7 luglio 2007

Padre Bossi e' vivo


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Cari amici, iniziamo la rassegna stampa odierna con una "buona" notizia e cioe' la pubblicazione di tre foto di Padre Bossi che dimostrerebbero (manca la conferma ufficiale del Ministero degli Esteri) che il sacerdote, rapito un mese fa nelle Filippine, e' ancora in vita e in buone condizioni fisiche.
Raffaella


I sacerdoti della missione: "È la prova che padre Bossi è vivo". Le immagini sono arrivate su un cellulare di un confratello. Cautela alla Farnesina: verifichiamo

Filippine, foto e audio del prete rapito

DAVIDE CARLUCCI

Si riaccendono le speranze per padre Giancarlo Bossi, il missionario di Abbiategrasso sequestrato nelle Filippine il 10 giugno scorso. I rapitori hanno infatti diffuso delle foto che ritraggono il religioso in stato di buona salute. Ma dalla Farnesina arriva un invito alla cautela, perché bisogna capire in che data sono state scattate. L´esercito filippino avrebbe inoltre anche un audio con la voce del missionario. «È un buon segno perché vuol dire che si sta stabilendo un contatto con i sequestratori», dice padre Bernardo Cervellera, direttore del sito Internet Asianews, che ieri ha divulgato le immagini che erano state inviate sul cellulare di un confratello.
Padre Giancarlo Bossi è vivo, e i suoi rapitori tengono a farlo sapere. Ieri nelle Filippine sono state diffuse le prime foto del missionario di Abbiategrasso sequestrato il 10 giugno. L´esercito filippino, inoltre, ha in mano anche un cd, risalente al 2 luglio, nel quale è registrata la voce del sacerdote che si rivolge ai suoi familiari e li rassicura sulle sue condizioni di salute. La Farnesina si mantiene prudente: Elisabetta Belloni, responsabile dell´Unità di crisi, chiede alla stampa «discrezione» per consentire una «accurata verifica e controllo delle notizie».
Le foto sono state recapitate al superiore del Pime, il Pontificio istituto missioni estere, delle Filippine, padre Giovanni Sandalo. «È il primo segno che il missionario rapito sia vivo e che si stia aprendo un contatto reale coi rapitori», commenta padre Bernardo Cervellera, direttore del sito Internet Asianews che ieri ha divulgato le immagini. Nelle tre foto padre Bossi appare lievemente dimagrito. Indossa una maglietta a strisce azzurre orizzontali e delle ciabatte infradito rosse. Maneggia una radio ricetrasmittente. Potrebbe essere quello il particolare che permette di datare le immagini: l´esercito filippino avrebbe fatto arrivare l´apparecchio nelle mani dei rapitori pochi giorni fa perché lo mostrassero in foto come prova recente che padre Bossi è in vita. Le foto sarebbero state scattate con un telefono cellulare e mandate a un confratello del missionario.
«Aspettiamo conferme, andiamo con i piedi di piombo», commenta Marcello Bossi, fratello del sacerdote. E anche il viceministro degli Esteri, Franco Danieli, consiglia cautela. Secondo un giornale filippino, The Inquirer, il missionario potrebbe trovarsi nelle mani del gruppo estremista Abu Sayyaf, gravitante nell´orbita di Al Qaeda. Il giornale, citato anche dall´agenzia missionaria Misna, riporta le dichiarazioni di Norberto Gonzales, consigliere della sicurezza nazionale del governo filippino, che ieri ha incontrato Margherita Boniver, l´ex sottosegretario agli Esteri di Forza Italia inviata dal governo per verificare l´impegno dello stato asiatico per la liberazione. Boniver, però, ieri forniva una versione diversa, più rassicurante, delle ipotesi investigative: «I vertici militari filippini sono ragionevolmente sicuri che i rapitori siano dei fuoriusciti del Milf e non appartenenti ad Abu Sayyaf».
Il timore, però, è che le trattative si siano rese complicate per i rapporti delicati di difficile tregua tra il governo filippino e il Milf, il fronte islamico di liberazione che controlla l´area di Mindanao, l´isola dove è prigioniero Bossi. Il governo, inoltre, sta per approvare una legge anti-terrorismo che viene vista con preoccupazione dai rapitori: un´attenuazione delle misure potrebbe essere uno degli oggetti di mediazione. Gloria Arroyo, presidente delle Filippine, ha assicurato però a Boniver che «i massimi vertici dello Stato hanno messo in atto tutto quanto in loro potere per arrivare alla liberazione del missionario italiano, e le truppe scelte mandate a Mindanano resteranno nello stato di massima allerta fino alla soluzione del caso».
Prima di tornare a Manila, oggi, Boniver inconterà a Zamboanga City una deputata musulmana attiva nei gruppi che favoriscono il dialogo interreligioso. Il Pime, infine, annuncia per martedì una giornata internazionale di preghiera per il sacerdote.

