14 settembre 2008
Il Papa a Parigi: «Non adorate falsi idoli». Poi a Lourdes: «L’amore è la vera guarigione dai dolori» (Giansoldati)
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Il Papa: «Non adorate falsi idoli»
Appello da Parigi contro le tentazioni di «denaro, potere e persino del sapere»
FRANCA GIANSOLDATI
dal nostro inviato
PARIGI - Sfuggite, finchè siete in tempo, ai «falsi idoli». Allontanatevi in fretta dal dio-denaro, l’idolo tra tutti più pericoloso, la «radice di tutti i mali», quello capace di distogliere l’uomo dalla ricerca di senso e dalla salvezza eterna. Se sant'Agostino ammoniva che bisogna impedire al denaro di fornicare, cioè di produrre interesse, e se sant'Ambrogio sosteneva che il primo usuraio si chiama Satana, Papa Ratzinger a Parigi ha ripreso in mano l’argomento e, parafrasando un brano della lettera di San Paolo ai Colossesi, ha spiegato che la «cupidigia insaziabile» è idolatria.
«Il denaro, la sete dell’avere, del potere e persino del sapere, non hanno forse distolto l’uomo dal suo Fine vero», da Dio? Alla spianata des Invalides, nel cuore della città, la domanda è echeggiata ingombrante, amplificata dai potenti altoparlanti disseminati qui e là tra la folla per farla arrivare nitida anche nelle ultime file.
260 mila fedeli, un tripudio di bandierine gialle, il premier Fillon e ben otto ministri alla messa papale, compresa Rachida Dati di fede musulmana, e tanta gente assiepata a grappoli dietro le transenne per l’intero percorso della Papamobile. Gruppi di suorine uscite eccezionalmente dalla clausura che si sgolavano: Benedetto-Benedetto. La Parigi cattolica, finalmente orgogliosa di mostrarsi con il rosario in mano, non ha mancato all’appello lanciato nei giorni scorsi dal cardinale Ving-Trois ed è arrivata in massa per ascoltare la predica del primo Papa ad essere membro associato degli Accademici, il cui nome da ieri mattina è racchiuso in una targa commemorativa all’Institut de France. L’orgoglio dei cattolici ha potuto manifestarsi con evidenza, quasi a compensare il vistoso declino di un cattolicesimo che, di anno in anno, si fa più tiepido.
Il pontefice - alla sua seconda giornata di viaggio - ha riproposto ai francesi un paragone scomodo: la situazione attuale è assai simile a quella che c’era ai tempi di Paolo, quando l’Apostolo delle Genti era costretto a girare in lungo e in largo per far conoscere ai pagani il Dio Sconosciuto. «Questo invito agli idoli resta valido anche oggi. Il mondo contemporaneo non si è forse creato i propri idoli?» L’avidità nel rincorrere la ricchezza, la sete di potere, l’incapacità a porsi dei limiti, la cecità nel non capire che tutto questo non garantisce la vera felicità. L’omelia era lunga e dotta, i concetti espressi difficili ma Papa Ratzinger ha il dono della parola e si è fatto capire da tutti, umili e sapienti, complice anche un francese impeccabile. «La parola idolo significa immagine, figura, rappresentazione, ma anche spettro, fantasma, vana apparenza. L’idolo è un inganno perchè distoglie dalla realtà chi lo serve per confinarlo nel regno dell’apparenza». L’idolatria, ha fatto presente rivolto alle migliaia di ragazzi che per lui hanno passato la notte all’addiaccio, alla Spianata, cantando e pregando, coi sacchi a pelo e il vangelo in mano, è una «colpa grave, uno scandalo, una vera peste». Ma la mano misericordiosa di Dio è pronta a soccorrere chi inciampa e finisce a terra, purchè capisca e riconosca l’errore. «Mai nei nostri giudizi dobbiamo confondere il peccato, che è inaccettabile, e il peccatore del quale non possiamo giudicare lo stato di coscienza e che, in ogni caso, è sempre suscettibile di conversione e perdono».
Papa Ratzinger sostiene che chi imbocca il sentiero dell’idolatria finisce per causare la sua morte interiore. Tra i discorsi più forti dedicati all’argomento c’è una udienza del 2005. «Il destino di chi adora queste realtà morte, è di diventare simile ad esse, impotente, fragile, inerte». Uomo avvisato...
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Lourdes, altro bagno di folla per Ratzinger: «L’amore è la vera guarigione dai dolori»
dal nostro inviato
LOURDES - Perchè Papa Ratzinger è volato a Lourdes? «Naturalmente non per i miracoli» ma per «trovare l’amore di una Madre» ha confessato ai giornalisti sull’aereo. Perchè è «l’amore, la vera guarigione di tutte le malattie e di tutti i dolori». Un potente balsamo capace di pacificare i cuori dai tormenti, di donare serenità agli spiriti angosciati, ridare speranza agli afflitti e agli ammalati. Dopo il bagno di folla parigino, un’altra folla imponente, non meno di 200 mila persone (c’era anche l’ex governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio), lo attendeva sui Pirenei dove non ha esitato a farsi pellegrino tra i pellegrini per ravvivare la memoria di ciò che accadde in questa piccola cittadina 150 anni fa esatti, in sordina, tra paure e diffidenze, con minacce di manicomio e di galera per Bernadette, poverissima pastorella, analfabeta e malata cronica di asma, la quale sosteneva di avere visto una «Bella Signora». Benedetto XVI ha pregato al Cachot, dove è vissuta Bernadette, al fonte battesimale dove è stata battezzata e poi si è fermato sotto la massa rocciosa di 27 metri dove i miracoli, da quel lontano 1858, almeno quelli del cuore, non sono mai cessati. Una commissione medica severissima, nonostante le segnalazioni arrivate finora (che sono centinaia di migliaia), ne ha certificati solo 67. «Le indagini possono anche durare 5 o 6 anni, esaminiamo tutto il materiale medico. Sin dalle prime guarigioni, i medici più scettici parlano di errori di diagnostica e di autosuggestione, ma nel migliore dei casi ammettono eccezioni alla legge di natura» spiega il direttore dell’Ufficio Medico, Pierre de Theillier, un medico con lo barba bianca che guida la struttura dal 1998. Pochi giorni fa la notizia dell’ennesima guarigione (presunta): una persona ha riacquistato la vista. Prima di gridare al miracolo, però, almeno a Lourdes, ci vanno cauti.
F.Gia.
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