17 luglio 2008

Benvenuti sulle Ratzinger Dolomiten (Di Caro, L'Espresso)


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Benvenuti sulle Ratzinger Dolomiten

di Roberto Di Caro

La prima volta nel 1970: in locanda con i suoi fratelli. Poi una serie di soggiorni fino al 2004. E ora il ritorno a Bressanone. Per le vacanze da papa

Questa volta ci arriva da papa: con il seguito personale, 25 gendarmi pontifici a proteggerlo nell'area del Seminario maggiore che a tutti gli effetti sarà Vaticano con status di extraterritorialità per i 15 giorni delle sue vacanze, seicento poliziotti e carabinieri a guardargli le spalle all'esterno, un telone nero alto tre metri e lungo 600 a tutelarne la privacy. E niente più mercatini né complessi di strada, in una città messa sotto tutela per ragioni di sicurezza e rispetto. Ma la prima volta che venne in vacanza qua a Bressanone, nel 1970, Joseph Ratzinger era un timido prete che dormiva, come il fratello Georg e la sorella maggiore Maria, in una stanzetta singola senza bagno al Grüner Baum, allora semplice locanda per gli studenti che affollavano i corsi estivi dell'Università di Padova: "Dei tre, Georg era quello importante, perché maestro del Coro dei ragazzi di Regensburg, cioè Ratisbona; e Maria, santa donna, li comandava a bacchetta tutti e due", ricorda Christina Stremitzer, proprietaria con il marito Burghart.

Più tardi, anni Ottanta, Joseph Ratzinger ormai cardinale, puntuale ogni tre anni ospite del Seminario ma frequentatore del ristorante del Grüner Baum per i suoi canederli e le crêpes di mirtilli rossi, proprio qui conobbe la sua gemella astrale: la signora Hilde March Albertini, nata il suo stesso giorno, mese e anno. Spesso lei portava i due fratelli sulla sua auto in lunghe gite in Valle Aurina; il caffè da lei è rimasta una buona abitudine fino all'ultima vacanza 2004, e dopo l'elezione al soglio lei è andata a trovarlo in Vaticano. In un'intervista a Radio Maria s'è detta preoccupata per la fatica che lui si stava sobbarcando col viaggio in Australia, ma ora è lei irraggiungibile in vacanza all'estero: si vede che quel giorno nacquero tutti giramondo.

Fino al 2004, ancorché potente cardinale accolto all'arrivo con la banda del paese, Joseph Ratzinger era qui un tranquillo habitué estivo, uso a passeggiare la sera sotto i portici e lungo il fiume Isarco, "riconosciuto dagli italiani ma quasi mai dai tedeschi", ricorda Karl Gruber, sovrintendente per l'arte sacra per la diocesi; e "a recitare il rosario in Duomo la domenica alle 15 come un credente qualsiasi, in un gruppo di non più di 30 persone", racconta il canonico Hermann Messner, decano emerito del Seminario e del Duomo.

Ma ora è Benedetto XVI, e qualcuno si è un po' lasciato prendere la mano. Così su Internet un albergo vende tra "le nostre novità per il 2008" una sorta di 'pacchetto papa' insieme al solarium e al libero ingresso al parco acquatico. E, prevedendo la folla di devoti dal 28 luglio all'11 agosto, punte il 3 e il 10 quando a mezzogiorno in piazza Duomo il pontefice reciterà l'Angelus, la sua figura moltiplicata per cento benedice fin d'ora chi passa davanti alle vetrine di Kompatscher, ultimo negozio di souvenir prima del Seminario: 330 euro la statua in tiglio intagliata in val Gardena alta 40 centimetri, 80 quella da 15, 900 il quadro con Ratzinger in tinte acid pop, fino ai 5 euro per il piattino in porcellana. Lui ci entrò una volta, ma non acquistò nulla.

Comprò invece, con occhio esperto, da Hermann Bernardi: "Un paio di scarpe in capretto derby liscio, non comodissime, ma di grande eleganza, le stesse che poi prese per le sue nozze Werner Perathoner, il famoso discesista della Val Gardena. Non le fanno più, troppo care ormai". L'aneddotica spiccia si spreca. Al Finsterwirt, il ristorante Oste scuro, hanno persino ribattezzato Papststube la saletta dove Ratzinger mangiava zuppa di gnocchi al semolino, sella di capriolo in composta di mirtilli rossi, schupfnudeln cioè tagliolini di patate saltati a burro e papavero e strudel di albicocche: ma in fondo questa era ai tempi la trattoria del Capitolo del Duomo, e nella sala degli artisti campeggia dal 1740 un pregevole crocefisso ligneo a grandezza naturale.