© Copyright Repubblica, 7 luglio 2007


«Immagini recenti, sembra dimagrito». Le autorità filippine: l'hanno preso gli islamici di Abu Sayyaf, ci vorrà tempo per la liberazione

Le foto di padre Bossi via cellulare: «E' vivo»
Inviate a un missionario. Il giallo del messaggio audio. Nessun contatto con i rapitori

ROMA — «Queste foto sono la prova che padre Giancarlo Bossi è vivo». Appare dimagrito, ma non moltissimo, la barba più lunga. Ma non c'è dubbio, dicono i religiosi del Pime (Pontificio istituto missioni estere), che è proprio il religioso rapito il 10 giugno scorso l'uomo ritratto nelle tre foto che da ieri circolano nel Paese asiatico, e che sono poi state pubblicate su diversi siti di informazione compresa l'agenzia delle missioni estere Misna. Padre Bossi veste abiti puliti, e in due delle foto ha in mano e guarda una radio.
Il Superiore generale del Pime, padre Gian Battista Zanchi dice: «Tutti i confratelli che hanno visto le foto concordano nel dire che sono recenti e che sono state sicuramente scattate dopo il rapimento. Padre Bossi sembra dimagrito ». Lo stesso padre Zanchi, tuttavia, afferma che «finora nessun elemento concreto consente di datare gli scatti», e di sapere con certezza quando sono state fatte.
Il primo a vederle sarebbe stato, dicono sempre al Pime, un confratello di padre Bossi nelle Filippine che le avrebbe ricevute sul suo cellulare e che poi le avrebbe inoltrate ale autorità locali. «Sì, le foto sono proprio di padre Bossi», conferma il direttore dell'Unità di crisi della Farnesina Elisabetta Belloni, impegnata nella vicenda con i suoi uomini, tra cui una missione partita tre giorni fa anche per accompagnare il deputato di Forza Italia Margherita Boniver, nelle Filippine per facilitare l'avvio delle trattative. Secondo il viceministro degli Esteri Franco Danieli fonti filippine affermano che esisterebbe anche una registrazione con la voce di padre Bossi. Ma non c'è alcuna conferma su questo nastro. E siccome su tutte queste «prove» le fonti sono esclusivamente filippine, alla Farnesina vanno cauti e preferiscono aspettare di aver verificato l'autenticità delle foto e di aver stabilito con esattezza quando sono state scattate. Anche dalla famiglia arriva un commento secco dettato dalla prudenza: «Aspettiamo di saperne di più», ha detto il fratello di padre Giancarlo, Marcello Bossi. Da Manila Margherita Boniver (che oggi rientra in Italia e lunedì terrà una conferenza stampa sulla vicenda) ieri è apparsa moderatamente fiduciosa: «È padre Bossi, certamente, le foto ci danno speranza. E tuttavia i rapitori non hanno stabilito alcun contatto per avviare le trattative». Il consigliere per la Sicurezza nazionale delle Filippine, Norberto Gonzales, ha infatti detto a Boniver che «ci vorrà molto tempo per la soluzione del caso » e che probabilmente «dietro il rapimento c'è il gruppo estremista islamico Abu Sayyaf ». Il gruppo è un piccolo movimento guerrigliero staccatosi dal Milf, il movimento separatista islamico che nel Sud delle Filippine, a maggioranza musulmana, controlla il territorio e che ha firmato con il governo centrale un tregua di non belligeranza, in alcuni casi di collaborazione. Proprio il Milf due giorni fa ha dichiarato di essersi ritirato dalle ricerche di padre Bossi. Ma il suo vero obiettivo è rinnovare l'accordo scaduto con il governo centrale. D'altra parte, fanno presente i religiosi, il territorio dove è stato rapito padre Giancarlo non è quello proprio degli uomini di Abu Sayyaf.

