23 aprile 2008

Benedetto, l'uomo del dialogo che non grida ma sussurra (Galeazzi)


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Riceviamo via mail e molto volentieri pubblichiamo questo bel commento di Giacomo Galeazzi:

L'uomo del dialogo che non grida ma sussurra

di Giacomo Galeazzi*

CITTA’ DEL VATICANO - A volte è un dettaglio, un particolare laterale, un'occasione marginale a svelare compiutamente una personalità. Per me, nel terzo anniversario della sua elezione a Pontefice, quel "momento minore" è stato il breve incontro che Joseph Ratzinger ha avuto, in una Chiesa di New York, con la figlia del reverendo Martin Luther King, il leader del movimento dei diritti civili americano, del quale si è appena celebato il 40° anniversario dell'assassinio.
"Il Papa mi ha benedetta, poi abbiamo parlato, ma quello che ci siamo detti è una cosa privata", ha raccontato, profondamente commossa, Bernice, che è un'esponente della Chiesa New Birth Missionary Baptist Church di Lithonia, in Georgia. Bernice, seconda figlia del reverendo ucciso e di Coretta Scott King, è uno dei leader di varie denominazioni cristiane che hanno partecipato con Benedetto XVI a una cerimonia ecumenica nella Chiesa cattolica di St. Joseph, a Manhattan. Bernice King ha ricordato, tra l'altro, che i suoi genitori avevano avuto contatti con altri due Papi.
E qui, dopo averlo osservato, ascoltato, letto migliaia di volte (da teologo, Cardinale e Pontefice), la grandezza di Joseph Ratzinger mi è apparsa in tutta la sua mite e coerente forza. Per tutti una parola, un'attenzione, il dono dell'ascolto. La fede come sostanza delle cose che si sperano e prova delle cose che non si vedono.
Benedetto XVI, a differenza del suo predecessore, non è il Papa del gesto che buca lo schermo. Non cerca la visibilità ma fa pensare molto, sintetizzando perfettamente tradizione e post-modernità. "Benedetto XVI non grida ma dialoga, non inveisce ma sussurra, non impone ma cerca di convincere - spiega il suo biografo Giuseppe De Carli, mentre lo seguiamo nelle tappe del suo storico viaggio negli Usa -. E' un Papa dei mass media, pur riuscendo a sfuggire completamente al loro abbraccio mortale. Il Papa dell’amicizia con Dio, dell’amore, della fede illuminata dalla ragione, della ragione illuminata dalla fede. La sua è la vita di un uomo e di un intellettuale che sta segnando profondamente la vita della Chiesa e dell’umanità. Sperimenta la felicità e il sacrificio di chi ha avuto la ventura di diventare il principe degli apostoli". Del resto, il suo percorso esistenziale è quello di un bambino intelligente e vispo che sin da piccolo voleva fare il Cardinale; si trovò suo malgrado nel gorgo della guerra; combatté il nazismo a suo modo (scrivendo versi di protesta in esametri greci); ebbe l’indicazione dai suoi superiori di fare il teologo di professione; dovette dire di sì a Papa Paolo VI che lo strappò dagli studi prediletti per nominarlo Cardinale e Arcivescovo di Monaco; si arrese a Giovanni Paolo II che lo volle vicino a sé, a Roma, alla Congregazione per la Dottrina della Fede. A 78 anni l’ultima resa, lo strappo imprevisto, quello più impegnativo: il fatto inaudito della chiamata al pontificato, alla successione di San Pietro. Il padre, commissario della gendarmeria, proveniva da una famiglia di agricoltori della Bassa Baviera. Trascorsi gli anni dell'adolescenza a Traunstein, venne richiamato negli ultimi mesi del secondo conflitto mondiale nei servizi ausiliari antiaerei. Dal 1946 al 1951 (anno in cui fu ordinato sacerdote ed iniziò la sua attività di insegnamento) studiò filosofia e teologia nella università di Monaco e presso la scuola superiore di Filosofia e Teologia di Frisinga. Del 1953 è la dissertazione "Popolo e casa di Dio nella Dottrina della Chiesa di Sant'Agostino", con la quale si addottorava in Teologia. Quattro anni dopo otteneva la libera docenza con un lavoro su "La Teologia della Storia di San Bonaventura". Conseguito l'incarico di Dogmatica e