18 novembre 2007

Il padre di Dolly si è pentito "La smetto con la clonazione"


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Il padre di Dolly si è pentito "La smetto con la clonazione"

Lo scienziato si dedicherà alla produzione di cellule staminali non embrionali

ENRICO FRANCESCHINI

LONDRA -Il "padre" della clonazione abbandona il suo progetto. Ian Wilmut, lo scienziato britannico che nel 1997 fu il primo a clonare un mammifero, la pecora Dolly, ha dichiarato che non continuerà le ricerche sulla clonazione per dedicarsi a una nuova tecnica rivoluzionaria, che consente di creare cellule staminali senza bisogno di utilizzare embrioni.
La sua scelta potrebbe segnare la fine, o perlomeno una radicale riduzione, dell´interesse per la clonazione da parte della comunità scientifica internazionale. Di conseguenza, anche tutte le polemiche di carattere etico e religioso potrebbero scomparire.
La decisione del professor Wilmut è insolita, non solo perché capita di rado che uno scienziato abbandoni la strada che gli ha data fama e successo, riconoscendo in sostanza un suo errore, ma anche perché lo scienziato della università di Edimburgo l´ha maturata convincendosi che il lavoro di un rivale è migliore.
Wilmut ha infatti reso noto di essere stato ispirato nella sua decisione dalle ricerche del professor Shinya Yamanaka della Kyoto University, il quale sarebbe stato capace - sebbene manchi ancora l´annuncio ufficiale - di creare cellule staminali dalla pelle di topi di laboratorio e sarebbe successivamente riuscito a utilizzare lo stesso metodo con la pelle di esseri umani. In pratica, il nuovo sistema permetterebbe di produrre cellule staminali, con cui curare malattie come il morbo di Parkinson, senza che sia necessario creare embrioni umani. Davanti a questa prospettiva, il "padre di Dolly", che pure era stato tra i pochi a ricevere due anni fa dalle autorità del Regno Unito una licenza per clonare embrioni umani, rinuncerà a proseguire i suoi esperimenti. «Ho deciso da qualche settimana di non continuare con la tecnica del trasferimento del nucleo, utilizzata per il clone Dolly», ha detto Wilmut al quotidiano Daily Telegraph. «La ricerca sulle cellule staminali è più facilmente accettata socialmente, e al contempo estremamente appassionante».
Le prime reazioni dei suoi colleghi confermano che si tratta di una svolta di enorme importanza. «Questa», cioè la tecnica per produrre staminali senza bisogno di embrioni, «sarà la soluzione a lungo termine», dice il premio Nobel Martin Evans, uno dei pionieri della ricerca sulle cellule staminali. «Questo sarà il futuro», concorda il professor Robin Lovell-Badge del National Institute of Medical Research.
Altrettanto positive, prevedibilmente, le reazioni dei gruppi che si oppongono alla clonazione per ragioni etiche: «Finalmente gli scienziati sembrano essere tornati alla ragione», osserva Josephine Quintavalle, del Comment on Reproductive Ethics, prevedendo che il nuovo approccio attirerà maggiori investimenti perché non ostacolato dalle resistenze di chi è contrario alla creazione e distruzione di embrioni. Paradossalmente, l´annuncio di Wilmut giunge pochi giorni dopo la prima clonazione di embrioni di scimmia, un passo che poteva avvicinare la rottura del tabù supremo: la clonazione di esseri umani.

© Copyright Repubblica, 18 novembre 2007


Il biologo

Ventura: "Quella strada ha dimostrato molti limiti"

«Resta la validità scientifica dell´esperimento che ha creato la pecora Dolly, ma la clonazione terapeutica oggi è superata perché diverse ricerche hanno dimostrato che anche nell´adulto ci sono delle cellule che possono svolgere quasi le stesse funzioni delle staminali embrionali». Così Carlo Ventura, ordinario di Biologia molecolare alla facoltà di medicina dell´Università di Bologna, commenta l´annuncio di Ian Wilmut di abbandonare le ricerche sulla clonazione a favore della produzione di staminali senza embrioni.
Professore non è sorpreso dall´annuncio di Wilmut, perché?
«Speravo che potesse accadere per diversi motivi. Il valore dell´esperimento sulla pecora Dolly è di aver dimostrato la flessibilità funzionale del genoma ma la tecnica usata da Wilmut ha anche evidenziato diverse problematicità: come il fatto che Dolly è invecchiata rapidamente e con molte malattie e diversi problemi nel genoma mitocondriale. Successivamente sono state fatte altre scoperte scientifiche che suggeriscono delle alternative all´uso di staminali embrionali».
Può fare un esempio?
«La scoperta delle cellule mesenchimali che si trovano anche nell´adulto, ad esempio nel midollo osseo e nella placenta. Sono simili alle cellule embrionali, ma sono più stabili e non presentano degenerazioni tumorali».
(p.c.)

© Copyright Repubblica, 18 novembre 2007

7 commenti:

mariateresa ha detto...

ed ecco qui dimostrata la capacità profetica della Chiesa.
C'è qualcos'altro da aggiungere?

Anonimo ha detto...

Cara Mariateresa, mi vengono in mente le parole del Papa: "tutto cio' che oggi appare modernissimo, domani sara' passatissimo"...profetico, come sempre :-)

gemma ha detto...

la Chiesa non è quella nemica della scienza che molti vogliono fa credere. Solo, auspica da sempre la ricerca di alternative che evitino di usare la vita nascente per aiutare quella esistente. Le cellule staminali non sono solo quelle embrionali

Luisa ha detto...

L`aberrazione è quella di creare in laboratorio la vita per poi sopprimerla. L`embrione usato come un materiale da laboratorio. Il solo buon senso dovrebbe bastare per capire l`assurdità di tali tecniche.
Certi diranno : ma quella non è vita ...e poi se serve a salvare vite umane o guarire malattie....il problema è che nemmeno questo è provato!

In Francia qualche vescovo fa sentire la sua voce per avvertire chi da soldi per il Telethon che parte dei fondi raccolti sarà consacrata alla ricerca sugli embioni...semplice verità...non vi dico la levata di scudi contro la Chiesa oscurantista.

L`altro giorno leggo, su un giornale protestante , che la vita NON è sacra, che l`importante è il porsi in relazione....dunque ...viva l`eutanasia, l`assistenza al suicidio ecc....

Che dire? Noi cattolici abbiamo un Magistero che ci guida e ci indica chiaramente la via da seguire.
In questi tempi dove non c`è più distinzione chiara fra il bene e il male , dove tutto è lecito a partire dal momento che corrisponde al desiderio del singolo,esiste ancora un`Istituzione che ci ricorda certe verità elementari e fra queste il carattere inviolabile della vita !

euge ha detto...

Devo dire che questa notizia mi ha sorpreso ( in modo positivo s'intende ), non poco ma, questa è la dimostrazione che la chiesa non è contro la ricerca ma, come di Gemma, auspica ricerche alternative sia per la vita nascente che per quella esistente. Quando si comincerà a comprendere che nella perfezione di tutto quello che Dio ha creato c'è la possibilità di curare gravi malattie senza uccidere vite che devono avere il diritto di affacciarsi al mondo.

Anonimo ha detto...

Non trovo la notizia su Repubblica. Sarei interessato ad avere il link, è possibile?

Anonimo ha detto...

Non c'e' il link diretto, devi andare nell'archivio e cercare l'articolo :-)