15 novembre 2007
La musica sacra verso il ritorno alla tradizione ("La Stampa" riferisce di polemiche in Vaticano)
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La musica sacra verso il ritorno alla tradizione
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FILIPPO DI GIACOMO e GIACOMO GALEAZZI
Per chi stona il coro della Cappella Sistina, la schola cantorum più famosa del mondo?
Mancano due settimane alla prima domenica di Avvento, tradizionale momento di verifica per gli orientamenti della musica liturgica. Quest’anno l’esordio del nuovo maestro delle Cerimonie pontificie, don Guido Marini, sembra permettere che l’evento si trasformi nella rivincita del tradizionalismo cattolico sugli interpreti della riforma liturgica. «Tradizionisti» contro «creativi», in una discussione ormai arroventata dalla discesa in campo dei «teocon» italiani e stranieri, che della messa in latino e del canto gregoriano hanno fatto una bandiera ideologica.
Dall’esito dello scontro e dall’eventuale nomina di un nuovo maestro alla cappella Sistina dipenderà la sorte di molti interessi non solo liturgici. Con un occhio all’influsso sugli assetti della Curia e uno ai diritti d’autore per le composizioni, sotto lo sguardo del Giudizio Universale, la frequentazione degli atei devoti con Dio sembra reggersi sulla convinzione che il Padreterno debba esprimersi cantando in gregoriano, ed accettare le preghiere dei fedeli solo se elevate con canti scelti nella polifonia rinascimentale. In realtà, agli inizi degli Anni 60 il popolo cattolico aveva a disposizione in lingua volgare solo qualche canzoncina devota alla Madonna, al Sacro Cuore e a Gesù Bambino. Il resto era tutto in latino. Negli ultimi 40 anni, perciò, la Chiesa ha dovuto costruire un patrimonio musicale in tutte le lingue che quotidianamente utilizza per dire messa.
Nonostante gli abusi, l’opera compiuta, culturalmente parlando, è immensa. I «teocon» sono arrivati in prossimità delle chiese convinti che la spiritualità liturgica consista nel confondere le personali manie estetiche per interessi dell’Occidente e della Chiesa. Da mesi ormai, ad ogni incontro di atei devoti, non manca mai il bravo cattolico, talvolta persino un ecclesiastico, che grida: cambiamo spartito. E quale luogo è meglio deputato a riproporre uno spartito rigorosamente tradizionalista se non la Cappella Sistina? Per educarne cento, colpendone uno solo, sotto a chi tocca. Dopo l’arcivescovo Piero Marini, traghettatore delle cerimonie pontificie verso la modernità, ora è a rischio monsignor Giuseppe Liberto, dal 29 maggio del 1997 maestro della Cappella Sistina.
E’ dal XV secolo che alla Cappella rivolgono lo sguardo i cori di tutto il mondo come modello. Molti vedrebbero volentieri la bacchetta del sessantacinquenne Maestro Liberto rotolare nella polvere. Un esercizio facile e che impedisce di porsi, forse, la questione fondamentale nascosta da questa strana ed inedita guerra degli incompetenti contro le cerimonie pontificali del nostro tempo. I conservatori pretendono di equiparare la tradizione alla musica d’antan, al gregoriano ed alla grande polifonia rinascimentale. Come se la liturgia non ammettesse, anche in campo musicale, una sintesi tra tradizione e modernità. In fondo, è stato Giovanni XXIII, un Papa conservatore, ad affermare che, quando la tradizione e la cultura liturgica si innamorano di se stesse, diventano sclerotiche.
A detta della maggioranza dei liturgisti, mentre a Roma le assemblee pontificie venivano registrate alla Siae, e trasmesse dalla tv come «varietà», a causa delle «musiche inedite» di un noto musicante con la tonaca, la Cappella Sistina è stata la trincea di coloro che non hanno permesso alla liturgia di alienarsi dalla vita reale del popolo di Dio. Riuscendo persino a conciliare, nonostante una Chiesa che si è «distratta» dalla teologia sacramentale, ad unire la serietà dell'arte musicale alla partecipazione dei fedeli.
© Copyright La Stampa, 15 novembre 2007 (consultabile anche qui)
Bah!
R.
“Oggi pensano a fare soldi con i dischi”
Monsignor Pablo Colino, lei è Maestro di Cappella emerito della Basilica di San Pietro in Vaticano: è vero che sulla musica sacra tira aria di bufera?
