14 luglio 2008

Il Papa agli Anglicani: evitate fratture (Giansoldati)


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Donne vescovo, messaggio agli Anglicani: evitate fratture

FRANCA GIANSOLDATI

Sydney

PAPA Ratzinger fa arrivare alla tormentata Chiesa d’Inghilterra sull’orlo di uno scisma gravissimo, tutta la sua vicinanza.
«Evitate altre fratture».
La spaccatura consumatasi la scorsa settimana a York sull’ammissione delle donne vescovo, non può che essere vista come un altro grosso impedimento alla causa ecumenica. Benedetto XVI è sinceramente rammaricato e fa sapere ai vescovi inglesi di pregare notte e giorno perché si scongiuri il rischio dell’ennesima divisione. Già sull’aereo che lo stava portando alla Giornata Mondiale della Gioventù a Sydney non è riuscito a nascondere la sua amarezza, confessando di seguire col fiato sospeso la vicenda.
In Australia, a motivo degli storici legami con la corona britannica, la comunione anglicana rappresenta l'interlocutore della Chiesa cattolica nei rapporti ecumenici. Per questo non è escluso che durante il suo soggiorno australiano abbia incontri anche coi vescovi anglicani e forse con loro toccherà l’argomento. Dopodomani si aprirà la conferenza di Lambeth, a Canterbury, con un ordine del giorno capestro: ratificare oppure respingere la votazione sulle ’vescove’ prese dalla Chiesa d’Inghilterra. La battaglia intestina che si sta consumando senza esclusione di colpi all’interno dell’anglicanesimo (dove peraltro alcune confessioni già ammettono le donne all’episcopato) allontana la meta tanto agnognata dell’unità dei cristiani.
Papa Ratzinger lo sa bene. Le donne vescovo per i cattolici (ma anche per gli ortodossi) non sono contemplate dalla tradizione sicché non possono che rappresentare un vulnus non rimarginabile.
«Noi non possiamo e non dobbiamo intervenire immediatamente nelle loro discussioni, rispettiamo la loro propria responsabilità col desiderio che possano evitare nuove fratture.
Spero che si trovi la soluzione nella responsabilità davanti al nostro tempo e al Vangelo. Le due cose devono andare assieme». Parole concilianti e possibiliste forse per evitare inevitabili attriti con l’arcivescovo di Canterbury dal momento che non pochi vescovi anglicani assolutamente contrari alla consacrazione episcopale femminile potrebbero ingrossare le fila cattoliche come transfughi.
La scorsa settimana è filtrato che tre vescovi inglesi, proprio per far fronte a una frattura che ormai inevitabile, si sono recati a Roma per avere colloqui riservati in Vaticano. I prelati che fanno parte della minoranza conservatrice sono stati ricevuti dai vertici della Congregazione della Dottrina della Fede, competente a sciogliere anche i problemi riguardanti l’ammissione o meno di sacerdoti protestanti (sposati). Non sarebbe la prima volta che accade.
Poco più di dieci anni fa fece parecchio scalpore il caso di monsignor Leonard Graham, vescovo anglicano di Willesden che decise di passare al cattolicesimo dopo che la Chiesa anglicana aprì alle donne prete. Fu una bufera di ampie proporzioni, ad oggi ancora non rimarginata. Per divenire cattolico Graham ebbe bisogno di una speciale dispensa dal Vaticano oltre che di una nuova consacrazione.
Fu ordinato sacerdote «sub conditione» dall’allora cardinale Hume e dopo la sua pensione si ritirò a vivere alla periferia di Londra con moglie e figli. Ora un nuovo capitolo rischia di aprirsi, creando grattacapi al di là del Tevere sia per le conseguenze ecumeniche che per gli aspetti pratici e gestionali.
Intanto, in attesa che il 16 luglio si apra il summit decennale di Lambeth tra tutti i primati della galassia anglicana (fra i quali non è stato invitato il primo vescovo gay anglicano, l’americano Gene Robinson), il Papa ha deciso di inviare due cardinali, Dias, presidente della Congregazione per la evangelizzazione dei popoli e il tedesco Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Non solo “osservatori” ma, in questo caso, “pontieri” per tentare di comporre lo scisma.

© Copyright Il Messaggero, 14 luglio 2008 consultabile online anche qui.

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