15 gennaio 2008

Intolleranza e laicità (Anselmi per "La Stampa")


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I GIORNALONI CAVALCANO LA POLEMICA CONTRO IL PAPA E TACCIONO SULLA CONFUSIONE FRA IL PAPA E FEYERABEND

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UNA PREGHIERA PER IL PAPA

10 con lode a Stefano Maria Paci ed a Skytg24

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Intolleranza e laicità

GIULIO ANSELMI

Lasciamo parlare il Papa alla Sapienza e ascoltiamo con civile rispetto quello che dirà, liberi, subito dopo, di approvare o criticare le sue affermazioni: l’invito ad andare gli è stato rivolto, nella piena osservanza delle regole, dal rettore e dal senato accademico dell’ateneo romano; Joseph Ratzinger ha tutti i titoli per intervenire in una cattedrale della cultura, come hanno fatto del resto alcuni suoi predecessori, e al pari di altre eminenti personalità. Recenti incidenti, come quelli avvenuti a Ratisbona e in Vaticano, renderanno del resto particolarmente cauti i ghost-writers della Santa Sede e lo stesso Pontefice.

Il caso che ha scatenato qualche decina di professori e un certo numero di studenti contro la visita papale ha tutta l’aria di rappresentare uno di quegli episodi tipicamente italiani che vengono cavalcati con furore ideologico e animo goliardico, al riparo di qualche motivazione strumentale (questa volta è la persecuzione ai danni di Galileo e l’abiura alle sue convinzioni cui lo scienziato fu a suo tempo costretto). Grandi polveroni, senza vera importanza. Tutt’altro rilievo ebbe la visita di Giovanni Paolo II alla Camera dei deputati, che il Papa polacco utilizzò per chiedere al Parlamento italiano di varare un provvedimento di clemenza in favore dei carcerati.

Ma allora, forse per il carisma di Wojtyla che nessuno ardiva criticare nella fase finale del suo pontificato, forse per il diverso clima politico, furono pochissime e flebili le voci di contestazione per quella che invece aveva il sapore di un’ingerenza.

La verità è che nel nostro Paese assistiamo a una crescente invadenza della Chiesa, accentuatasi durante la lunga presidenza della conferenza episcopale da parte del cardinale Ruini.

La Repubblica italiana, come hanno rilevato studiosi illustri, da Arturo Carlo Jemolo a Gian Enrico Rusconi, deve fare conti sempre più complicati con l’enorme rilevanza della Chiesa-istituzione e della sua immagine pubblica, in gran parte monopolizzata dalla figura e dal ruolo del Pontefice. La strategia della Chiesa investe gran parte delle sue energie sulla società civile, che si sforza di guidare. E ciò dilata e porta a un livello insostenibile di tensione l’antica questione della laicità dello Stato.

Di fronte a un magistero ecclesiale che, secondo molti, si concentra nella guida dei comportamenti interpersonali, spaziando dalla scuola alla famiglia alla bioetica fino ai temi complessi della genetica (cavalcati con determinazione da quegli efficaci alleati della gerarchia ecclesiastica che vanno sotto il nome di atei devoti) lo Stato vacilla.

La Chiesa parla con la voce della certezza: Extra ecclesiam nulla vox. Lo Stato si trova esposto a pressioni di settori importanti dei suoi cittadini che si ispirano alla dottrina cattolica. Misurando la diversa capacità di fornire risposte sulle questioni fondamentali della vita, la Politica indietreggia: per convinzione, calcolo o subordinazione culturale ministri e segretari di partito aderiscono, si sottomettono o traccheggiano.

La complessità di questi problemi - che la posizione del Papa come vescovo di Roma moltiplica in infiniti equivoci - aiuta a capire perché il nostro Paese riesca con fatica a difendere l’equilibrio che si era espresso nella lunga stagione democristiana della Prima repubblica, imperniata sulla pratica conciliante di uno Stato sostanzialmente imparziale in cui nessuno poteva pretendere di imporre agli altri le proprie convinzioni. Chi si afferma laico oggi dovrebbe riflettere sulle ragioni di questo arretramento e, magari, impegnarsi a contrastarle. Senza immaginare laicità militanti alla francese, ma cercando di realizzare condizioni favorevoli alla convivenza. Chi si accontenta di imbrattare la facoltà di Fisica della Sapienza con cartelli in cui si annuncia la «settimana anticlericale» non è un laico. E nemmeno un tardo epigono del laicismo ottocentesco. Ma solo un intollerante pericoloso.