«Sì, ne è prova che alla Cappella Lateranense succedono cose abominevoli. Il maestro Marco Frisina ha azzerato la musica sacra e ha reso tutto leggero, inconsistente, inutile. Frisina non c'entra nulla con la musica sacra, anche se grazie ai media fa credere a tutti di essere un sommo compositore. Compone colonne sonore senza valore. E' stato imposto al Capitolo di San Giovanni dal cardinale Ruini per motivi che con la liturgia non hanno nulla a che fare. E' riuscito a far riconoscere dallo Stato un'orchestra che non esiste, che ingaggia a seconda delle occasioni, pagando gli orchestrali a gettone. Intanto riceve fondi statali per la sua immaginaria orchestra stabile "diocesana" per fare dischi e colonne sonore dei film con personali, enormi diritti d'autore. Senza saper neppure dirigere una “Salve regina“ gregoriana, ha messo in piedi un'immensa industria che sforna prodotti commerciali. Con gli arrangiamenti in Basilica si fa business e l'ufficio liturgico del Vicariato è diventato un ufficio per affari privati. Intanto la vita liturgico-musicale al Laterano è scomparsa».
Con il nuovo Maestro delle cerimonie pontificie, Guido Marini, pensa che cambierà qualcosa?
«Tutti aspettiamo di vedere come sarà la prima messa papale di Avvento, il prossimo 2 dicembre. Da lì si capirà quale direzione prenderà la musica sacra. Finora non ci sono state celebrazioni importanti. E finora Benedetto XVI ha avuto buone intenzioni. Lo si è visto anche con il "Motu proprio" per la messa in latino. L'opera malvagia di smontare e distruggere la vera fede della grande tradizione liturgico-musicale ha aggregato interessi inconfessabili. Adesso Benedetto XVI sta cercando di porre rimedio a questo accanimento contro il patrimonio di fede della polifonia e dell'autenica musica sacra».
Quali sono questi interessi che lei definisce inconfessabili?
«Nel latino erano scritte le messe più belle. La devastazione della musica sacra corrisponde al forte affievolimento della fede e dello spirito religioso. In chiesa la musica è diventata una scemenza insignificante, qualcosa che allontana la spiritualità invece di favorirla».
Può fare un esempio?
«Lo dimostra il disastro della messa swing, delle chitarre e dei tamburi nelle celebrazioni. Non si crea nulla e si distrugge tutto. La musica di San Giovanni, anche quando è stata portata a San Pietro, ha infatti creato il baratro. Si è azzerata l'intera, autentica tradizione della musica sacra, si è buttato nel cestino il tesoro secolare della polifonia e del canto gregoriano. Noi difensori di quel patrimonio immenso di fede e del vero valore artistico siamo stati fatti passare per elitari, come se disprezzassimo il popolo».
E adesso come cambia la situazione?
«Adesso c'è un ritorno di interesse per la tradizione musicale. Se i "teocon" ne hanno fatto una bandiera ideologica tanto meglio: non può far che bene alla Chiesa».
© Copyright La Stampa, 15 novembre 2007
Le bandiere ideologiche sono sempre pericolose perche' spesso i politici sono incoerenti. Tuttavia cio' che afferma Pablo Colino e' molto grave e, se la situazione e' cosi' disastrosa, non dubito che il Papa correra' ai ripari.
R.
Monsignor Liberto
L’epurato: ho fatto dialogare le culture
«Ho composto tantissima musica, quasi per ogni grande cerimonia pontificia. Io sono molto legato all’adattamento delle “laudes regiae” della processione d'inizio pontificato, alle litanie penitenziali per la traslazione di Giovanni Paolo II e anche alla prima messa di Benedetto XVI come Papa», spiega monsignor Giuseppe Liberto, che dirige la cappella Sistina dal 1997. E aggiunge: «Ho sempre sposato gli inediti con il canto gregoriano. Ho tentato di coniugare sempre la liturgia con le lingue vive, perché la sfida che il Concilio ci ha consegnato - il cosiddetto aggiornamento - consiste proprio nell'aprire il passato alle diverse culture». Ma qual è il segreto per riuscire a costruire senza distruggere? «E’ semplice - risponde monsignor Liberto -. Si affrontano i temi della modernità con sobrietà, eleganza e con verità rituale».
© Copyright La Stampa, 15 novembre 2007
3 domande a Miserachs Grau Istituto Musica Sacra
«Ognuno si è creato il proprio repertorio
Così si è distrutta la spiritualità»
Monsignor Valentino Miserachs Grau, lei presiede il Pontificio istituto di musica sacra: cosa prova nel vedere la musica classica entrare nel patrimonio dei teocon?
«Mi sembra l'affiorare del senso di colpa per l'oblio fatto scendere sulla tradizione. I teocon ne hanno fatto motivo di una battaglia ideologica. E questo lo si è visto anche nel collegamento che fanno tra difesa della musica sacra e messa in latino. Apprezzo i loro intenti, anche se la nostra posizione non è vincolata al rito antico».
Nell'abbraccio dei teocon non vede il rischio di strumentalizzazioni?
