22 aprile 2008

Il viaggio di Benedetto XVI ha ridato vigore alla Chiesa statunitense


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Il viaggio di Benedetto XVI ha ridato vigore alla Chiesa statunitense

ROMA - Concluso il viaggio di sei giorni negli Usa, Papa Benedetto XVI è giunto a Roma. L’aereo speciale dell’Alitalia è atterrato ieri all’aeroporto militare di Ciampino alle 10,35.
Il Pontefice è stato accolto, a nome del Governo, dal vice presidente del Consiglio, Francesco Rutelli. Presenti, fra gli altri, mons. Dominique Mamberti, segretario della Santa Sede per i rapporti con gli Stati, il nunzio apostolico in Italia, mons. Giuseppe Bertello e l’Ordinario militare, mons. Vincenzo Pelvi. Benedetto XVI e Rutelli si sono intrattenuti per qualche minuto a parlare prima che il Pontefice tornasse in Vaticano.
Quella di Benedetto XVI si presentava come una visita difficile, ma il viaggio si è trasformato in un trionfo. «È stato un successo», ripetono all’unisono tutti i componenti della delegazione pontificia. Negli Stati Uniti il Papa ha affrontato con ferma decisione il nodo dei preti pedofili riuscendo ad aiutare la Chiesa statunitense «a chiudere una pagina di vergogna e di dolore per delle colpe e delle responsabilità gravi del passato...», ha spiegato il direttore della sala stampa vaticana. Padre Federico Lombardi ha infatti confermato che il viaggio americano del Papa è stato vincente anche perché Ratzinger «ha usato il suo modo di affrontare i problemi»: cioè «una grande lealtà, senza sfuggire mai di fronte alle difficoltà, ma guardandole anzi davanti a sé con grande onestà, lucidità e chiarezza di coscienza».
Ancora prima ancora di atterrare a Washington, ha affrontato in una conferenza stampa in aereo, la vicenda degli abusi sessuali, con le sue parole di profondo dolore e il suo impegno, sostenendo la necessità a cacciare dalla Chiesa tutti i preti pedofili e convincendo i media statunitensi. L’incontro, senza precedenti, tra il Papa e un gruppo di vittime dei preti pedofili ha poi chiuso un capitolo che rischiava di paralizzare il cattolicesimo statunitense.
Ratzinger ha centrato però anche un altro obiettivo: quello di ricompattare la comunità cattolica americana, di darle slancio, coraggio morale sui temi della fede e della difesa dei principi morali, anche nella sfera politica.
Con i suoi discorsi in spagnolo, ha poi galvanizzato i cattolici di origine latino-americana, che ormai costituiscono il futuro della chiesa statunitense. Ed anche con Bush, ha preso apertamente le difese degli immigrati latinos, chiedendo un maggior impegno degli Usa negli aiuti dei Paesi nel sud del Continente.
Con grande diplomazia, alla Casa Bianca, ha sollevato i problemi di Iraq e Medio Oriente, portando persino Bush a sottoscrivere un comunicato congiunto, in cui si afferma che la lotta al terrorismo non può prescindere dal rispetto dei diritti umani.
Nel discorso all’Onu, il Papa ha ripreso invece il suo piglio da teologo, ed ha tenuto una sorta di «lezione magistrale» sul multilateralismo, i diritti umani, e il dovere di basare ogni azione diplomatica e politica su regole morali. Poi Ground Zero, le Messe negli stadi, incontri con i giovani: un Ratzinger inedito che ha conquistato l’America e i suoi mass-media.

© Copyright Il Giornale di Brescia, 22 aprile 2008

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