22 aprile 2008
Il Papa negli Usa: il bilancio nel commento di Salvatore Izzo (Agi)
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Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo il commento di Salvatore Izzo al viaggio del Santo Padre negli Usa.
R.
PAPA: CHENEY E I CLINTON AL JFK, GROUND ZERO NEL CUORE
(AGI) - New York, 21 apr.
(dall'inviato Salvatore Izzo)
Presenti il vice presidente Dick Cheney, con la moglie Lynne, e, non annunciati, anche i coniugi Clinton, all'aeroporto J.F. Kennedy di New York si sono ripetute alla partenza del Pontefice (in Italia erano le due e mezzo di notte) le scene di incontenibile entusiasmo che hanno trasformato in un vero trionfo il pellegrinaggio di Benedetto XVI negli Stati Uniti, compiuto per celebrare il bicentenario delle diocesi della East Cost ma soprattutto per restituire agli americani fiducia nella Chiesa e dare alla Chiesa il coraggio di rialzare la testa dopo i gravissimi scandali di questi anni, che hanno costretto all'amministrazione controllata diverse diocesi indebitatesi per indennizzare le vittime.
Un viaggio iniziato martedi' a Washington proprio con la coraggiosa denuncia e autocritica sul tema degli abusi sessuali e proseguito a New York con l'importante discorso all'Assemblea dell'Onu in difesa del multilateralismo e dei diritti umani e con i gesti emblematici della storica visita (di riappacificazione) alla Sinagoga della comunita' ebraica piu' numerosa del mondo fuori Israele, e della commuovente preghiera nel cratere del Twin Tower, ferita ancora aperta nel cuore della citta' piu' vivace del mondo ed ora anche in quello del Papa: ''Ground Zero rimarra' profondamente impresso nella mia memoria, mentre continuero' a pregare per coloro che perirono e per tutti coloro che soffrono per le conseguenze della tragedia che vi ebbe luogo nel 2001'', ha detto Ratzinger imbarcandosi sul Boeing 777 dell'Alitalia che atterrera' a Fiumicino questa mattina poco prima delle 11.
Il bagno di folla sulla quinta strada e poi l'incontro in stile Gmg con 25 mila ragazzi, fino alla grande messa di ieri sera allo Yankee Stadium gremito da 60 mila fedeli, con l'appello in difesa della vita e il richiamo alla coerenza dei cattolici nella vita civile, tutto e' stato puntualmente registrato (e di fatto amplificato) dai media statunitensi, all'inizio distanti, se non ostili, e che il Papa ha saputo conquistarsi assumendo in un certo senso su se stesso, come capo della Chiesa, il peso delle colpe dei suoi preti infedeli, simboleggiato da quell'album con le mille foto dei bambini violati consegnatogi alla Nunziatura di Washington da cinque di quelle stesse vittime venute da Boston con il loro arcivescovo, il cardinale cappuccino Sean Patrik O' Malley.
Benedetto XVI ''e' entrato nella storia nel nostro paese in un modo molto speciale'', ha riconosciuto Cheney alla cerimonia di congedo in un hangar che non riusciva a contenere gli oltre 3000 cattolici venuti da Brooklyn, con il loro vescovo, l'italoamericano Nicholas A. Di Marzio. E la presenza insieme a loro della senatrice e candidata alla Casa Bianca Hillary Clinton con il marito e ex presidente Bill Clinton testimonia che in America con questo viaggio il Papa tedesco e' risultato davvero vincente. ''Gli Stati Uniti sono una nazione fondata in Dio. Le parole che lei ha pronunciato in questi giorni resteranno con noi per sempre'', ha aggiunto il vice-presidente degli Stati Uniti assicurando che da oggi in poi anche lui personalemente preghera' in sontonia con il Papa ''per tutti negli Stati Uniti, e in verita' in tutto il mondo, affinche' il futuro porti maggiore fraternita' e solidarieta', un accresciuto reciproco rispetto e una rinnovata fiducia e confidenza in Dio, nostro padre che e' nei cieli''.
Papa Ratzinger ha risposto di aver trascorso momenti ''memorabili'' negli States e di essere grato per l'accoglienza ricevuta. ''I giorni che ho trascorso negli Stati Uniti - ha affermato - sono stati ricchi di molte e memorabili esperienze del senso di ospitalita' degli americani. Desidero esprimere a tutti - ha aggiunto - la mia profonda gratitudine''. E prima di uscire dall'hangar, nel clamore degli applausi e delle grida di gioia dei presenti, il Papa teologo ha ripetuto ancora una volta l'invocazione: ''Dio benedica l'America!''. Parole che in questo viaggio ha pronunciato piu' volte e che ha spiegato da ultimo anche nell'omelia allo Yankee Stadium: ''in questa terra di liberta' religiosa i cattolici hanno trovato non soltanto la liberta' di praticare la propria fede ma anche di partecipare pienamente alla vita civile, recando con se' le proprie convinzioni morali nella pubblica arena, cooperando con i vicini nel forgiare una vibrante societa' democratica''.
Sono gli stessi concetti espressi nella visita di mercoledi' scorso alla Casa Bianca, che si era conclusa con un inedito momento di preghiera condiviso dal Papa con il presidente George W. Bush e la sua famiglia. ''Ogni giorno in questa terra - ha ricordato ieri ai cattolici statunitensi - voi e molti dei vostri vicini pregano il Padre con le parole stesse del Signore: 'Venga il tuo Regno'. Tale preghiera - ha esortato - deve forgiare la mente ed il cuore di ogni cristiano in questa Nazione. Deve portar frutto nel modo in cui vivete la vostra esistenza e nella
maniera nella quale costruite la vostra famiglia e la vostra comunita'. Deve creare nuovi luoghi di speranza in cui il Regno di Dio si fa presente in tutta la sua potenza salvifica''.
Ai cattolici americani il Papa ha chiesto di ''essere costantemente all'erta'', operando a tutela dei piu' indifesi, come ''i bambini non ancora nati'', e restando fedeli al Vangelo nella vita civile (e in politica) per la crescita del Regno ''in ogni settore della societa'''. Il mio, ha scandito, ''e' un richiamo a proseguire in avanti con ferma determinazione ad usare saggiamente delle benedizioni della liberta', per edificare un futuro di speranza per le generazioni future''. E questo ''vuol dire affrontare le sfide del presente e del futuro fiduciosi nella vittoria di Cristo''.
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