© Copyright La Stampa, 15 gennaio 2008 consultabile online anche qui

Caro Direttore, se tanto mi da' tanto, e' assurdo contrapporre Papa Wojtyla a Papa Ratzinger. Sottilmente Lei intende affermare che Benedetto non sia carismatico? Suvvia! Mai si e' parlato di religione come in questi ultimi anni...
I due Papi hanno carismi diversi, ormai dovrebbe essere chiaro. Almeno lo e' per noi, non altrettanto per i giornalisti
.
Inoltre, quando Giovanni Paolo II visito' il Parlamento, il clima politico era molto diverso e il Pontefice parlo' di un tema caro a tutti...

Leggo:

La verità è che nel nostro Paese assistiamo a una crescente invadenza della Chiesa, accentuatasi durante la lunga presidenza della conferenza episcopale da parte del cardinale Ruini.

E questo giustifica l'intolleranza verso il Papa?

Chi si accontenta di imbrattare la facoltà di Fisica della Sapienza con cartelli in cui si annuncia la «settimana anticlericale» non è un laico. E nemmeno un tardo epigono del laicismo ottocentesco. Ma solo un intollerante pericoloso.

Giusto!
Ah, per inciso: Ratisbona non fu un incidente visto che il dialogo con l'Islam e' a un punto di svolta. L'incidente con il sindaco Veltroni? Inesistente dal lato vaticano, grave dal lato del Comune che ha deciso di fare pressioni sulla Sala Stampa e la Segreteria di Stato
.
R.

2 commenti:

mariateresa ha detto...

Buongiorno a tutti.
Adesso che ho letto un po' di giornali, mi sembra di avere le idee un po' più chiare, almeno spero.
Questo polverone secondo me è stato creato a tavolino, come tanti altri casi che ci siamo trovati a commentare durante questo pontificato . E perchè? Per la ragione di sempre ,che Anselmi alla fine esprime molto bene. Il problema è l'egemonia culturale che molti laici temono in mano alla Chiesa per non parlare di quella politica. Ci sono laici come Anselmi, che pure dirigono un pessimo giornale, che non arrivano al punto di voler togliere il diritto di parola perchè capiscono bene dove si va a finire, poi ci sono i laici come quelli di Repubblica alla Flores D'Arcais che pensano che tutto è lecito per battere il nemico se la causa è giusta. Quindi, se è così, dobbiamo avere ben chiaro che non è finita qui: tutto si farà, anche in futuro, per controbattere all'altrui egemonia, setacciando e manipolando discorsi, magari anche i temi delle elementari, manipolando gli Angelus,le udienze, le encicliche, e persino i silenzi, per creare un'opinione pubblica ostile.
Che non ci fossero contestazioni contro GPII dice Anselmi è vero "nella fase finale del pontificato" come ammette lui stesso, sì, appunto, nella fase finale quando era praticamente un disabile e si poteva anche usarlo contro la guerra in Iraq. Ma le cose non erano diverse.
Stando così le cose occorre mantenere l'intelligenza e il cuore vigili e svegli testimoniando per quello che è possibile che non siamo tutti dei quaglioni (intese come grosse quaglie) e che non intendiamo subire la prepotenza e soprattutto accettare delle balle.
E questo laicamente.Se vuoi discutere con me , non usi come argomenti delle balle.
Perchè non sono cretina e non mi faccio indottrinare da nessun Politburo.
Che la citazione su Galileo del pretestuoso appello dei docenti sia solo una scusa ormai è evidente.
Stamattina a radio radicale l'ottimo Bordin l'ha ammesso tranquillamente "Non è del Papa" ha detto anche se ha scherzato sulle citazioni di papa Ratzinger che creano sempre un po' di maretta. Ma questa su Galileo non è nemmeno una citazione del papa,ma quella del cardinale .Insomma avrebbe dovuto stare attento alle citazioni anche 15 anni prima di essere eletto papa.
Vi sembra un ragionamento normale?
Ad ogni modo il radicale Bordin è arrivato dove Corradino Mineo non riesce ad arrivare, ad ammettere cioè la falsità dell'accusa. E' un caso di militante irriducibile che non si può privare dello slogan sennò cos'altro cacchio può argomentare?
Ho visto che persino Daniele Capezzone ha aderito all'iniziativa di solidarietà di Ferrara per il papa alla Sapienza.
E chi l'avrebbe mai detto?

Anonimo ha detto...

Grazie, Mariateresa, riesci sempre a riassumere perfettamente le sensazioni che ci provengono dagli articoli e dagli editoriali.
Ti ringrazio infinitamente...