12 novembre 2007

Card. Etchegaray a “Le Parisien”: ordinare preti sposati? La questione può essere posta


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"Ordinare preti sposati? Parliamone"

Etchegaray apre, la Chiesa si divide

GIACOMO GALEAZZI

ROMA
La questione dell’ordinazione di sacerdoti sposati «può essere discussa». Arriva dal Vaticano un importante segnale su uno dei temi più spinosi e controversi. Il cardinale francese Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e vicedecano del Sacro Collegio apre ai sacerdoti sposati.
«La questione può essere posta, come avviene nella Chiesa greco-cattolica - afferma il porporato in un’intervista al quotidiano “Le Parisien” -. Ma deve essere chiaro che non è la soluzione al problema della crisi vocazionale». Parole ben ponderate che riaccendono le speranze delle sigle che si battono contro il celibato ecclesiastico. «E’ una grossa apertura, confidiamo che sia il primo passo verso un cambiamento delle leggi della Chiesa - esulta don Giuseppe Serrone, presidente dell’Associazione Sacerdoti Lavoratori Sposati -. La sensibilità del cardinale Etchegaray riporta l’attenzione al massimo livello dopo le posizioni di netta chiusura del Sinodo dei Vescovi».
Già lo scorso dicembre il ministro del Clero Claudio Hummes ipotizzò l’abolizione del celibato ecclesiastico, ma si oppose la maggioranza della Curia, intenzionata a mantenere l’antica norma disciplinare. Schierati a favore dei preti sposati, alcuni leader progressisti del Sacro Collegio come il primate del Belgio. «Il celibato è una regola della Chiesa che può cambiare», ritiene il cardinale Godfried Danneels.
Gran parte della gerarchia ecclesiastica, però, contrasta la fine del celibato. «Il divieto di contrarre matrimonio è una prassi così antica che è impossibile venga ritoccata - ha messo in guardia il cardinale “conservatore” Julian Herranz dell’Opus Dei, uno dei massimi giuristi d’Oltretevere e presidente della Commissione disciplinare della Curia-.
Certo, una cosa sono i dogmi e un’altra le leggi. Le norme possono anche essere modificate, ma ciò non significa che sia opportuno o conveniente farlo. L’abolizione del celibato impoverirebbe tremendamente la vita della Chiesa. La gente ama di più un sacerdote che ha fatto della sua vita una donazione completa. Il mondo non è tutto eros e sesso». Il celibato rimane un «grande valore spirituale e pastorale» della Chiesa come è stato riaffermato nella riunione dei capi dicastero di un anno fa, rincara la dose il Sir, l’agenzia della Cei: «La castità per il Regno dei cieli fa parte dei “consigli evangelici” indicati da Gesù ai suoi discepoli. E il “consiglio” è maturato pian piano nel tempo come prassi crescente fino a quando la Chiesa d’Occidente lo ha fatto diventare norma positiva per i sacerdoti di rito latino. A differenza delle norme che regolano la vita dei sacerdoti di rito orientale, anche cattolici». Certo, «la disciplina della Chiesa può sempre essere ridiscussa dalla Chiesa stessa, a differenza delle verità di fede». La luce del sole è una chimera per i «priests in love» (ottomila «spretati» solo in Italia, oltre cinquantamila nel mondo) e per le donne legate sentimentalmente a loro.«Siamo anche noi famiglie, ma negate.

In nome del rispetto dei diritti umani e della carità evangelica, abbiamo tre richieste per il Pontefice», protesta l’associazione «Vocatio».

Primo. Che sia concessa facilmente ai sacerdoti che vogliono sposarsi la dispensa «senza umiliazioni e tempi biblici di attesa».

Secondo. Che i preti sposati possano continuare a svolgere il ministero sacerdotale, «in linea con la Scrittura e per motivi pastorali, cioè per l’attuale carenza di sacerdoti».

