23 novembre 2007

Di Cicco, vicedirettore Osservatore Romano: "La nuova prospettiva per l'unità" (analisi delle nuove prospettive ecumeniche discusse oggi)


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La nuova prospettiva per l'unità

L'ecumenismo non è una scelta opzionale ma un sacro obbligo; non c'è nessuna alternativa realistica all'ecumenismo e soprattutto nessuna alternativa di fede. Tra questo inizio e questa conclusione è racchiusa la chiave di lettura del rapporto presentato dal cardinale Walter Kasper in apertura dell'incontro dei cardinali alla vigilia del concistoro. Con un linguaggio feriale e allo stesso tempo preciso dell'informativa ufficiale e dello stesso autore del rapporto (lo ha presentato come «informazioni e riflessioni sulla situazione ecumenica attuale») l'incontro del collegio cardinalizio ha sancito in realtà una svolta che si era profilata già negli interventi di Benedetto XVI.

Non c'è più nessun dubbio sulla scelta ecumenica da parte della Chiesa cattolica, ma è pure chiara la fine di una fase nella quale l'unità dei cristiani sembrava a portata di mano. Viene ridimensionata la fiducia in quello che gli uomini con le loro iniziative, pure geniali e a volte coraggiose, possano determinare e si riconosce apertamente che l'unità è anzitutto opera di Dio, dono dello Spirito.

Ridare a Dio il primato pure nell'ambito ecumenico non è stare fermi o tornare indietro, ma porsi nella giusta prospettiva per ogni credente. Il percorso compiuto è stato importante per rendere l'ecumenismo «più maturo, più adulto», una realtà che viene percepita ormai «come una normalità nella vita della Chiesa». Negli anni passati non è accaduta una unità facile e compromissoria, ma si è ritrovato la fraternità. Nella mentalità efficientista e pragmatica non avere risultati concreti che possano quantificarsi come in un bilancio aziendale, significa un fallimento e un arretramento.

Risultati di questo genere non ce ne sono stati in ecumenismo. La fatica sembra aver prevalso sulle soddisfazioni. In realtà — lascia intendere il cardinale Kasper — solo i distratti non si accorgono di cosa significhi ritrovare la fraternità, «riscoprirsi fratelli e sorelle in Cristo» tra cristiani divisi per secoli a volte persino ferocemente.

La ritrovata fraternità è una tappa e una premessa indispensabile per andare avanti e intraprendere il cammino verso la piena unità. Prima non ci si parlava o non ci si intendeva affatto. Ora ci si parla e ci si è impegnati a raggiungere insieme l'obiettivo dell'unità richiesto da Cristo a tutti i suoi discepoli e non solo ad alcuni tra essi.

Se la cattedra di Pietro è diventata «un punto di riferimento sempre più importante per tutte le Chiese e tutte le Comunità ecclesiali» nel ritrovato cammino di fraternità, è altrettanto vera la convinzione che emerge dalla nuova prospettiva ecumenica maturata. «Soltanto poggiando sulla fede comune — avverte Kasper — è possibile dialogare su quelle che sono le nostre differenze. E ciò deve avvenire in modo chiaro ma non polemico. Non dobbiamo offendere la sensibilità degli altri o discreditarli; non dobbiamo puntare il dito su ciò che i nostri interlocutori ecumenici non sono e su ciò che essi non hanno. Piuttosto dobbiamo dare testimonianza della ricchezza e della bellezza della nostra fede in modo positivo e accogliente. Dagli altri ci aspettiamo lo stesso atteggiamento». Perché l'ecumenismo di scambio «non è un impoverimento, ma un arricchimento reciproco».

L'ecumenismo spirituale è infatti l'anima stessa del movimento ecumenico. La nuova prospettiva non significa ritirarsi ciascuno nei propri recinti aspettando l'iniziativa di un generico intervento divino. Significa ridare a Dio il primato nella nostra ricerca dell'unità. «Quando, dove e come non saremo noi a deciderlo. Questo va lasciato a colui che è il Signore della Chiesa e che radunerà la sua Chiesa dai quattro venti».

Mettere Dio al primo posto non ha senso in una società secolarista dove Egli è irrilevante. La svolta nell'ambito ecumenico che rimette Dio al primo posto è invece una pietra miliare perché dà sapore nuovo all'affaticarsi di ciascuno per il Regno di Dio. Più i cristiani si convertiranno e avranno una «fede salda e consapevole nel Dio vivente Trino e Unico, nella divinità di Cristo, nella forza salvifica della croce e della risurrezione» più la divisione tra loro si ridurrà a una parentesi lunga e amara della storia passata.

Quanto di buono finora si è fatto nell'ambito ecumenico a partire dal Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica lo conferma. Essa esamina con cura e piena coscienza della complessità i risultati finora raggiunti nei confronti dei diversi interlocutori: le Chiese del primo millennio, le comunità ecclesiali nate direttamente o indirettamente dalla Riforma del XVI secolo, la «terza ondata» quella del movimento carismatico e pentecostale sorti all'inizio del XX secolo.

Il passo che si porta in questi tre ambiti del percorso ecumenico varia. Kasper ricorda che Papa Benedetto XVI «ha sottolineato che con queste Chiese siamo già in una comunione ecclesiale pressoché piena». Con le Chiese ortodosse, dopo anni di complicate relazioni, si registra «una promettente terza fase del dialogo» e ora «sarebbe utile» un incontro «tra il Santo Padre ed il Patriarca di Mosca».

Nonostante le difficoltà che permangono nel dialogo con Chiese ortodosse «forte e legittima è la speranza che, con l'aiuto di Dio e grazie alla preghiera dei tanti fedeli, la Chiesa, dopo la divisione del secondo millennio, tornerà nel terzo a respirare con i suoi due polmoni».

Verso le Comunità ecclesiali nate dalla Riforma «non c'è un arresto ma un profondo cambiamento della situazione ecumenica». In questo ambito l'ecumenismo si trova sollecitato a confrontarsi con la situazione pluralista della società post-moderna. Sorgono nuove sfide che vengono in particolare dai 400 milioni di fedeli che si riconoscono nei gruppi carismatici e pentecostali di tutto il mondo.

La nota conclusiva delle riflessioni di Kasper è tinta di speranza. Non c'è un'unica riposta da seguire nel cammino ecumenico. Ma i segni dei tempi sono tali che non si può tornare indietro rispetto alle indicazioni di marcia verso «la piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo» da lui stesso lasciate nel suo testamento. (c. d. c.)

(©L'Osservatore Romano - 24 novembre 2007)

Consultabile sul blog di Sandro Magister a questo indirizzo.
R.

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