«No. Per noi è una questione di arte e di fede. Se anche per loro è solo una questione estetica, posso essere utili compagni di strada, soprattutto in un momento dove chi doveva controllare ha lasciato spazio ad ogni abuso».
A che cosa si riferisce?
«Al danno contro la musica liturgica che da anni si tollera in San Giovanni, la cattedrale di Roma. Nella Basilica Lateranense si sentono sentono assurdità come armonizzare il canto gregoriano a quattro voci. Addirittura si sospende il servizio musicale-liturgico durante l'estate. Ognuno si è creato un proprio repertorio e finora si è avuto un solo risultato: distruggere la spiritualità».
© Copyright La Stampa, 15 novembre 2007
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18 commenti:
Attendo con ansia il prossimo 2 dicembre!!!
sono d'accodo con il tuo bah.
a leggere l'articolo sembra che così come si fa per i papi, i cardinali i vescovi, i parroci , i movimenti ecclesiali e i santi, adesso anche per le musiche che si sentono a Messa ,occorre dividere le posizioni in quelle di destra e in quelle di sinistra.
Io ne ho piene le tasche.
E ho fiducia nell'equilibrio del Pontefice.
Alleluja! Benedetto sia papa BENEDETTO che piano piano,con fermezza e dolcezza sta "riedificando" anche la liturgia -massima espressione degli adoratori,dei menticanti,del PADRE- Frisina è un'ottima controfigura di Morricone, ma solo la colonna sonora di MISSION vale (religiosamente parlando) tutta l'opera del MONSIGNORE! Nostro Signore è un "intentitore" d'arte (soprattutto sacra)e certe "melodie" le ha sopportate per troppo tempo. In comunione RUTH
Mi associo ai vostri commenti e dico solo una cosa cosa che chi identifica la musica in correnti progressiste e conservatrici, non è un vero amante ed intenditore della vera musica soprattutto quella sacra. In questi ultimi tempi, abbiamo assistito al deprecabile decadimento della musica nelle celebrazioni cose da far accapponare la pelle. La musica non deve essere necessariamente fonte di guadagno ma, deve suscitare emozioni profonde e soprattutto accompagnare adeguatamente, la gestualità ed il significato di un rito. Finiamola una volta per tutte con i bonghi, le chitarre, le maracas che sono strumenti musicali rispettabilissimi ma, sicuramente non adatti a celebrazioni religiose.
Complimenti a mons. Miserachs, che ha il grande merito di aver salvato il patrimonio musicale "proprio" della Basilica di Santa Maria Maggiore. La seguitissima Messa domenicale (in latino) delle 10 è sempre stata un esempio di rigore e di bellezza, e so per certo che il Maestro si è sempre opposto fermamente -anche contro la volontà di alcuni Cardinali arcipreti- alla introduzione di musica inappropriata nelle celebrazioni. Canzonette come quelle in uso a San Giovanni Laterano, oltre a non avere dignità artistica, non hanno futuro, se è vero che Iddio ci ha fatto la grazia di un grande Pontefice dotato di cultura, di buon gusto e di una sopraffina sensibilità musicale.
brutte queste voci!!!
queste battaglie contro mons. Frisina, che forse non è il novello Mozart, ma non è neanche il primo arrivato, fanno poco onore a chi le ha pronunciate...
che la musica sacra (e quella liturgica, che ne è una parte, ma ne è distinta) sia da ripensare lo sanno tutti... forse la direzione non è quella di riscaldare la minestra ma quella di una nuova spiritualità liturgica e di una più diffusa formazione musicale nella Chiesa...
non mi piace il gregoriano a quattro voci del Laterano (occorre convenirne: un vero obbrobrio) ma neanche eseguire le Messe di Mozart o certe "baroccosità" ascoltate a san Pietro...
mi aspetto molto dal Papa che sappia smarcarsi dai partitini di curia e sappia offrire volti nuovi e piste inedite all'arte (musicale e non) sacra
...perché sia insieme contemporanea e pienamente tradizionale...
Concordo con l'ultimo auspicio, ma è anche vero che la "minestra" non è da riscaldare, è proprio da rifare, e seguendo le ricette originali. Quanto al senso della musica sacra e ai "barocchismi", Pio X stabilì regole che mi sembrano tuttora validissime. E speriamo che il simil-Sanremo (nel senso di festival) passi definitivamente di moda.
Il solito Francesco evidentemente queste tue risposte sono partiti presi oppure come tanti altri per te la musica fa rima con fracasso!!!!!!! Questa tua ostilità verso tutto ciò che fa parte della tradizione è degna della peggiore mente razzista e discriminatoria. Non è questo che dovrebbe trasparire dalle tue parole
"...la musica sacra deve proseguire lo spirito del canto gregoriano e rispettare la liturgia. Il cantore in chiesa non fa l'artista, fa il predicatore, ovvero predica cantando": da una bellissima intervista a mons. Domenico Bartolucci, che si può trovare in www.unavox.it/ArtDiversi/div041.htm.
