1 settembre 2008
Ingrid Betancourt dal Papa: «Sono commossa»
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ROMA (1 settembre)
Un clima di grande commozione ha caratterizzato l'incontro tra Benedetto XVI e Ingrid Betancourt a Castel Gandolfo: lo ha riferito il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al termine dell'udienza privata, durata 25 minuti e iniziata alle 12.30. Tra i temi toccati nel colloquio l'esperienza spirituale e di fede della Betancourt durante la prigionia, il ringraziamento al Papa per le preghiere e gli appelli in favore di tutti gli ostaggi. Non sono mancate parole di compassione per i guerriglieri, perché «anche nei loro cuori c'è spazio per l'amore e per il perdono».
«Appena sono entrata ho abbracciato il Pontefice e forse non potevo farlo»: è cominciata così, con un sorriso, la conferenza stampa di Ingrid Betancourt, tenuta nella sede della Provincia di Roma dopo l'incontro. La donna ha poi ricordato un particolare della sua prigionia: «Mentre ero prigioniera nella selva, un giorno facemmo una marcia molto dura e lunga dalla mattina alla sera - ha raccontato la Betancourt -, e arrivammo molto stanchi al luogo dove si stabilì l'accampamento.
Mi misi a riposare sull'amaca con una immensa disperazione e tristezza, poi la radio ha trasmesso la voce del Papa che pronunciava il mio nome. Io credo che è difficile spiegare l'effetto psicologico su un prigioniero. Fu come una luce di speranza, e per questo tornata alla libertà ho voluto vederlo e abbracciarlo il prima possibile».
Ha poi raccontato che Benedetto XVI «porta il dolore di coloro che soffrono nella sua anima, e in modo particolare il dolore dei miei compagni prigionieri in Colombia. Non credo di fare un'indiscrezione se dico che le sue preghiere sono dedicate anche alla loro liberazione e al raggiungimento della pace in Colombia».
La donna non abbandona la speranza che la situazione in Colombia un giorno possa cambiare: «Quando con il Papa abbiamo parlato del bisogno di toccare il cuore duro dei guerriglieri, e abbiamo anche pregato per questo - ha detto -, intendevamo che nei loro cuori c'è spazio per l'amore e il perdono come nel mio cuore». «Dobbiamo riuscire a portare i capi della guerriglia - ha aggiunto - da una posizione autistica nella quale ascoltano solo se stessi, ad un modo di pensare diverso. Io credo che dobbiamo andare al di là dei calcoli militari e politici, dobbiamo coltivare una riflessione di umanità e tagliare il circolo vizioso dell'odio e della vendetta. L'appello che dobbiamo rivolgere a tutti i capi della guerriglia è che lascino il fucile, il crimine e la morte. La via democratica è l'unica per cambiare le cose».
Infine, non chiude le porte a un suo ritorno in politica: «Tornare a fare politica in Colombia? Perché no. Ma non è la mia priorità». «Dopo aver vissuto per sei anni come vittima dell'arbitrio e della guerra - ha detto l'ex ostaggio delle Farc - cambiano le prospettive di vita. In questo momento penso di dover compiere una missione per le persone, uomini e donne, che stanno ancora nelle mani della guerriglia. Il mio obiettivo non è necessariamente crearmi uno spazio nell'arena politica ma costruire un'equipe di persone che possano aiutare ad alleviare il dolore delle altre persone, non solo in Colombia ma per coloro che soffrono nel mondo intero».
La Betancourt, candidata alla presidenza della Colombia, era stata rapita nel 2002 dalle Farc, le Forze armate rivoluzionarie colombiane, e liberata lo scorso luglio dopo 6 anni di prigionia, in un blitz delle forze armate colombiane. Subito dopo la liberazione aveva espresso il desiderio di incontrare il Papa spiegando quanto la fede l'avesse aiutata nei lunghi anni del sequestro. Richiesta accolta dal Pontefice, che negli anni passati aveva più volte chiesto il rilascio di tutti gli ostaggi e una soluzione del conflitto interno in Colombia, che contrappone il governo alle Farc e ad altri gruppi armati.
E così, stamattina, tailleur chiaro e capelli raccolti, la donna simbolo di tutti i prigionieri della guerriglia, è giunta alla residenza estiva del Papa a bordo di un'automobile, accompagnata dalla mamma Yolanda Pulecio, già ricevuta da Benedetto XVI lo scorso gennaio mentre la figlia era ancora prigioniera. Ad accoglierla il sindaco della cittadina, Maurizio Colacchi, e alcuni curiosi, tra i quali anche alcuni colombiani residenti in Italia che hanno esposto una bandiera del paese sudamericano, ed hanno auspicato una sua ricandidatura alla presidenza della Colombia. In un'altra automobile, poi, sono arrivati la sorella di Ingrid, Astrid, e i due figli di lei.
All'incontro, strettamente privato, non sono stati ammessi giornalisti, ma solo alcuni fotografi e cameramen per alcune immagini ricordo. La donna era arrivata a Roma ieri e, dopo aver visitato la Comunità di Sant'Egidio, aveva cenato con l'ex sindaco della Capitale Walter Veltroni.
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