall´aula tirerà poi le orecchie a Casini, che ha accusato il clero di buonismo sull´immigrazione: «Accoglienza e legalità sono inscindibili. Ma senza la solidarietà la situazione della sicurezza sarebbe ancora più critica». Politico, sino in fondo.

© Copyright Repubblica, 6 novembre 2007


Il cardinale ha presentato alla Cattolica di Milano i suoi ultimi libri

Ruini: l'11 settembre ci ha aiutati a capire il valore dell'identità cristiana

Paolo Foschini

MILANO — Il «progetto culturale» della «Chiesa di Camillo Ruini» — ormai è quasi una chiesa a sé: il primo virgolettato è dello stesso cardinale, il secondo è definizione dell'editorialista e storico Ernesto Galli della Loggia — ha «certamente ricevuto negli ultimi anni due importanti aiuti esterni: e uno dei due è stato l'11 settembre. Aiuto indiretto, naturalmente. Ma innegabile». Parola dell'ex presidente della Cei in persona. Che presentando ieri all'Università Cattolica di Milano gli ultimi suoi volumi editi da Piemme, Chiesa del nostro tempo e Chiesa contestata,
ne ha ribadito lo spirito nelle solite quattro parole: «Meglio contestati che irrilevanti ».
Di contestazione, per la verità, nell'aula magna tutta esaurita della Cattolica non si è vista l'ombra, anzi: salutato al suo ingresso con ovazioni da rockstar, il cardinale accolto sul palco dal rettore Lorenzo Ornaghi è stato poi «interpretato» non solo da Galli della Loggia ma anche dal giornalista Giuliano Ferrara nonché dal patriarca di Venezia, cardinale Vincenzo Scola. «Mi avete fatto scoprire dimensioni di me stesso che erano ignote perfino a me», li ha ringraziati Ruini.
Alcuni esempi? Ruini come «filosofo», dice Ferrara, che ha reso «rilevante la Chiesa nella società e nella realtà», respingendo le «tentazioni di un Dio-fai-da-te». Ruini che rivendica le «implicazioni della fede — e questo è Scola — rispetto alla cultura, alla società e alla politica». Ruini che «ha saputo cogliere il passaggio da modernità a post-modernità», ancora Galli della Loggia, compreso il concetto «democratico» di «opinione pubblica» in sostituzione del vecchio «popolo». «Qui non direi, per me conta ancora di più il popolo», replica Ruini: il che non gli impedisce, mentre il popolo della Cattolica lo attende in aula con pazienza, di dedicare una buona mezz'ora a cronisti e tv per le interviste.
Un «animale politico — si definisce — anche se non nel senso comune: il politicamente corretto — precisa — mi mette a disagio come il religiosamente corretto». Perché il dialogo è importante, dice, ma presuppone la «riaffermazione della propria identità». E quindi i contrasti. Come succede oggi con la «scienza», il secondo dei due «aiuti esterni» regalati dal mondo al Ruini- pensiero: «Di fronte a certe domande etiche, il credente non può non rispondere». E come è stato, conclude, «con l'11 settembre: che ha portato tanti a chiedersi se, per difendere la nostra identità cristiana, non si debba fare di più».

© Copyright Corriere della sera, 6 novembre 2007

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