19 luglio 2008
Gmg: dagli Usa il gruppo più numeroso. Lo slancio dei tedeschi dopo Colonia e "Benedikt" (Avvenire)
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Dagli Usa 15mila: i più numerosi E tante vocazioni
Almeno un terzo dei seminaristi e metà delle giovani religiose «proviene» dalle Giornate mondiali
Sono arrivati in 1.140 gruppi da ogni diocesi, guidati dal cardinale Francis George, che oggi celebrerà una Messa per tutti «Sono i frutti delle Gmg e delle parole del Papa, chiare e ferme, come piace a noi»
DAL NOSTRO INVIATO A SYDNEY
NELLO SCAVO
Alla vista di un McDonald’s si sentono a casa. E se incrociano un drappo a stelle e strisce urlano come cowboys a un rodeo. Americani, certo. Ma non i soliti yankee. Per la prima volta il loro è il Paese straniero maggiormente rappresentato a una Gmg. Hanno battuto italiani, polacchi, spagnoli. E non era mai accaduto prima: 15mila da tutte le diocesi cattoliche degli Usa. «Non capisco tutta questa sorpresa – si stupisce Lisa Gain, 32 anni, dalla Virginia –. Dalla Gmg di Denver, nel 1993, nella nostra Chiesa è cambiato molto». Un entusiasmo che a Sydney è dimostrato dalla presenza di 1.140 gruppi da tutte le diocesi cattoliche statunitensi. Il segno di una vitalità giovanile a molti sconosciuta. «C’è una cosa che voi europei continuate a non capire – insiste Lisa –. Quando un giovane americano si avvicina alla fede e prova a seguire la via indicata dal Vangelo, e poi dice di sì, lo fa sul serio. Da noi è così, o si è credenti o non lo si è». Quel che è certo è che un terzo delle nuove vocazioni nei seminari americani si deve alle Gmg, mentre negli istituti religiosi femminili quasi metà delle novizie dicono che nella propria chiamata un ruolo importante l’ha giocato la Giornata dei giovani.
L’ombra dei preti accusati di pedofilia e gli scandali che ne sono seguiti non hanno compromesso la credibilità della Chiesa e la forza dei fedeli. Con i giovani dagli Usa ci sono 50 presuli e il cardinale Francis George, presidente della Conferenza episcopale. «Le parole del Papa quando è venuto nel nostro Paese, poche settimane fa – ricorda Jack, 21enne di New York –, sono state precise contro chi ha commesso del male. E questo ci ha aiutati a credere che di Benedetto e della Chiesa ci si può fidare».
C’è una parola in codice per spiegare la fortunata trasferta dei pellegrini americani: B16. «Benedetto XVI ci ha conquistati con la sua semplicità e la sua fermezza – osserva Francisco Rodriguez, da Denver –, è un Papa che parla chiaro, come piace a noi, e ci dice le cose come stanno». Niente saldi, ma neanche ultimatum. Ne è prova la presenza di un giovane di Austin, in Texas, tra quanti domani riceveranno il sacramento della confermazione, segno di una conversione che può arrivare a qualsiasi età. E stamani per la prima volta in una Gmg verrà celebrata una Messa per tutti i pellegrini provenienti dagli Stati Uniti.
Lungo il ponte pedonale che attraversa lo spettacolare Darling Harbour sfilano decine di ragazzi che dopo ore di cammino, notti non certo confortevoli, e pranzi consumati alla meglio sono ben lontani dal battere la fiacca. In cima all’improvvisato treno di pellegrini ci sono gli americani di Denver. «Una volta – ricorda Alicia, 27 anni – per le Gmg partivamo in pochi, e le nostre parrocchie erano mezze vuote. Poi, dopo la Giornata a casa nostra, ogni settimana ci sono iniziative nuove e temi da ap- profondire». Lo dice per assicurare «che si sbaglia chi sostiene che, passati i raduni, l’entusiasmo passa e si torna vita di prima».