CONDIZIONI
All'estremità una tanica forse con acqua, come a indicare che è trattato bene

SEGNALI
Il religioso tiene in mano una radio: potrebbe esprimere la disponibilità dei rapitori ad avviare contatti

© Copyright Corriere della sera, 7 luglio 2007



Padre Bossi è vivo, ecco la foto che fa sperare

di Redazione

Padre Bossi è vivo. A quasi un mese dal suo sequestro, sono state recapitate ieri al superiore del Pime nelle Filippine alcune foto di Padre Giancarlo Bossi, missionario di 57 anni, rapito il 10 giugno nel sud delle Filippine nella provincia di Zamboanga, a ovest dell’isola di Mindanao. Dietro al sequestro ci sarebbe la mano, secondo fonti filippine, del gruppo integralista Abu Sayyaf. Le immagini sono state pubblicate da AsiaNews e sono ora alla Farnesina per verificarne l’autenticità. Se ritenute veritiere, le foto sarebbero la prova che il religioso è vivo e anche il primo segnale lanciato finora dai suoi rapitori.

Dal giorno del rapimento, nessun messaggio, nessuna traccia che potesse servire all’esercito per rintracciarli. Ma più che all’esercito, i missionari e i colleghi di padre Bossi si affidano alla polizia locale. In una zona dove la fitta giungla e le continue piogge ostacolano le già difficili ricerche, solo i poliziotti locali sanno muoversi. Gente nata e vissuta sempre lì, che conosce l’area. Nelle operazioni verranno impiegati anche dei cani di unità cinofile addestrate per cercare persone scomparse, secondo quanto si legge sul blog aperto dai confratelli di padre Bossi, riportando una notizia divulgata ieri dalla rete tv Abs-Cnb news.

Secondo i giornali nazionali filippini, l’esercito avrebbe esteso le ricerche, finora concentrate nelle aree di Lanao e nella baia di Sibugay, alla zona di Basilan. Intanto ieri è arrivata a Zamboanga l’ex sottosegretario agli Esteri, Margherita Boniver, dopo essere stata ricevuta a Manila, la capitale, dal presidente Gloria Arroyo. Al centro dei colloqui la richiesta di impegno al governo filippino per arrivare alla liberazione di padre Bossi. Nel corso dell’incontro, definito dalla Boniver «cordiale ma non formale», l’ex sottosegretario ha consegnato al presidente una lettera del ministro degli Esteri Massimo D’Alema. La visita della Boniver avviene pochi giorni dopo le critiche lanciate da una larga parte del mondo politico, secondo cui il governo sta facendo troppo poco per la liberazione di padre Bossi, come se fosse un ostaggio di serie B in confronto ad altri recenti sequestri. Intanto a Milano, una gigantografia del religioso è stata esposta ieri sulla facciata di Palazzo Marino, sede del Comune. Prima che lo striscione venisse dispiegato, in una cerimonia, padre Bossi è stato ricordato «silenzioso come il lavoro di un testimone di fede e di pace nel mondo».