Sì, perché Bressanone, sede di vescovado per mille anni dal 960 al 1964 quando le venne scippata da Bolzano, o Brixen come forse conviene dire visto che qui parlano tutti tedesco, è città della Chiesa, anche in un'indagine commissionata dalla Provincia autonoma: "A Bolzano lo speck, a Merano le terme, a Brunico lo sci, a Bressanone la Chiesa. Sono sempre stati i preti, per secoli, a dire cosa si poteva fare e cosa no.

Il Comune? S'è sempre dovuto adeguare", spiega il sindaco Albert Puergstaller, un potente dell'Svp. Non di malavoglia, ma l'ha fatto anche stavolta. Stanziando "150-200 mila euro" per attrezzare piazza Duomo di podio e pedane per i due Angelus, liberare dalle auto e ripavimentare a blocchetti di porfido la piazza antistante il Seminario, attrezzare una piccola struttura per elicottero a nord dell'ospedale, appendere due grandi poster di benvenuto, offrire acqua gratis a tutti i pellegrini. E sforbiciare un centinaio di metri di siepi e arbusti lungo l'Isarco a ridosso dell'area protetta, dove avrebbero potuto nascondersi malintenzionati e attentatori. Stop alle band rock e pop, ma una parata di Schützen, l'Estate delle bande musicali nei giardini vescovili e un ricco calendario di concerti sacri in Cattedrale, corollario dell'annuale simposio Musik und Kirche, musica e chiesa.

Altra storia la sistemazione dei quattro piani del settecentesco Seminario maggiore, ripittura pareti in un beige sul verdino e rifacimento delle stanze senza bagno al 2 e 3 piano. Costo 1,2 milioni di euro, un quarto dei cinque previsti in quattr'anni per la completa ristrutturazione, che non si faceva da mezzo secolo: "Se un milione non l'avesse stanziato la Provincia non ce l'avremmo mai fatta", riconosce Thomas Schraffl, amministratore laico e responsabile dei lavori, "e ora che si è cominciato, è difficile ci neghino i fondi per completarli". Due piccioni con un papa. I disegni erano già pronti, a marzo hanno messo mano a cazzuole e pennelli, hanno quasi finito. Per ultima, ma è solo una pulizia più radicale, hanno lasciato quel gioiello che è la Biblioteca, tutta affrescata da F. A. Zeiller nel 1772. Qui, sotto un San Girolamo nel deserto e tutti i grandi santi che occhieggiano chi da un angolo chi da un ovale, circondato da Sacre scritture in ogni lingua antica, dai testi di Dogmatica, Teologia, Retorica, Diritto e da tutti gli 'armamentaria coeli' citati in una dicitura, il giovane Ratzinger tenne nel 1967, sua prima visita di lavoro, due conferenze sulla formazione al sacerdozio secondo il Vaticano II, come ricorda il canonico Messner, allora un po' più radicale di lui. E in questo stesso spazio Ratzinger dovrebbe ora completare il secondo tomo della sua ricerca su Gesù.

Una volta finiti i lavori, fuori tutti. Dei normali residenti resteranno in Seminario solo l'attuale rettore Ivo Muser, l'amministratore Schraffl, il sovrintendente Gruber e, su richiesta del papa quando a febbraio il suo segretario Georg venne ad annunciarne la visita, suor Maria Pietà Dorfmann. Non dovrà far nulla, stavolta, c'è il seguito vaticano: ma è lei, 77 anni, che si è occupata di Ratzinger in ogni sua vacanza al Seminario: "Gli rassettavo la stanza e preparavo ogni giorno la cappella per la messa che lui celebrava alla 7 e 30", presenti in genere solo il fratello Georg e lei. Poi lui leggeva i giornali in giardino, nell'angolo a sinistra della Chiesa che tutti qua chiamano Ratzingerplatz. Lo assisteva anche a tavola, con il fratello, i docenti e alcuni preti: "Mangia tutto con gusto, predilige i dolci, adora le fragole, beve quasi solo succhi di frutta fatti da noi". Georg ci sarà anche quest'anno, gli occhi gli sono quasi venuti meno, Joseph se ne starà di nuovo seduto per ore in giardino a leggergli libri.