Un mese fa Ratzinger era a Washington e a New York. Per giorni i commentatori al di là e al di qua dell’oceano si sono affannati nel cercare di spiegare il Papa tedesco che sa parlare al cuore dei credenti e all’intelligenza dei 'lontani'. Una risposta se l’è data il neomaggiorenne Patrick, arrivato in Australia con altri 150 dal Colorado. «Benedetto – dice senza che alcun dubbio gli attraversi lo sguardo – è animato dallo Spirito Santo. È il successore di Pietro e ha ricevuto la grazia di essere il vicario di Cristo. Vi serve altro per capire da dove viene la sua forza?». No, non serve altro.
© Copyright Avvenire, 19 luglio 2008
«È stato un viaggio lungo e costoso?
No, il miglior investimento per il futuro»
DA NEW YORK ELENA MOLINARI
La delegazione più numerosa arrivata a Sydney. Ed è fra quelle venute da più lontano. Ventidue ore di viaggio da New York e Washington, 15 da San Francisco. Un biglietto aereo che sfiora i duemila dollari. Eppure in 15mila hanno ignorato i decaloghi dei media sulle misure anti-recessione (numero uno: ridurre i viaggi all’estero) e si sono con gioia imbarcati in un pellegrinaggio dall’altra parte del mondo, a incontrare decine di migliaia di coetanei con cui condividono il desiderio di avviare la loro vita adulta nell’impegno a prendere sul serio la loro fede.
«In questo senso andare a Sydney non è assolutamente una follia, ma un investimento nel loro futuro», spiega suor Eileen McCann, coorÈ dinatrice dei giovani e dei giovani adulti all’interno del segretariato per la famiglia, i laici, le donne e i giovani della Conferenza episcopale americana, anche lei in Australia. «Tanti ragazzi mi hanno detto che preferiscono rinunciare alle vacanze del prossimo anno, o a all’acquisto dell’auto, per poter vivere questa esperienza».
Lo sforzo è ancora più notevole se si pensa che la maggior parte dei 15mila pellegrini americani è leggermente più giovane della media dei loro coetanei confluiti a Sydney, avendo quasi tutti dai 17 ai 20 anni. In Australia sono arrivati in gruppi di varie dimensioni. In tutto sono 1.140 comitive, la più numerosa di ben 520 ragazzi, che hanno dovuto viaggiare su due aerei diversi. Ad accompagnarli c’è una folta delegazione di sacerdoti ed educatori, guidati da ben 50 vescovi e dal presidente della conferenza episcopale statunitense, il cardinale Francis George, che domani mattina presiederà una messa per tutti i ragazzi Usa della Gmg. È la prima volta che un vescovo americano viene chiamato a celebrare l’eucaristia durante la Giornata mondiale della gioventù, ma dal quartier generale della Conferenza episcopale Usa fanno notare che quest’anno sono molti i pellegrini americani ad aver ricevuto un ruolo speciale.
Armando Cervantes, della diocesi di Orange, in California, e’ ad esempio una delle 12 persone selezionate dal Vaticano per pranzare ieri con il Papa. Juan Martinez di Austin, Texas, riceverà il sacramento della conformazione da Benedetto XVI domani durante la messa conclusiva della Gmg. Infine, Leonardo Jamarillo di Atlanta e Annalee Moyer dello Stato di Washington sono stati scelti per far parte del gruppo internazionale per la liturgia, impegnato nelle cerimonie e nelle liturgie presiedute dal Papa. E poi ci sono i ventidue giovani 'reporter' della Chiesa americana. Si tratta di un piccolo ma attivissimo contingente di ragazzi che hanno seguito in giugno un corso lampo di giornalismo, organizzato dai vescovi Usa a Washington e Los Angeles, e che sono partiti per Sydney con il compito di trasmettere notizie 'dall’interno' della Giornata ai loro coetanei rimasti a casa. Armati di una telecamera palmare e di un permesso del governo australiano di seguire ogni evento da vicino, le 17 ragazze e 5 ragazzi statunitensi da tre giorni pubblicano i loro reportage 'dalla strada', i loro blog in inglese e spagnolo e le loro interviste con i pellegrini di tutto il mondo sulle pagine Internet di My Catholic Voice, un portale cattolico americano. Una collezioni di voci e colori dal vivo per chi non ha potuto permettersi di andare a Sydney, ma non vuole rinunciare ad essere almeno un 'pellegrino virtuale'.
