20 gennaio 2008

Mons. Guido Marini: nella Messa dei Battesimi alla Cappella Sistina, il Papa non ha "voltato le spalle" ai fedeli, ma si è orientato con loro a Cristo


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Mons. Guido Marini: nella Messa dei Battesimi alla Cappella Sistina, il Papa non ha "voltato le spalle" ai fedeli, ma si è orientato con loro a Cristo: non c'è abbandono della riforma liturgica conciliare

Domenica scorsa, la celebrazione dei battesimi nella Sistina da parte di Benedetto XVI ha avuto uno svolgimento liturgico diverso dal consueto, per via dell'utilizzo dell'antico altare della Cappella, che ha visto il Papa in alcuni momenti del rito voltare le spalle all'assemblea. Una nota dell'Ufficio delle celebrazioni pontificie aveva anticipato e spiegato questa variante, prevista dall'attuale normativa liturgica, e tuttavia - specie a livello mediatico - la scelta è stata un po' frettolosamente definita come "pre-conciliare". Fabio Colagrande ha chiesto al maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, don Guido Marini, l'esatta interpretazione di quei gesti:

R. - Credo sia importante, anzitutto, considerare l’orientamento che la celebrazione liturgica è chiamata sempre ad avere: mi riferisco alla centralità del Signore, il Salvatore crocifisso e risorto da morte. Tale orientamento deve determinare la disposizione interiore di tutta l’assemblea e, di conseguenza, anche la modalità celebrativa esteriore. La collocazione della croce sull’altare al centro dell’assemblea ha la capacità di trasmettere questo fondamentale contenuto di teologia liturgica. Si possono, poi, verificare particolari circostanze nelle quali, a motivo delle condizioni artistiche del luogo sacro e della sua singolare bellezza e armonia, divenga auspicabile celebrare all’altare antico, dove tra l’altro si conserva l’esatto orientamento della celebrazione liturgica. Nella Cappella Sistina, per la celebrazione dei battesimi, è avvenuto esattamente questo. Si tratta di una prassi consentita dalla normativa liturgica, in sintonia con la riforma conciliare.

D. - L’opinione pubblica è molto colpita da questo gesto che, in parte, il Papa ha compiuto in occasione della festa del Battesimo del Signore: dare le spalle all’assemblea. C’è chi legge in questo gesto un ritorno al passato, addirittura una chiusura del celebrante nei confronti dell’assemblea. Vuole invece spiegarci qual è il significato vero di questo gesto liturgico?

R. - Nelle circostanze in cui la celebrazione avviene secondo questa modalità, non si tratta tanto di volgere le spalle ai fedeli, quanto piuttosto di orientarsi insieme ai fedeli verso il Signore. Da questo punto di vista “non si chiude la porta all’assemblea”, ma “si apre la porta all’assemblea” conducendola al Signore.

Nella liturgia eucaristica non ci si guarda, ma si guarda a Colui che è il nostro Oriente, il Salvatore. Penso che sia anche importante ricordare che il tempo in cui il celebrante, in questi casi, “volge le spalle ai fedeli” è relativamente breve: l’intera Liturgia della Parola avviene, come di consueto, con il celebrante rivolto verso l’assemblea, indicando così il dialogo della salvezza che Dio intreccia con il suo popolo. Dunque, nessun ritorno al passato, ma il recupero di una modalità celebrativa che in nulla mette in discussione gli insegnamenti e le indicazioni del Concilio Vaticano II.

D. - Mons. Marini, c’è stato chi, sulla scia del dibattito che ha seguito la pubblicazione del Motu proprio Summorum pontificum, ha letto in alcuni gesti di Benedetto XVI la volontà di abbandonare la riforma liturgica conciliare. Cosa risponde a questo genere di illazioni?

R. - Sono sicuramente illazioni e interpretazioni non corrette, sia del Motu proprio che di tutto il magistero di Benedetto XVI in ambito liturgico.

La liturgia della Chiesa, come d’altronde tutta la sua vita, è fatta di continuità: parlerei di sviluppo nella continuità. Ciò significa che la Chiesa procede nel suo cammino storico senza perdere di vista le proprie radici e la propria viva tradizione: questo può esigere, in alcuni casi, anche il recupero di elementi preziosi e importanti che lungo il percorso sono stati smarriti, dimenticati e che il trascorrere del tempo ha reso meno luminosi nel loro significato autentico.

Mi pare che il Motu proprio vada proprio in questa direzione: riaffermando con molta chiarezza che nella vita liturgica della Chiesa c’è continuità, senza rottura.

Non si deve parlare, dunque, di un ritorno al passato, ma di un vero arricchimento per il presente, in vista del domani.

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13 commenti:

euge ha detto...

Mai parole furono più giuste. Del resto soltanto chi è ossessionato dal rito tridentino, ha visto in quella funzione una Messa preconciliare che non c'era
Un sentito grazie a Mons. Guido Marini.
Sempre con Benedetto XVI

Luisa ha detto...

Consiglio a Scalfari e a chi crede esatto ciò che scrive Scalfari di leggere quest`articolo. Nella sua "omelia " domenicale, il nostro ha cumulato le falsità sulla Liturgia nella Cappella Sistina.

Ideologia....ideologia...che rende ciechi, sordi , se poi si aggiunge la malafede.....