Ciò che forse si dovrà scordare, oltre alle libere gite in valle Aurina, sono le escursioni d'arte. "Nel '92 andammo in elicottero Hugues 500 al convento benedettino di Monte Maria", racconta Karl Gruber, sua guida ogni volta: "Riconobbe subito l'effigie di Pio V, fondatore del Sant'Uffizio, di cui Ratzinger era allora a capo. E lo commosse il ciclo degli angeli osannanti del 1160". Poi fu la volta degli affreschi della passione di San Nicola a Sarentina, "insieme a un parroco che, commentò, gli ricordava il curato di campagna di Bernanos", della chiesa gotica di Terlano, dello Schloss Tirol che diede il nome alla regione. Stupì tutti la volta che, nel 2001, al santuario di Predoi s'infilò anche lui nella fessatura di un grande masso spaccato, pratica di rinascita e luogo di culto pagano: "Sono archetipi junghiani", disse, "lo riferirò al Santo Padre". Una foto da lui scattata, Gruber mostra con orgoglio: Ratzinger chino nell'atto di raccogliere il peluche caduto a una bambina che, per strada, stava per benedire su richiesta dei genitori: "Mi dica, sarebbe questo il 'Panzerkardinal'?".

© Copyright L'Espresso, 17 luglio 2008 consultabile online anche qui.

Un tuffo nell'amata biblioteca

A Bressanone, in tedesco Brixen, papa Joseph Ratzinger è di casa. I suoi nonni materni, Maria Tauber e Anton Peintner, sono sepolti a pochi chilometri da qui, a Rio, in Val Pusteria, che all'epoca era parte dell'impero austro-ungarico. E lì nacque la sua mamma, anch'essa di nome Maria. Da teologo e da cardinale, Bressanone è sempre stato il suo luogo di vacanza prediletto. Alloggiava nel Seminario vescovile, spesso assieme al fratello Georg. Erano vacanze di studio, con molte ore passate nella biblioteca del Seminario, fornitissima di libri principalmente in lingua tedesca.

Nel 1984, quando Joseph Ratzinger si decise a dare quella lunga intervista che, trascritta da Vittorio Messori, diventò il suo manifesto di restaurazione della Chiesa, tradotto in decine di lingue, fu a Bressanone che la dettò, in tre giorni di colloqui. Se ora, da papa, ha deciso di tornarvi, dal 28 luglio all'11 agosto, è di nuovo per portare avanti la stesura di un libro: il secondo volume di quel 'Gesù di Nazareth' il cui primo volume ha già venduto in tutto il mondo due milioni e mezzo di copie, ma ancora aspetta i capitoli che riguardano la passione, la morte e la risurrezione di Gesù, oltre a quelli sulla natività e l'infanzia. Inoltre, Benedetto XVI vuole anche ultimare la scrittura della sua terza enciclica.
La precedente, sulla speranza, era tutta di suo pugno, dalla prima all'ultima riga. Quest'altra, invece, sulla questione sociale e la globalizzazione, è nata negli uffici vaticani, e le prime bozze non gli sono affatto piaciute. In una remota casa di montagna, come nelle tre estati precedenti, questo programma di scrittura sarebbe stato per lui più complicato. Molto più che nella cara Bressanone, con la sua ricca biblioteca. S. M.

© Copyright L'Espresso, 17 luglio 2008 consultabile online anche qui.

2 commenti:

brustef1 ha detto...

Potrebbe evitare di lamentarsi, il sindaco di Bressanone, per i 150-200mila euro stanziati per la visita. Gli ritorneranno sicuramente moltiplicati in cassa, per non dire dei cospicui finanziamenti che lo Stato italiano versa da decenni all'Alto Adige in cambio del "quieto vivere"

Anonimo ha detto...

Come mi piacerebbe tornare indietro di 4 anni e andare in vacanza a bressanone e (per caso) fermarmi a parlare con un uomo anziano che sembra un semplice prete ma è il futuro papa! Marco