© Copyright Avvenire, 19 luglio 2008
LA CURIOSITÀ
LA CHIESA AMERICANA IN MOSTRA « LA VISITA DEL PAPA UNA SEMINA »
Un sacerdote su tre di quelli ordinati negli ultimi anni negli Stati Uniti d’America rivela che la sua scelta di farsi prete è stata influenzata dalla partecipazione alla Gmg. Il dato è esposto in bella vista all’esterno dello stand della Chiesa statunitense alla mostra vocazionale allestita in occasione della XXIII Gmg in un padiglione del Exhibition Centre, la fiera cittadina di Sydney. In mezzo alle migliaia di pellegrini che affollano il padiglione c’è anche il vescovo di Brooklyn, Nicholas DiMarzio, che accoglie le persone che si fermano incuriosite dal dato e dal materiale « promozionale » delle diocesi statunitensi. « È vero, le vocazioni sono in aumento negli Stati Uniti – commenta un giovane seminarista della diocesi di Washington, Tim –, e l’ultima del visita del Papa nel nostro Paese, in primavera, è stata una vera e propria ' semina'. Ha contribuito ad aumentare non solo l’interesse per la vita della Chiesa ma anche per il mondo della vita consacrata, liberando questa realtà da molti luoghi comuni » . ( M. L.)
© Copyright Avvenire, 19 luglio 2008
Lo slancio dei tedeschi dopo Colonia
«Una pastorale più viva e una nuova speranza, con l’insegnamento del nostro Benedikt»
DAL NOSTRO INVIATO A SYDNEY
MATTEO LIUT
Dopo Colonia? Una «Germania più giovane», con una pastorale giovanile più viva e una Chiesa per la quale «si è spalancata la finestra della speranza ». Ne sono testimoni le migliaia di giovani presenti a Sydney e provenienti dal Paese di origine di Benedetto XVI, per loro semplicemente «Benedikt».
Girano per la città con le bandiere e con un cappello beige molto simile a quello dei pellegrini italiani, forse una piccola «eredità » lasciata dai nostri giovani ai loro coetanei tedeschi; un copricapo sul quale in moltissimi portano ancora la grande spilla con la scritta «Wir sind Papst», noi siamo Papa. Parlano del «loro» Pontefice con profondo orgoglio e pensano ancora con profonda commozione l’ultima grande Gmg che ha visto protagonista il proprio Paese.
«Un protagonismo che in molti hanno voluto rendere una realtà quotidiana – commenta Johannes, giovane seminarista passionista di 30 anni, che si trova a Sydney con un gruppo del suo 'land', la Baviera, dove è nato Ratzinger –. Il primo dono della Gmg di Colonia è stata una possibilità nuova per la Chiesa tedesca di esprimere la propria fede pubblicamente » . Un frutto che ha coinvolto in prima persona i giovani, spiega il seminarista, « sono stati prima di tutto loro a scoprire una gioia e una forza nuova nella spiritualità cristiana. Un dato per niente scontato in una nazione come la Germania, coinvolta in un forte processo di secolarizzazione da tempo».
Ma che strade ha intrapreso la pastorale giovanile in Germania dopo Colonia 2006? «Sperimentiamo una nuova unità tra i diversi gruppi – dicono i ragazzi provenienti dalla Baviera –, ci sentiamo più uniti, tra noi e con la sede del Successore di Pietro». «È vero – racconta ancora il giovane passionista –, prima della Gmg i gruppi giovanili 'spontanei' e le iniziative diocesane sembravano viaggiare parallelamente, nella stessa direzione ma senza interagire. Ora è tutto diverso, sono nate relazioni e intrecci che prima non esistevano. Tutto grazie alla Gmg di Colonia. E anche grazie a Benedetto XVI: averlo in Germania all’inizio del suo Pontificato per la Gmg è stata una vera grazia per la Chiesa tedesca». Una nuova rete, quindi, dopo Colonia, ma anche nuovi eventi, nuovo slancio nelle celebrazioni diocesane delle Giornate della gioventù.
© Copyright Avvenire, 19 luglio 2008
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