Condivido ciò che hai riportato nel tuo post brustef1 e vorrei aggiunger qualcosa che prima ho dimenticato di evidenziare: questo è ciò che più mi ha fatto incavolare di tutte le assurdità che costantemente scrive Francesco "mi aspetto molto dal Papa che sappia smarcarsi dai partitini di curia e sappia offrire volti nuovi e piste inedite all'arte (musicale e non) sacra...perché sia insieme contemporanea e pienamente tradizionale..." Smarcarsi dai partitini..??? Scusa Francesco questo cosa vuol dire che tu ritieni il Papa incapace e così debole da sottostare ai ricatti dei partitini di curia come li chiami tu???? Beh allora mi sa che l'opinione che hai di Benedetto XVI è del tutto errata. Ti voglio ricordare che in più di un occasione, il Papa ha saputo gestire senza l'aiuto di chiccessia, situazioni in cui altri sarebbero impalliditi oppure avrebbero fallito miseramente..... ti invito pertanto, ad usare verso il Santo padre e le sue decisioni, rispetto e correttezza; queste tue espressioni velatamente irriverenti un tantinello offensive, te le puoi tenere per te e per quelli che ancora non hanno capito che Benedetto XVI non è una marionetta che si fa manovrare dai partitini di curia come tu li definisci.
Daccordissimo con EUGE,ma non è questione di "progressisti o conservatori"ne di baroccate o minestre riscaldate: è in gioco la BELLEZZA! Ma non vi accorgete che questa pseudo-musica immiserisce la liturgia? Niente da dire contro Frisina,per carità, ma questo "monopolio" deve pur finire; ne và della nostra salute mentale e spirituale, e perchè no anche dei nostri poveri,incolpevoli timpani! cari saluti RUTH
Cara Euge, certo (don) Francesco si esprime in maniera a volte un po' irritante, ma non c'è dubbio che i partitini di curia esistano e guerreggino tra di loro, così come non c'è dubbio che Benedetto XVI con saggezza e intelligenza -e santa pazienza- sappia bypassarli imponendo sempre, alla fine, la propria volontà. Diciamo che a volte può trovarsi nella necessità di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, ma questo rientra nell'arte del governare. Non si cambia tutto da un giorno all'altro, e comunque mi risulta che Benedetto, "là dentro", stia facendo una gran pulizia...
Vedi Brustef1 proprio perchè Benedetto XVI è una persona che come ho scritto nel mio post riesce non solo con pazienza ma e soprattutto con saggezza come hai scritto tu a bypassare e far pulizia e di pulizia ce ne vuole in ogni senso, non posso concepire che lo si faccia passare per un debole che si lascia manovrare da chiunque; peraltro, come ho già spiegato Benedetto XVI, si è trovato a gestire momenti come Ratisbona e come la questione ortodossa che, altri avrebbero sivcuramente mandato a bagno; guarda caso Alessio II vuole incontrarlo e non credo che egli accetterebbe di incontrare una persona che al primo vile ricatto taglia l'angolo. Mi dispiace ma, questa definizione di Benedetto XVI io non posso tollerarla soprattutto da un sacerdote.
Cara Eugenia, non prendertela…, altrimenti don Francesco gode troppo!!!
Grazie Giampaolo per il tuo consiglio......... Francesco gode per questo???...... beh allora l'opinione che ho di lui è quella giusta!
AH,questi preti...! Si dice che i comuni mortali hanno l'angelo custode a destra e il diavoletto a sinistra mentre i preti ce l'hanno diavoletto a destra e angelo a sinistra in onore alla loro dignità (dei preti); che don Francesco li abbia invertiti?!? (angelo e diavoletto,naturalmente)RUTH
chi ha visto "l'opera" sulla divina commedia e cosa ne pensate?
Carissimi,
personalmente sono stufa di questa polemica che ogni tanto esce sulla musica sacra. Canto nel coro della Parocchia da 27 anni ed ora anche in un coro di un convento francescano. Cantiamo molto di Frisina, così come dei Gen e del Rinnovamento. Sono partiture accessibili quasi a tutti, con un pò di esercizio, e le voci principali non sono complicate. L'assemblea riesce a seguirle e a impararle. Questa è l'unica cosa che per me è importante per far percepire, attraverso il canto, la bellezza di Dio. Anche l'esperienza di Taizé ha molto da insegnarci.
L'unica cosa che ritengo invece vergognosa è che chi riceve un dono - e quello di comporre musica a lode di Dio è un dono- dovrebbe metterlo gratuitamente e con gioia a servizio di tutta la Chiesa.
E questo con Frisina non succede. Questo lo sappiamo bene tutti. Forse è tempo che qualcosa cambi...
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