Anonimo ha detto...

beh insomma.
Con tutto rispetto dico che il nuovo Marini è un giurista, non un liturgista, quindi non cerchiamo di giustificare scelte errate quanto so state a volta bizzarre quelle del precedente Marini.
Styiamo copiando l'Italia, dove alla giustizia ci va un medico e alla salute un giurista.
Sempre con Benedetto ma amicus Plato magis quam amica veritas.

brustef1 ha detto...

Sintesi del delirante articolo di Scalfari (che si accredita sempre di più come teologo e liturgista) su Repubblica di ieri: dare le spalle ai fedeli è negare il rapporto diretto tra i fedeli e Dio, nonché segno di autoritarismo della gerarchia, che così si pone come unico e obbligato referente della fede. Un'idiozia del genere va di pari passo con quella di chi dice che invece trattasi di "maleducazione"...ma almeno in questo caso si può scusare l'ignoranza

Anonimo ha detto...

Brustef ti ricordo che la laurea honoris causa a Scalfari in Liturgia l'ho data io e la pergamena l'ho fatta scrivere alla Spienza, sulla falsa riga di quella che han dato a GPII. :))

Anonimo ha detto...

Risposta @ don Marco, il liturgista,

Dal periodo del concilio vaticano II, i liturgisti, questi uomini di scienza, ci hanno raccontato del tutto e del piu o meno.

I liturgisti, scegliendo il secolo che piaceva di piu a loro, ci hanno obbligati a modificare tante cose nelle chiese nostre (il collocaemtno dei tabernacoli, un esempio tra tanti)

Abituati alla valsa delle diverse ideologie liturgiche, ciascuno tirandola dal suo secolo preferito (Mons. Pietro Marini compreso), non dispiace a tanti che l'attuale ceremoniere pontificio non sia un liturgista. Al meno per una volta sara solo sotto il dominio ideologico del secolo che l'ha visto nascere e non dei cosi affezionati secoli della chiesa primitiva (come piace a tanti pseudo-liturgisti)

Noi, sacerdoti non liturgisti, diamo la nostra totale fiducia à Mons. Guido Marini, il giurista

don Istvan, (giurista) - Ungaria

brustef1 ha detto...

Adesso ho capito perché Scalfari ce l'ha tanto con i preti, è un affronto dare una laurea honoris causa in teologia a chi si sente, semmai, il principale Oggetto di studio di questa disciplina

brustef1 ha detto...

Sono d'accordo con don Istvan: vista la scuola di provenienza (Bugnini) e la propensione alle mode dei recenti liturgisti, meglio un giurista, che almeno conosce "le fondamenta" di Santa Madre Chiesa. Non vedo poi tutto questo divario tra le due "specializzazioni": a volte un medico generico è preferibile a uno specialista, perché ha la "visione d'insieme" del paziente, non si sofferma sul dettaglio e spesso è dotato di maggiore umanità e sensibilità

Anonimo ha detto...

quanto a fondamenta non capisco perchè dobbiamo fermarci a Pio V. Torniamo ancora più indietro.
Guarda caro giurista che il Tabernacolo, prima di Pio V, era collocato altrove, ma non sull'altare. Se vuoi demoliamo le Chiese precedenti al 1500 così siam tutti contenti. Come le hanno adattate dopo Trento, con libertà e autorevolezza, penso possiamo fare la stessa cosa oggi. A meno che tu non dica che lo Spirito Santo ha soffiato su POio V ma successivamente non ha dato segni di presenza nella Chiesa. Sarebbe una grave eresia, non trovi?
Se poi vogliamo dire che il Concilio è stato celebrato a ridosso del 68, beh, ti do ragione a piene mani, ricordo che ero bambino ed han distrutto paramenti preziosi per casule da poche decine di migliaia di lire, hanno abbattuto altari e balaustre monumentali per altarini di pessimo gusto.
Però non credo sia giusto dire che prima ci stava solo bene e adesso solo male. Il diritto queste cose non te le insegna ma se hai studiato teologia le dovresti sapere :)

brustef1 ha detto...

Scusi don Marco teologo, se non sbaglio il Concilio è terminato ben prima del '68, per la precisione nel '65, e nelle sue risoluzioni non erano certo previste le deviazioni e gli abusi verificatisi, questi sì, a ridosso e successivamente all'anno fatidico (soprattutto ad opera dei liturgisti di scuola Bugnini). Nulla di analogo avvenne ai tempi del Concilio di Trento, le cui disposizioni furono eseguite alla lettera, con tanto di visitatori apostolici che controllarono scrupolosamente diocesi per diocesi.

Anonimo ha detto...

bruste non ho detto che è stato celebrato nel 68 ma a ridosso, è diverso.
Il concilio di trento ha tentato di arginare gli abusi, ripeto, TENTATO, MICA PENSERAI CHE ERA TUTTO ROSE E FIORI??????? E dopo Trento gli abusi non so terminati, come saprai il potere del papa, anche se minaccioso, sotto pena di scomunica, non è che ha sortito gli effetti sperati. Certo ha arginato molto, ma non tutto. :))

Anonimo ha detto...

Sono completamente daccordo con mons. Marini. Nelle messe feriali celebro sempre (nella cappella feriale) con l'altare "coram Deo" e la domenica in chiesa con la croce al centro...
Cori liturgisti non potete imporre a nessuno le vostre storie... lasciateci seguire in pace il Papa Benedetto e il suo attuale cerimoniere. Amen!!!

brustef1 ha detto...

Amen.