14 luglio 2008

Mons. Pezzi arcivescovo della Madre di Dio a Mosca: "Sempre più vivo l'incontro con gli ortodossi" (Osservatore)


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Monsignor Paolo Pezzi arcivescovo della Madre di Dio a Mosca

Sempre più vivo l'incontro con gli ortodossi

"Ciò di cui abbiamo più bisogno nella comunità cattolica in Russia è di essere consapevoli, sempre di più, del dono della fede e di viverlo missionariamente", nella dimensione di un sempre più profondo dialogo con la Chiesa ortodossa. È un passo dell'intervista che monsignor Paolo Pezzi, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, ha rilasciato all'agenzia Fides sulla realtà sociale e religiosa in cui opera e sulla sua esperienza russa. Monsignor Pezzi è stato nominato arcivescovo nel settembre 2007, ha ricevuto il pallio dalle mani di Benedetto XVI nella solennità dei santi Pietro e Paolo, il 29 giugno scorso.
"La situazione che ho trovato - che in parte conoscevo, ma la si guarda con occhi diversi davvero a seconda del dono e della responsabilità che Dio dà - rispetto alla Chiesa, è quella di una realtà non grande numericamente, ma significativa per la propria fede".
"Ciò di cui abbiamo più bisogno nella comunità cattolica in Russia - puntualizza l'arcivescovo Pezzi - è di offrire il dono della bellezza dell'incontro con Cristo alla gente che vediamo. Questo fa guardare con grande pietà ed attenzione alle persone che si incontrano, senza la preoccupazione di "ingrossare le proprie fila", fa accorgere con gratitudine della realtà della Chiesa ortodossa o di altre realtà che sono presenti nella mia Diocesi, per esempio alcune comunità luterane".
Secondo il presule il tipo di realtà sociale che ha incontrato gli ha mostrato, certamente, un fattore decisivo: "il bisogno di Cristo che ha l'uomo russo, più o meno consapevolmente gridato e domandato. Questo è il bisogno più grande, di Cristo hanno bisogno tutti".
A riguardo delle insidie e le questioni più grandi che i cattolici si trovano ad affrontare in un paese così complesso, l'arcivescovo Pezzi pone al primo posto "l'educazione della fede, affinché si arrivi ad essere degli uomini di fede maturi, responsabili, capaci di rispondere del bene, e del bene comune della società in cui si vive. Uomini capaci di far giocare la propria fede nel campo sociale, economico, politico, in quello dei rapporti". Secondo l'arcivescovo una seconda questione, di non minore importanza, di lavoro operativo, "è il contributo che si può dare al ricostituirsi e al consolidarsi della realtà della famiglia. Credo che un uomo non possa crescere in modo sano, da tutti i punti di vista - umano, spirituale, psicologico e fisico - senza una realtà stabile. In caso contrario, avrà maggiori difficoltà, che si ripercuoteranno nei suoi rapporti quotidiani, nel suo vissuto: in questo senso abbiamo un grande contributo da offrire".
In terzo luogo, continua monsignor Pezzi "sembra importante riprendere consapevolezza della necessità di una iniziativa caritativa, di gratuità; il rischio che corriamo è quello di pensare alla carità come qualcosa di "professionale", che debba supplire a delle mancanze, mentre credo che la carità sia una dimensione da vivere quotidianamente, che trova la sua pienezza innanzitutto nel farsi carico dei bisogni dell'altro, dal vicino di casa alla famiglia che si incontra, al collega, al compagno di scuola o università".
Circa il peso che hanno ecumenismo e dialogo interreligioso nel servizio pastorale, l'arcivescovo Pezzi evidenzia che c'è un impegno comune e concorde delle due Chiese, c'è dialogo. "È questo è un fattore positivo; quando si dialoga, c'è sempre una possibilità di conoscenza dell'altro e di arricchimento e soprattutto non ci si sente proprietari in modo ideologico del bene, della verità, di come devono andare le cose. Perciò sono contento, che pur tra tutte le difficoltà e attraverso queste difficoltà, ci sia una posizione di dialogo, senz'altro reciproca. Nel mio servizio pastorale il dialogo ha un peso significativo: innanzitutto perché tendere all'unità, e perciò, cristianamente, tendere alla piena comunione, è inevitabile, sarebbe come vivere qualcosa senza viverlo o affermare un principio astratto. L'uomo vive, di fatto, consapevolmente o inconsapevolmente, tendendo all'unità. Cristianamente questo significa vivere con la consapevolezza di essere uno in Cristo, e quindi, di fare tutto il possibile per tendervi. Se noi non lo mettiamo al primo posto, non lo viviamo come priorità, potremmo dire di non vivere il Cristianesimo".
Infine l'aspetto educativo-caritativo "ci permette un'azione comune, ma occorre essere molto sinceri sugli obiettivi che vogliamo raggiungere e sul modo di farlo".
La recente visita nella Federazione Russa del cardinale Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, ha dato un segnale importante. "Lo spunto maggiore di lavoro che ha lasciato a me, ma credo anche all'ambito dell'ortodossia - rileva l'arcivescovo Pezzi - , è stato vedere nel cardinale Kasper una posizione di reale interesse per l'ortodossia, che l'ha portato ad andare incontro, a partecipare a momenti di incontro, coi giovani, con la gerarchia, ad andare a vedere più dal vivo la realtà ortodossa. Questa vicenda l'ho sentita come una provocazione a fare altrettanto, a continuare a fare altrettanto. Mi ha colpito che, pur se in una visita di carattere privato, il cardinale abbia avuto la possibilità di incontrare diversi ambiti. Un secondo punto di lavoro che ne ho ricavato, è che, dove è possibile, si tenda ad avere un contatto diretto con la gente, si tenda ad entrare in dialogo positivo con la gente: il cardinale mi ha raccontato di un interessante dialogo con alcuni studenti ortodossi, durante il quale ha ricevuto domande di profondo livello, che realmente cercavano di capire la Chiesa cattolica".
La possibilità di un incontro tra Papa Benedetto XVI e Alessio ii è veramente un evento sperato, ma grande è il lavoro per il dialogo che si sta già facendo. "Ci si sta muovendo in questa direzione, di non fare di questo incontro l'evento mediatico del secolo, ma un momento - risponde e conclude monsignor Paolo Pezzi, acivescovo della Madre di Dio a Mosca - certamente significativo, che sia davvero costruttivo e porti verso una piena comunione.
Dall'incontro del Papa col Patriarca avremo sicuramente un impulso in questa direzione. D'altra parte, se questo incontro non venisse adeguatamente preparato e finisse per rendere più difficoltoso questo cammino, allora è più giusto anche sapere attendere. Quando si vuole bene si diventa capace di attendere l'altro".

(©L'Osservatore Romano - 13 luglio 2008)

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