4 agosto 2008

Nelle relazioni tra cattolici e ortodossi cresce nuovamente il germe del dialogo. Non escluso un incontro del Papa con Alessio II (Lo Presti)


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Non si esclude un incontro tra Papa Benedetto XVI e il patriarca di Mosca Alessio II

Nelle relazioni tra cattolici e ortodossi cresce nuovamente il germe del dialogo

Crisostomo Lo Presti

Papa Benedetto XVI in una recente lettera indirizzata al Patriarca di Mosca, Alessio II e consegnatagli dal cardinale Walter Kasper nel suo viaggio nell'ex capitale sovietica del maggio scorso, ha espresso «stima» e «apprezzamento» per l'impegno profuso dal vertice della Chiesa russa nel promuovere le relazioni tra cattolici e ortodossi. Ha aggiunto di riflettere sulla «esperienza della crescente vicinanza tra noi accompagnata dal desiderio condiviso di promuovere gli autentici valori cristiani e di testimoniare il Signore in una comunione sempre più intensa».
Nel corso dei colloqui Alessio II avrebbe addirittura confermato – in linea di principio – la possibilità di un futuro faccia a faccia con Benedetto XVI: si tratterebbe in assoluto del primo incontro tra un Pontefice romano e un Patriarca ortodosso.
Il Patriarca di tutte le Russie ha detto al cardinale Kasper che «il dialogo deve ulteriormente svilupparsi. L'interesse verso la vita della Chiesa ortodossa è molto importante per il dialogo», mentre il metropolita Kirill di Smolensk, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca, ha invitato il porporato di Roma, in visita non ufficiale, ad ammirare alcuni siti religiosi della Federazione russa.
Alessio II ha espresso tutto il suo apprezzamento per la presenza del cardinale che come scopo aveva quello di conoscere più in profondità le ricchezze religiose e culturali della tradizione orientale. Ecco cosa ha detto il Patriarca: «È necessario sviluppare ulteriormente il dialogo tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, alla cui base ci sono le posizioni delle due Chiese che coincidono su molte questioni del mondo contemporaneo» che comprendono «la sfera della morale, delle relazioni familiari e sociali, dei diritti umani e della bioetica.
Il dialogo deve portare allo sviluppo della cooperazione tra ortodossi e cattolici in difesa dei valori morali nel mondo». Il nuovo clima di «amicizia e fraternità» non è però del tutto idilliaco e non ha completamente cancellato le frizioni fra Roma e Mosca e il Patriarcato non ha mancato di sottolinearle: l'espansione dei greco-cattolici in Ucraina; l'educazione dei bambini ortodossi negli orfanotrofi gestiti dalle organizzazioni cattoliche in Russia e poi le preoccupazioni per l'episodio di Ravenna.
Lo scorso ottobre, durante la seduta della Commissione teologica internazionale cattolico-ortodossa, i rappresentanti di Alessio II lasciarono la riunione perché non gradirono la presenza dei delegati della Chiesa ortodossa dell'Estonia, riconosciuta dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli nel 1996.
L'Estonia è considerato dai russi territorio "canonico" del Patriarcato di Mosca.
Alessio II sul documento teologico sull'autorità e collegialità nella chiesa adottato in Romagna è stato durissimo: «Il problema non è solo nel fatto che è stato approvato senza la nostra partecipazione, ma anche nel fatto che in questo modo si conferisce a Costantinopoli un ruolo per gli ortodossi paragonabile a quello del Vaticano per i cattolici».
L'incontro con il cardinale Kasper è servito, comunque, a rinsaldare i rapporti e sottolineare ancora una volta le affinità tra cattolici e ortodossi russi specie sul piano dei «valori cristiani», ma ha creato un momento di tensione quando Alessio II non ha usato mezzi termini per dichiarare i motivi di dissenso con l'altra grande Chiesa ortodossa, quella di Costantinopoli.
Sul piano squisitamente «teologico» sono emersi anche i «distinguo» con Roma con cui Mosca intende, comunque, stringere una forte alleanza anche per spiazzare la Chiesa d'Oriente e per difendere i «principi cristiani» contro il «relativismo imperante» in Europa. La nuova prospettiva di quello che potremmo definire un vero e proprio «asse» non può, però, prescindere dai rapporti con Costantinopoli a cui Giovanni Paolo II aveva guardato, prima della sua morte, con grande attenzione restituendo a Istanbul il 30 novembre del 2004 le spoglie di San Giovanni Crisostomo e San Gregorio di Nazianzo. Papa Wojtyla volle riconsegnarle a Bartolomeo I, Patriarca della Chiesa d'Oriente. E fu un messaggio che nessuna «nuova onda» può cancellare.

© Copyright Gazzetta del sud, 3 agosto 2008

Non capisco la necessita' di quest'ultimo commento. Nessuno puo' e vuole negare l'importanza del gesto di Giovanni Paolo II, ma nessuno puo' nemmeno negare che i rapporti con la Chiesa Ortodossa, un particolare quella di Mosca, sono notevolmente migliorati con l'elezione di Benedetto XVI.
Inoltre il rapporto fra quest'ultimo e Bartolomeo I e' piu' che mai vitale tanto e' vero che il Patriarca di Costantinopoli era a Roma per l'inaugurazione dell'Anno Paolino.
Bartolomeo I ha addirittura tenuto un discorso presso la Basilica di San Paolo fuori le mura e l'omelia in San Pietro insieme al Santo Padre, fatti, questi, assolutamente inediti anche se pressoche' ignorati dalla stampa
.
R.

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