Teologia fondamentale nella scuola superiore di Filosofia e Teologia di Frisinga, proseguì l'insegnamento a Bonn, dal 1959 al 1969, Münster, dal 1963 al 1966, e Tubinga, dal 1966 al 1969. In quest'ultimo anno divenne professore ordinario di Dogmatica e di storia dei dogmi nell'università di Ratisbona e Vice-Presidente della stessa università. Intanto già dal 1962 acquistava notorietà internazionale intervenendo, come consulente teologico dell'Arcivescovo di Colonia, il Cardinale Joseph Frings, al Concilio Vaticano II, al quale diede un notevole contributo. Tra le sue numerose pubblicazioni, un posto particolare occupano l'Introduzione al Cristianesimo, raccolta di lezioni universitarie sulla professione di fede apostolica, pubblicata nel 1968; Dogma e rivelazione, un'antologia di saggi, prediche e riflessioni dedicate alla pastorale, uscita nel 1973. Ampia risonanza ottenne pure la sua arringa pronunziata dinanzi all'Accademia cattolica bavarese sul tema "Perché io sono ancora nella Chiesa?", nella quale affermava: "Solo nella Chiesa è possibile essere cristiani e non accanto alla Chiesa". Del 1985 è il volume Rapporto sulla fede, del 1996 Il Sale della terra. È stato Relatore alla V Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi (1980) sul tema: "I compiti della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo" e Presidente delegato della VI Assemblea sinodale (1983) su "Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa". Il 5 aprile 1993 entra a far parte dell’Ordine dei Cardinali vescovi. Inoltre è stato presidente della Commissione per la preparazione del catechismo della Chiesa Cattolica (1986-1992) ed è stato insignito della Laurea ad honorem in Giurisprudenza dalla Lumsa. Persona puntuale, mite e riservata, Joseph Ratzinger nutre diverse passioni: i libri in primis, che lo accompagnano fin dalla gioventù, tanto che due o tre valigie piene di volumi lo seguono anche in vacanza. Una particolare simpatia è dal Papa riservata ai gatti. Benedetto XVI ama la natura e la montagna, e la bellezza nelle sue varie espressioni artistiche: architettura, letteratura e in particolare la musica. È un ottimo esecutore di Mozart, ma anche un "amico del silenzio", pratica che lo rende capace di ascolto verso tutti. Il Papa predilige la cucina bavarese, ma apprezza anche gli spaghetti, non beve alcolici, talvolta mezzo bicchiere di vino durante i pasti, più spesso l’aranciata. Da Cardinale recava con sé il documento in cui esprimeva la disponibilità alla donazione dei propri organi. Ha sempre riconosciuto di "non essere particolarmente sportivo". Inevitabile il confronto con il suo predecessore Karol Wojtyla: diminuiscono i documenti, i bagni di folla, i viaggi, i discorsi, le udienze, gli inviti a mensa, mentre aumenta l’ascolto dei vescovi e l’importanza del sinodo e del concistoro. Insomma, mentre Giovanni Paolo II si esprimeva con i gesti, Benedetto XVI si esprime soprattutto con i discorsi. Un pontificato di concetti e di parole. Costante il rapporto del Papa coi giovani e il confronto coi rappresentanti delle altri religioni, per il quale, sostiene, "bisogna ricorrere alla ragione, al confronto di idee, al dialogo". Nel 2001 si definì "molto più un uomo semplice che non un Cardinale". Così ha sempre vissuto: senza troppi clamori, in una quiete pensierosa ed attiva. Rimane tuttavia la nostalgia del fratello Georg per le vacanze in Baviera trascorse insieme a Joseph, soggiorni di riposo, preghiera e musica: Joseph al pianoforte e Georg all’organo. I fratelli Ratzinger, gente solida, temprata alla vita e alle difficoltà, ma al contempo aperta all’amicizia; vite piene di preghiere e di studi seri, ma anche di musica, sane passeggiate, pranzi in compagnia; esistenze equilibrate, senza strappi o rotture, in cui un presente produttivo sa ricordare e rivivere, con serenità, il passato, proiettandosi al contempo nel futuro.

*Vaticanista del Quotidiano 'La Stampa'

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