19 luglio 2008
Il Papa a tavola con dodici giovani: «Grande emozione, nessuna formalità». La «gara» dei quotidiani australiani (Avvenire)
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I commensali rappresentavano tutto il mondo «Ci ha messo a nostro agio, come un nonno dolce e affettuoso» Un’ora di conversazione sulla missione dei ragazzi nella Chiesa, poi l’originale scambio di doni Nel menù zuppa di patate dolci con le pere e torta al limone
Pranzo di famiglia per Benedetto XVI
A tavola con dodici giovani: «Grande emozione, nessuna formalità»
DAL NOSTRO INVIATO A SYDNEY
MATTEO LIUT
Subito dopo il pranzo escono nel giardino della Cattedrale di Sydney, ad attenderli alcune decine di giornalisti; il passo un po’ barcollante, lo sguardo incredulo, l’espressione di chi deve ancora rendersi conto di un evento troppo grande da comprendere. Ma non sono gli effetti di una qualche bevanda australiana: i dodici ragazzi che si affacciano dalla sala della Saint Mary’s Cathedral House sotto un sole invernale splendente e cristallino sono i fortunati che hanno appena pranzato con il Papa. «Un’esperienza eccezionale – dicono in coro davanti alle telecamere dopo le fotografie di rito – ci ha mostrato un volto umano che ci ha messo a nostro agio, è stato come essere seduti a tavola con uno di famiglia, un nonno dolce e affettuoso ».
Scelti dalle Conferenze episcopali per rappresentare tutti i continenti, i dodici giovani venivano dalle delegazioni più numerose tra quelle presenti alla XXIII Gmg, unica caratteristica richiesta: che conoscessero almeno una delle lingue parlate dal Papa.
Nel gruppo anche i rappresentanti dei Paesi vicini all’Australia: Calre Dooley, 30 anni, rappresentava la Nuova Zelanda, Gabriel Nangile, 28 anni, la Papua Nuova Guinea e Helena de Sousa, 25 anni, Timor Est. Un menù semplice per il pranzo di ieri attorno a una grande tavola rotonda alla presenza anche del cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney: zuppa di patata dolce con le pere, pollo con le patate e i piselli e un dolce di limone e frutto della passione, e poi lo scambio di doni, come si fa con gli amici importanti. Durante il pranzo, durato più di un’ora, molti sono stati gli argomenti di conversazione, ma uno su tutti ha tenuto banco più degli altri: il coinvolgimento dei giovani nella vita della Chiesa e il loro ruolo nel mondo come costruttori di una società diversa. Un tema che ha interessato tutti, nonostante i presenti fossero di Paesi e culture molto diversi tra loro. Un invito a diventare protagonisti che vale negli Stati Uniti, Paese di provenienza di Armando Cervantes, 27 anni, fino alla Spagna, da dove viene Fidel Mateos Rodriguez, 25 anni, dalla Nigeria di Ijeoma Jacinta Igwe, 25 anni, fino al Brasile di Jorgiana Aldren Lima de Santana, 26 anni, e alla Corea di Wonhyong Cho, 28 anni.
«Durante il pranzo non siamo entrati nello specifico delle situazioni dei singoli Paesi – ha raccontato Helena, di Timor Est – ma per tutti il Papa ha avuto parole di incoraggiamento. Quando mi sono presentata la prima cosa che mi ha detto è stata 'Conosco il vostro presidente'. Si rivolgeva a noi con tono naturale ». «È vero, nessuna formalità, anzi, tutta cordialità e semplicità, è un uomo straordinario», dice Teresa Wilson, giovane australiana di 30 anni, che abita a Melbourne ed è volontaria della Società di San Vincenzo de’ Paoli. « Nella scuola che ho frequentato nei giorni scorsi ho incontrato le studentesse, che mi hanno affidato molte cose da dire e offrire idealmente al Papa», ci aveva raccontato Teresa nei giorni scorsi. Come è andata allora? «Volevo chiedere a Benedetto XVI come fare per rendere i giovani protagonisti nella Chiesa – risponde Teresa, che lavora per l’arcidiocesi di Melbourne – e lui ci ha parlato proprio di quello».
