13 novembre 2007
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La Chiesa riscrive la «tentazione» del Padre Nostro
di Andrea Tornielli
Al «Padre Nostro», nel Vangelo di Matteo, non chiederemo più di «non indurci in tentazione», ma di non «abbandonarci alla tentazione». E Mammona, personificazione della ricchezza ingiusta e idolatrata, è una parola destinata a scomparire dalle letture della messa domenicale: sarà infatti sostituito con il più comprensibile «ricchezza». Ma si precisa anche meglio il concetto di «fede adulta», così caro a certi politici. Sono soltanto alcuni dei cambiamenti contenuti nel nuovo Lezionario (il libro liturgico contenente le letture dell’Antico e del Nuovo Testamento che vengono annunciate durante le messe) presentato ieri mattina dal Segretario della Cei Giuseppe Betori.
Cambiamenti dovuti a traduzioni più precise o più aggiornate, che modificheranno parole talvolta desuete ma entrate ormai nell’immaginario collettivo dei fedeli. «Sono stati apportati decine di migliaia di cambiamenti - ha detto il vescovo Betori -, forse più di centomila, solo nell’ultimo passaggio ne sono stati apportati seimila.
Oltre alla già citata modifica del «Padre Nostro» (per il momento soltanto nel testo evangelico, e non nella preghiera, ma è possibile che venga adeguata anche quella nel nuovo messale), cambiano anche le parole dell’annuncio dell’angelo a Maria, che invece di dire «Ti saluto, o piena di grazia» dirà «Rallegrati, o piena di grazia». L’«orgia dei buontemponi» (nel libro del profeta Amos), diventa l’«orgia dei dissoluti»; mentre il «mormorio» del vento citato nel capitolo 19 del primo libro dei Re diventa «il sussulto di una brezza leggera».
Nella messa d’inizio del conclave, l’allora cardinale Ratzinger aveva contestato, definendola «un po’ semplificata», la traduzione italiana della lettera di San Paolo agli Efesini, che recitava «nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo». «Più precisamente - aveva detto il futuro Papa - dovremmo, secondo il testo greco, parlare della “misura della pienezza di Cristo”, cui siamo chiamati ad arrivare per essere realmente adulti nella fede». La Cei, appena ha potuto, si è adeguata.
«La nuova traduzione delle Sacre Scritture - ha spiegato Betori - è la risposta a una indicazione della Santa Sede di rivedere il testo delle traduzioni per adeguarlo al testo latino, dopo la pubblicazione della nuova versione della Vulgata latina, avvenuta nel 1986. Da quel momento - ha aggiunto il segretario della Cei - le conferenze episcopali di tutto il mondo si sono adeguate a quella nuova edizione. Dal 1988 al 2000, alla Cei, si è creata una commissione composta da biblisti, musicisti, liturgisti ed esperti per rivedere il testo». Con la nuova edizione «si è cercata continuità e uniformità nel vocabolario, ci si è preoccupati di assicurare una buona lingua italiana, evitando forme arcaiche e di adeguarsi alla cultura».
Per quanto riguarda Mammona, la personificazione della ricchezza, Betori ha osservato: «Potevamo aggiungere ricchezza “ingiusta”, ma questo lo chiarisce il contesto».
© Copyright Il Giornale, 13 novembre 2007
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