1 settembre 2008

Il commento di padre La Manna alle parole del Papa all'Angelus sull'immigrazione irregolare (Radio Vaticana)


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Il commento di padre La Manna alle parole del Papa all'Angelus sull'immigrazione irregolare

Ha suscitato vasta eco l’appello pronunciato ieri all’Angelus dal Papa sull’immigrazione. Guardando alle ormai frequenti tragedie del mare Benedetto XVI ha invitato i Paesi di accoglienza e quelli di origine a lavorare con spirito umanitario, solidarietà e senso di responsabilità nell'affrontare la questione dell’immigrazione irregolare. Plauso alle parole del Santo Padre è giunto dalle tante organizzazioni che lavorano per la difesa dei diritti dei richiedenti asilo. Paolo Ondarza ha intervistato padre Giuseppe La Manna, direttore del Centro Astalli, servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia.

R. – Siamo contenti che il Pontefice faccia un’affermazione del genere, partendo da un’analisi reale di quello che sta accadendo, guardando le ulteriori e ultime morti di chi tenta di arrivare in Italia e in Europa, delineando anche con estrema chiarezza quello che bisognerebbe fare, quindi aprire le porte, non cercare più il vano tentativo di contrastare un fenomeno che, fino a che non si è capaci di rimuovere le cause vere che portano le persone a fuggire, non ha senso.

D. – Il Santo Padre, pensando ai Paesi di provenienza di alcuni immigrati, ha invitato a stroncare alle radici quanto di criminale c’è dietro a tali viaggi ...

R. – Sì. Bisogna tenere presente che, purtroppo, su ogni forma di povertà e di disgrazia c’è qualcuno che ci guadagna. L’appello del Papa a guardare ai Paesi di provenienza può rafforzare la volontà di tutti nel mirare a risolvere i problemi nei Paesi di provenienza. Se io al rifugiato eritreo chiedo se ha il desiderio di ritornare nel suo Paese, la risposta è positiva, qualora si risolvano i problemi nel suo Paese.

D. – Il Papa ha espresso incoraggiamento, apprezzamento a quelle istituzioni che si stanno occupando della gestione dell’immigrazione irregolare. Questo va fatto con senso di responsabilità e spirito umanitario, ha detto ...

R. – Sì, se io scappo dal mio Paese dove sono ricercato, non ho nessun interesse a viaggiare con i documenti perché il documento è il primo strumento che mi rende riconoscibile e che può bloccare e vanificare la fuga per salvare la mia vita. L’immigrazione irregolare è un frutto del non-governo del fenomeno migratorio.

D. – Il Papa ha anche sollecitato i Paesi che accolgono a sviluppare strutture adeguate alle necessità dei migranti, e poi a sensibilizzare gli stessi sul valore della vita e sul dovere della legalità: anche questo è un passaggio importante ...

R. – Sì. Noi incontriamo persone con grande dignità, richiedenti asilo che non hanno nessun interesse a finire nelle mani della criminalità. Quindi è gente che viene qui per fare la sua richiesta di asilo politico avendone diritto e con loro bisogna – questo è un punto fondamentale dell’accoglienza – preoccuparsi di fare dei progetti insieme a loro che consentano loro di inserirsi e di trovare la loro realizzazione, rispettando la propria dignità, la propria cultura e anche – se ci riusciamo – la loro formazione.

D. – In una intervista, il ministro degli Interni italiano, Maroni, ha detto che occorre un lavoro congiunto. In assenza di una politica europea il problema non si risolve con i soli provvedimenti dei singoli Stati. Lei è d’accordo?

R. – Mi trovo d’accordo sulla necessità di collaborare per trovare un modo per accogliere con intelligenza, ma soprattutto c’è bisogno di una regia che, con la collaborazione di tutti, riesca a governare il fenomeno, contrastando la mentalità che c’è dietro alla "fortezza" Europa. Chiudersi non ha senso: ci fa sentire in emergenza e ci toglie la lucidità per governare il fenomeno.

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2 commenti:

Luisa ha detto...

Ci sono le teorie, ci sono le buone intenzioni, e buone volontà e c`è la realtà dei fatti che sarebbe pericoloso tacere.

Vi metto un link ad un articolo interessante, di cui parla il blog, "il filo a piombo" .

http://web2.venet.net/libridelponte/det-articolo.asp?ID=158

LA FRANCIA: UNA NAZIONE FERITA
The Brussels Journal, 9 agosto 2008
di Fjordman

Luisa ha detto...

http://filoapiombo.blogspot.com/