© Copyright Il Giornale, 7 luglio 2007


LA NOTIZIA SUL SITO «ASIANEWS»

“Padre Bossi è vivo”

Le sue foto su Internet
La Farnesina: verificheremo la data degli scatti


MARCO TOSATTI

ROMA
Padre Giancarlo Bossi è vivo: alcune sue fotografie sono state recapitate sia a quotidiani filippini che al superiore regionale del Pontificio Istituto della Missioni Estere, (Pime) a cui appartiene il missionario rapito, e il ministero degli Esteri italiano le sta esaminando. «Al momento - dice una fonte della Farnesina - sono in corso verifiche sulla loro autenticità e sulla data» degli scatti. Il ministero ha chiesto «la consueta discrezione agli organi di stampa» per «consentire una accurata verifica e controllo delle notizie divulgate nelle Filippine in questi giorni e tutte al vaglio delle autorità competenti».
Prudente anche il fratello del religioso: «Siamo in attesa di conferma, ci andiamo con i piedi di piombo» ha dichiarato Marcello Bossi. «La Farnesina ci ha avvertito che stanno verificando, noi le foto non le abbiamo viste, stiamo attendendo la conferma ufficiale dal Ministero degli Esteri».
Più netto invece il parere di «Asia News», l’agenzia di informazione del Pime, che ha dato la notizia dell’arrivo delle foto nelle mani di padre Gianni Sandalo, superiore regionale Pime delle Filippine. «In una il padre Bossi, rapito un mese fa, guarda l'obbiettivo e mostra un volto dimagrito. In altre due ha in mano una radio». Secondo padre Sandalo le foto sono state scattate con certezza dopo il rapimento. «Sono la prima prova tangibile - scrive Asia News - che il sacerdote è vivo. Il recapito delle foto, avvenuto attraverso le truppe dell'esercito filippino, confermano anche che è stato instaurato un rapporto con i rapitori. Nelle scorse settimane vi sono state molte voci ed illazioni su pretesi rapporti con i rapitori ma si erano poi dimostrate false o inconsistenti».
Padre Bossi è stato rapito il 10 giugno scorso a Payao (Mindanao); Margherita Boniver, ex sottosegretario agli Esteri, è da alcuni giorni nelle Filippine per collaborare con il governo di Manila alla liberazione del sacerdote. Ieri ha incontrato Norberto Gonzales, Consigliere alla Sicurezza nazionale, che le ha illustrato la sua opinione: «Ho sottolineato - ha detto Gonzales - che stiamo avendo a che fare con Abu Sayaf, e in base alla nostra esperienza con loro, ci vorrà molto tempo per risolvere il caso Bossi». E ha aggiunto: «non c’è una soluzione veloce per questo problema, in particolare perché stiamo cercando di assicurare che padre Bossi venga rimesso in libertà in tutta sicurezza». Le parole di Gonzales sembrano confermare l’opinione espressa da Asia News, secondo cui si è finalmente aperto un canale con i rapitori. Margherita Boniver è stata ricevuta dal presidente delle Filippine, Gloria Arroyo, a cui ha sollecitato il massimo impegno del governo per arrivare alla liberazione di padre Giancarlo Bossi, il missionario italiano rapito il 10 giugno nell’isola di Mindanao.
Successivamente la Boniver ha visto il comandante delle Forze armate filippine, Hermogenes Esperon. Il generale ha spiegato che più di mille soldati e 200 poliziotti partecipano alle ricerche del sacerdote italiano nell’isola di Mindanao. Intanto si moltiplicano le iniziative di preghiera; la Curia arcivescovile di Milano e il Pime propongono per martedì 10 luglio una giornata speciale di preghiera e digiuno ad un mese esatto dal rapimento per chiedere la liberazione del missionario, di cui una gigantografia (della misura di 2,5 x 3,66 metri) è stata esposta oggi sulla facciata di Palazzo Marino, sede del Comune di Milano.

© Copyright La Stampa, 7 luglio 2007

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