1 settembre 2008

La "grande commozione" di Ingrid Betancourt ricevuta da Benedetto XVI a Castel Gandolfo (Radio Vaticana)


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La "grande commozione" di Ingrid Betancourt ricevuta da Benedetto XVI a Castel Gandolfo

La “cifra” dell’incontro è stata quella di una profonda commozione. Attesa da due mesi, l’udienza concessa questa mattina da Benedetto XVI a Ingrid Betancourt è stata vissuta con grande senso di gratitudine e di affetto da parte dell’ex candidata alle elezioni colombiane, rapita dalla guerriglia del suo Paese nel febbraio del 2002 e liberata il 2 luglio scorso. La Betancourt è stata accolta dal Pontefice nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, in compagnia della madre e dei figli, e al termine si è recata nella sede della Provincia di Roma, per onorare uno dei molti impegni ufficiali che caratterizzeranno il suo breve soggiorno in Italia. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana e notro direttore generale, descrive così il clima dell’udienza, al microfono di Alessandro De Carolis:

R. - Un clima, direi, di grandissima commozione perché Ingrid desiderava moltissimo questo incontro con il Santo Padre, lo aveva detto fin dal primo momento della sua liberazione. E questo perché il tempo della prigionia è stato per lei un tempo di grande esperienza spirituale, di preghiera, e dunque aveva veramente il desiderio di comunicare al Santo Padre l’importanza che la fede aveva avuto nel sostenerla in quel periodo di prova così difficile. E voleva anche ringraziarlo per la sua preghiera, per la sua vicinanza, per i diversi segni con i quali il Papa aveva manifestato il suo pensiero e il suo sostegno spirituale per tutti gli ostaggi e in particolare, naturalmente, anche per lei. Ricordiamo che anche la mamma di Ingrid Betancourt era stata ricevuta nel corso di un’udienza generale dal Santo Padre e aveva ricevuto parole di conforto delle quali Ingrid, in prigionia, era stata informata: ne aveva avuto notizia tramite la radio e questo l’aveva colpita molto profondamente. Quindi, questo incontro viene un po’ a sigillare un’esperienza certamente di sofferenza, ma anche di grande intensità spirituale.

Come rilevato da padre Lombardi, la lunga parentesi di sofferenza patita da Ingrid Betancourt ha fatto emergere anche la sua grande tempra di cristiana, che non ha mai perso la sua speranza in Dio. Una tempra testimoniata pubblicamente in più occasioni, come racconta in questo servizio Alessandro De Carolis:

L’unica cosa che i rapitori non sono mai riusciti a tenere in ostaggio è stata la sua fede. Le hanno rubato sei anni e mezzo della sua vita, ma non quella fiducia che solo la preghiera - sgranata su un rosario di corda e bottoni, magari spostandosi da un villaggio all’altro della foresta amazzonica - può rendere più forte della disperazione. Ingrid Betancourt ha “liberato” i suoi sentimenti più profondi poche ore dopo essere stata liberata lei stessa dai soldati colombiani: fa già parte degli archivi della memoria l’immagine di lei in ginocchio sulla pista dell’aeroporto di Catam, vicino a Bogotà, che ringrazia Dio e coloro che l’hanno da poco strappata alla prigionia restituendola al marito, ai figli, alla madre. Proprio alla madre, Yolanda Pulecio, la Betancourt aveva fatto giungere nel dicembre 2007 una lettera nella quale descriveva con lucida amarezza la propria condizione - “Qui tutti viviamo come morti: vivo o sopravvivo su un'amaca tesa fra due pali”. “Non ho voglia di niente, perché qui in questa foresta l'unica risposta a tutto quello che chiediamo è no” - ma mettendo in risalto anche la sola possibilità offertale dai rapitori, una concessione forse di poco conto per loro, ma segretamente la più preziosa per lei: la Bibbia. Quelle parole hanno evidentemente tenuto acceso nel fondo dell’anima un filo di luce, che non si è spento neppure nel momento della peggiore lacerazione, quando anni di catene e vessazioni avevano finito per rendere la morte, scrive la Betancourt alla madre, una “dolce possibilità”.

Il 2 luglio scorso, quando per Ingrid Betancourt la vita è ricominciata di nuovo, uno dei suoi primi desideri è stato di incontrare Benedetto XVI, che in febbraio aveva già accolto in Vaticano la madre Yolanda. E un altro desiderio, realizzato già una decina di giorni dopo la liberazione, quello di ringraziare la Madonna. E’ il 12 luglio, c’è folla davanti alla Grotta di Lourdes e molta pioggia, e c’è una nuova un’immagine di preghiera che va in archivio: lo sguardo di Ingrid, sereno, levato verso il volto dell’Immacolata, le mani intrecciate in quelle dei figli. In questi 60 giorni dalla liberazione, le tv ci hanno regalato migliaia di fermi immagine della Betancourt. A noi piace conservare lo scatto all’aeroporto di Catam e quello di Lourdes. Due testimonianze visive di un’intima convinzione espressa dall’ex senatrice franco-colombiana e presto soffocata dai rumors mediatici, attratti da altro tipo di dichiarazioni: “Bisogna conservare una grande spiritualità - ha detto - per non scivolare nell'abisso”. Che essa dia animo anche agli altri 700 ostaggi ancora in mano alle FARC.

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