«Ho ricordato al Pontefice che il mio Paese lo attende a braccia aperte, quando vorrà venire», ha raccontato lo spagnolo Fidel, che ha portato in dono al Papa un rosario in argento tipico di Salamanca, il libro del progetto della pastorale giovanile in Spagna e l’immagine di Santiago di Compostela «perché – ha detto – il cammino di Santiago è il simbolo dell’Europa cristiana » . Il Vecchio Continente era rappresentato anche dalla francese MarieBénédicte Esnault, 22 anni: «Il Papa ci ha detto che nel futuro non pensa di cambiare la formula delle Giornate mondiali della gioventù, certo esiste una normale ' evoluzione' ma la cosa che ci ha detto di apprezzare di più è il fatto che al grande incontro finale si arrivi dopo un cammino di preparazione e avvicinamento con i gemellaggi nelle diocesi e gli eventi della settimana della Gmg». Uno sguardo all’orologio e ci si rende conto che la conversazione deve terminare: tra poco inizia la Via Crucis e i dodici fortunati devono correre a raggiungere gli amici per seguirla con i loro gruppi.
© Copyright Avvenire, 19 luglio 2008
LA STORIA
E l’aborigeno Craig si presenta con la pelle di canguro
«Benedetto porta nel cuore il dolore del mio popolo»
Matteo Liut
SYDNEY. Craig Ashby si è presentato al pranzo con il Papa, ieri accanto alla Cattedrale di Sydney, con una pelle di canguro sulle spalle: « Non potevo certo mettermi i nostri costumi tipici, per cui ho scelto di indossare questa pelle come simbolo della mia appartenenza e della mia cultura di origine » , ha raccontato ai giornalisti. Craig è un aborigeno australiano del clan dei Gamilaroi e ieri è stato uno dei dodici giovani che si sono seduti a tavola a mezzogiorno con Benedetto XVI. A lui e a Teresa Wilson è toccato rappresentare l’Australia.
«Parlando del mio popolo – ha detto ancora Craig – che sta ancora soffrendo per tutti i problemi di discriminazione e integrazione che abbiamo vissuto, il Papa mi ha detto che la chiave per risolverli è l’educazione e che è necessario puntare sulle scuole.
Inoltre abbiamo parlato anche di questo importante passo della richiesta di perdono da parte del governo nei confronti degli aborigeni » .
Il Papa, ha aggiunto il giovane aborigeno « è un grande leader, speriamo che continui a tenere nel cuore la questione del mio popolo. Ma è anche una persona stupenda dalla risata magnifica che ci ha fatto sentire a nostro agio » . E tra i doni che i dodici commensali hanno portato a Benedetto XVI c’erano anche degli abiti tipici degli aborigeni e un « coolamon » , un vassoio di legno.
Ma Papa Ratzinger ha ricevuto anche una bottiglia di Cognac, abiti tradizionali africani e altri oggetti dal Congo, una maglia ricordo di Bahia, manufatti artistici dalla Nigeria, alcuni cd con musica classica francese e australiana, oltre a un disco con canti tradizionali coreani. « È stata l’esperienza più emozionante della mia vita » , conclude Craig.
Un’emozione condivisa: lo rivelano le lacrime commosse del giovane della Papua Nuova Guinea, Gabriel.
© Copyright Avvenire, 19 luglio 2008
IN PAGINA
Giochi di parole, titoli e foto ad effetto: la «gara» dei quotidiani australiani
Senza perdere il gusto per la polemica in qualche servizio interno, i quotidiani australiani fanno a gara in questi giorni per chi si inventa la prima pagina più spettacolare sul viaggio del Papa a Sydney. La palma dell’idea migliore ieri è andata certamente alla copertina del tabloid «Daily Telegraph», con la grande foto di Benedetto XVI sulla papamobile in mezzo a un mare di giovani e di bandiere. Titolo: «Holy sea», mare santo, ma soprattutto gioco di parole con «Holy see», Santa Sede.
Ha colpito molto gli abitanti della metropoli la scelta del «The Sydney Morning Herald», che da tempo immemorabile non dedicava a un evento una foto grande quanto quella del Papa per le vie della città che ieri campeggiava sulla sua prima pagina, sotto il titolo «Splende la sua luce».
Poetico «The Australian», il terzo grande giornale diffuso a Sydney, che ha preferito una foto del Papa con i giovani a bordo del battello col quale ha raggiunto il molo del centro città.
Il titolo è un’allusione al meteo variabile di giovedì: «Un giorno grigio è diventato paradisiaco quando il Papa ha fatto la sua prima uscita». (F.O.)
© Copyright Avvenire, 19 luglio 2008
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