10 agosto 2007

Messa tridentina: il Vescovo di Como fa considerazioni simili a quelle dell'arcivescovo di Pisa


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L'accoglienza del Motu proprio “Summorum pontificum” /5 Il vescovo di Como: maggiore comunione

di Mattia Bianchi

"L'obiettivo del Motu proprio del papa è offrire una maggiore comunione". Il vescovo di Como, monsignor Diego Coletti, interviene così nel dibattito sulla liberalizzazione del rito tridentino, voluta da Benedetto XVI.

L'obiettivo del Motu proprio del papa è offrire una maggiore comunione. Il vescovo di Como, monsignor Diego Coletti, interviene così nel dibattito sulla liberalizzazione del rito tridentino, voluta da Benedetto XVI. Parlando nei giorni scorsi con i giornali locali, il prelato, per anni vescovo di Livorno, ha spiegato che “il vero cambiamento non è l'utilizzo del latino, ma la possibilità di richiedere di seguire il rito pre-conciliare” e che quindi, da settembre, “i parroci della nostra diocesi come di tutte le altre dovranno acconsentire a questa eventuale richiesta dei fedeli ove ci fossero le condizioni”.

“La richiesta non può essere avanzata da singoli credenti o persone che all'improvviso maturano la scelta di voler partecipare a una messa secondo il rito pre-conciliare; - spiega il vescovo - si deve trattare di un consistente gruppo di fedeli che dimostri di avere un costante riferimento a questa spiritualità e liturgia”. Quindi, “si esclude la legittimità di una richiesta fatta nell'immediato, in base a motivi di tipo ideologico o di schieramento a favore della tradizione”.
Obiettivo: “Offrire una maggiore comunione e il rispetto fraterno fra questi gruppi tradizionalisti” e aprire “spazi di rispetto e di accoglienza per sensibilità che non vanno immotivatamente castigate, favorendo sempre di più l'unità e la concordia fra i cristiani”.

Mons. Coletti insiste molto sulla dimensione del rito, paragonando la richiesta del messale preconciliare alle esigenze “dei cristiani di rito orientale, cattolici non solo ortodossi”, ai quali “si farà di tutto per poter consentire la celebrazione dell'Eucaristia nel loro rito”. “Perché non è soltanto questione di lingua, - spiega - è una questione di gesti, di struttura del rituale, di calendario, di sottolineature spirituali. Questo non dovrebbe scandalizzare nessuno, perché la Chiesa cattolica è bella proprio perché è varia”.

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Qualche domanda (sullo stile di quelle gia' formulate per l'intervento del vescovo di Pisa): che cosa si intende per "numero consistente" di fedeli? 10? 30? 50? 100? 2000?
Il motu proprio non richiede un numero minimo di fedeli proprio per non incorrere nelle restrizioni dell'indulto di Giovanni Paolo II.
Che cosa si intende con la frase: "si deve trattare di un consistente gruppo di fedeli che dimostri di avere un costante riferimento a questa spiritualità e liturgia”. Quindi, “si esclude la legittimità di una richiesta fatta nell'immediato, in base a motivi di tipo ideologico o di schieramento a favore della tradizione”?
Significa che i fedeli che richiedono al parroco (non al vescovo) la celebrazione della Messa tridentina devono dimostrare di avere un "pregresso" amore per la liturgia tradizionale? E come fanno a dimostrarlo? Gli si fa un "esamino" di latino? Si verifica che abbiano chiesto in passato la celebrazione dell'antico rito? E chi non l'ha fatto viene automaticamente escluso?

Raffaella

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Questa volta mi sento di condividere cio' che dice il vescovo,
nel senso che una persona non puo' svegliarsi di mattina e andare dal suo parroco a chiedere la messa con il rito tridentino solo per soddisfare la sua curiosita',
la richiesta va valutata e soddisfatta solo se c'e' una "costanza" nella partecipazione ed una vera "volonta'" dei fedeli..
almeno io in questo caso ho inteso questo, mentre negli altri casi c'era proprio un rifiuto 'a priori' ...e correggetemi se sbaglio..
ciao

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo sul fatto che la richiesta va valutata per il futuro e non per il passato.
Come dici tu, Elena, i fedeli non possono richiedere la Messa tridentina per puro capriccio o curiosita' ma essere animati da un vero sentimento. Per questo, a mio modesto avviso, dovrebbe essere garantita a tutti, almeno all'inizio, un minimo di elasticita'.

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella, ho appena fatto un giretto nel "diamo una mano ad Andrea Tornielli" e, credimi, c'è veramente proprio di tutto, ma quello che mi ha quasi letteralmente scioccato, è stata la segnalazione di una certa Anna: http://www.youtube.com/watch?v=khco_N-uEOY che se già non l'hai fatto, ti invito a consultare e se vuoi, commentare brevemente.

Anonimo ha detto...

Ciao Gianpaolo, che dire? Una vera mascherata! Io ho la fortuna di non avere mai assistito ad una cosa del genere pero' posso assicurarti che, se mai dovesse accadere, lascerei immediatamente la chiesa.
Il sacerdote non e' un attore o un presentatore e tantomeno un comico. Mi ha colpito in modo particolare la "distribuzione" della Eucarestia e la sedicente "omelia" del celebrante.

Anonimo ha detto...

Nella biografia di Papa Benedetto curata da Gemma mi hanno molto colpito le ultime righe, «… quando uno fa il teatrino. Questo gli fa male. Per questo gli dispiace quando si riduce anche la liturgia a teatro. Perché – dice lui – non è così che si tratta Gesù Cristo”.» Non è che in questa frase sia racchiusa l’origine del Motu proprio “Summorum Pontificum”. Che ne pensi Raffaella?

Anonimo ha detto...

Da quello che posso intuire (ma ovviamente e' una mia deduzione), il Papa, all'inizio, era preoccupato che il divieto assoluto di celebrare la Messa tridentina avrebbe portato progressivamente alla scomparsa dell'antico rito. In realta', esso e' sopravvissuto ma la riforma liturgica ha portato con se' molti abusi. Cio' non e' un fatto generalizzato perche' ci sono bellissime Messe celebrate secondo il Messale di Paolo VI, tuttavia e' innegabile che alcuni sacerdoti abbiano interpretato con eccessiva liberalita' le disposizioni seguite al Concilio Vaticano II (1970). Forse e' anche per questo che in tanti sono affascinati ed ammirati dall'antico rito. Con un po' di umilta' il motu proprio potrebbe essere applicato con grande speranza per la riforma globale della liturgia.
Ciao :-)