Terzo. La democratizzazione della gestione della Chiesa con un decentramento operativo e un ruolo maggiore della donna. «Siamo la Chiesa del silenzio - lamentano i sacerdoti italiani che hanno abbandonato il sacro abito per il matrimonio -.

Un prete sposato è allontanato dal suo ministero e deve ricominciare da capo la sua vita, cercando casa e lavoro, bandito dalle comunità ecclesiali o a malapena tollerato ai suoi margini». La dispensa che permette al sacerdote di sposarsi legalmente può essere concessa solo dal Papa: è difficilissima da ottenere e con tempi sempre più lunghi. Paolo VI concedeva in fretta e senza difficoltà la dispensa ai sacerdoti che la chiedevano, i suoi successori no.

© Copyright La Stampa, 12 novembre 2007

E poi? Che cosa altro chiede l'associazione Vocatio? Di potere entrare in Conclave? Forse un po' di modestia non farebbe male perche' essere tanto arroganti non aiuta certo il dialogo, o sbaglio?
Si e' gia' discusso di celibato ecclesiastico in due occasioni sotto il Pontificato di Papa Benedetto: al Sinodo dei vescovi del 2005 e nella riunione della curia romana, convocata dallo stesso Pontefice nel 2006, proprio su questa complessa materia. Se ne discutera' ancora, probabilmente, ma al di fuori degli aut aut delle associazioni.
Ricordo inoltre che con Papa Benedetto e' diventato piu' facile ottenere la dispensa per contrarre matrimonio. Il Papa ha infatti trasferito la competenza per materia dalla Congregazione per la dottrina della Chiesa alla Congregazione per il clero, snellendo, di fatto, la procedura.
A questo proposito si legga
:

Il Papa studia il modo di riammettere i sacerdoti che hanno lasciato il sacerdozio. Intanto ha snellito la procedura di concessione delle dispense

Civiltà Cattolica: Preti che "abbandonano", preti che "ritornano"

Raffaella

3 commenti:

Luisa ha detto...

Bisogna dire che il cardinale che ha appena pubblicato un libro sta facendo il giro di tutte le cucine mediatiche francesi, l`ho spesso sentito alla radio e alle volte ha avuto delle parole che mi hanno stupito,diciamo non proprio "ortodosse", siamo in Francia non dimentichiamolo..... poi come al solito si sa che fra una frase pronunciata e quello che la stampa ne fa c`è di mezzo il mare,che dico l`oceano della malafede.....
Certo che sapendo che cosa avrebbero suscitato le sue parole con il tam tam mediatico ,il porporato avrebbe potuto astenersi!

ondeb ha detto...

Perché la solita confusione?
Nelle chiese orientali (anche cattoliche) si ammettono al sacramento dell'ordine (fino al presbiterato) uomini sposati, non si permette di certo ai preti di trovare una donna e sposarsi.

Poi che senso ha la frase "ordinare preti sposati"? Se uno è prete ha già ricevuto il sacramento dell'ordine...

L'articolo non è per niente chiaro.

Anonimo ha detto...

Ricordo che il cardinale era molto stimato da Giovanni Paolo II e dallo stesso Benedetto XVI. Ha sempre parole molto forti, ma questo non significa che sia un "trasgressivo". Sulla questione c'è ancora molto da discutere, ma come dice anche il porporato non sarà la panacea per la scarsità delle vocazioni che si possono ottenere solo in un clima di profonda preghiera, come ci ha detto Gesù. Non sopporto le ribellioni di qualche prete e vescovo, che per interessi personali portano avanti la battaglia per sposarsi e rimanere prete. Ma è importante chiedersi sempre di nuovo (come ha già fatto Benedetto XVI) se il matrimonio per i preti può essere adottato anche in vista della (mi auguro di cuore) prossima unione dei cattolici e ortodossi, i quali si possono sposare (anzi penso che sia obbligatorio per i preti). Marco