21 luglio 2008
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La messa per la benedizione e la dedicazione del nuovo altare della cattedrale di Sydney
Un segno di rinnovamento per la Chiesa in Australia
dal nostro inviato Gianluca Biccini
Un rinnovamento dell'intera Chiesa in Australia: la messa celebrata dal Papa sabato mattina a Sydney, durante la quale ha benedetto e dedicato il nuovo altare della Cattedrale di Saint Mary, segna una svolta verso la rinascita di una comunità giovane eppure già segnata da difficoltà, e lascia un'eredità per le prossime generazioni a ricordo di questo grande avvenimento che è la Gmg 2008.
Nel tempio edificato sul luogo dove sorse la prima cappella cattolica del Paese, la presenza del successore di Pietro ha rappresentato un momento di ri-dedicazione e di riconciliazione, nel cammino della Chiesa locale, sotto accusa per abusi sessuali sui minori, commessi da alcuni sacerdoti o religiosi. "Sono profondamente dispiaciuto - ha detto il Pontefice - per il dolore e la sofferenza che le vittime hanno sopportato".
"Come loro Pastore - ha aggiunto - io pure condivido la loro sofferenza". Si tratta infatti di episodi che tradiscono in modo grave la fiducia dei giovani nell'istituzione ecclesiale e perciò vanno "condannati in modo inequivocabile", avendo provocato grande dolore e danneggiato la testimonianza della Chiesa.
Benedetto XVI ha quindi chiamato in causa tutti i fedeli del Paese, affinché sostengano e assistano i vescovi e collaborino con loro nella lotta contro questo male. "Le vittime devono ricevere compassione e cura - ha spiegato - e i responsabili di questi mali devono essere portati davanti alla giustizia". Per il Papa la promozione di "un ambiente più sicuro e più sano, specialmente per i giovani" costituisce una priorità pastorale urgente e le sue parole assumono un particolare significato in queste giornate della Gmg: le nuove generazioni, del resto, sono un tesoro prezioso e una grande parte della missione dei cattolici in questo Paese è stata dedicata alla loro educazione. Una sfida dunque per la Chiesa in Australia, alla quale il Pontefice ha voluto unirsi nella preghiera perché "questo tempo di purificazione porti con sé guarigione, riconciliazione e una fedeltà anche più grande alle esigenze morali del Vangelo".
Ma la storia dei cattolici in Australia registra anche tanti positivi contributi al progresso del Paese dove ora rappresentano la prima religione, a soli pochi decenni dai tempi della colonia penale britannica, quando erano una minoranza discriminata. Anche le vicende della stupenda cattedrale in stile neogotico, arricchita da vetrate policrome, - il più grande edificio australiano in arenaria, la pietra su cui sorge Sydney - riflettono questo percorso: il primo vescovo potè giungere in città solo mezzo secolo dopo l'arrivo dei pionieri e la piccola cappella di Saint Mary, che sorgeva sullo stesso luogo, con una serie di ampliamenti divenne cattedrale. Per questo nella sua omelia Benedetto XVI ha anche reso omaggio alle schiere di sacerdoti, religiosi e fedeli laici che hanno contribuito a costruire la Chiesa in Australia: come quelle famiglie di immigrati, un "piccolo gregge" cui padre O'Flynn affidò il Santissimo Sacramento al momento di partire; o come quei 2.600 "amici" cattolici e protestanti - a ricordarlo è una targa posta nella cattedrale - che tra il 1880 e il 1882 risposero all'appello dell'arcivescovo per raccogliere i fondi necessari a trasformare la prima cappella eretta in Australia nella più grande cattedrale del Paese. Completamente distrutta da un incendio nel 1865, fu parzialmente ricostruita nei successivi vent'anni, e riaperta nel 1882. Ma solo nel 1905 essa potè essere consacrata, mentre la costruzione della navata centrale fu portata a termine ottant'anni fa nel 1928, anno in cui a Sydney venne celebrato il xxix congresso eucaristico internazionale, come testimonia una stampa nell'epoca. Nel 2000, infine, in occasione del Giubileo e in coincidenza con le Olimpiadi, sono state completate le due guglie che le conferiscono un aspetto maestoso.
Sotto queste magnifiche volte hanno trovato posto oltre tremila fedeli per partecipare alla messa con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, le persone consacrate e i laici dell'arcidiocesi di Sydney, alla quale erano presenti molti seminaristi e giovani religiosi, definiti dal Papa "segno di speranza e di rinnovamento, che avranno il compito di edificare la casa di Dio per la prossima generazione".
Rivolgendosi a loro il Pontefice li ha invitati a non avere paura; a camminare ogni giorno con Cristo mediante la fedeltà alla preghiera personale e liturgica, nutriti dalla meditazione della parola. Poi ha parlato loro del "paradiso spirituale" descritto dai Padri della Chiesa, quel "giardino dove camminare liberamente con Dio, ammirando la bellezza e l'armonia del suo piano salvifico". Per Benedetto XVI infatti solo così sarà possibile scoprire quella libertà e quella gioia che possono attrarre altri alla vocazione di sacerdoti e consacrati.
Con Benedetto XVI hanno concelebrato i cardinali Bertone, Pell e Rylko; i presuli del seguito papale e sessantacinque vescovi australiani. Era presente il cardinale irlandese Sean Baptist Brady.
Sui passi dei predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II che qui celebrarono la messa (nel 1970 il primo, nel 1986 e nel 1995 il secondo), Papa Ratzinger ha ammonito chi vorrebbe mettere Dio "da parte" e nel nome della libertà e dell'autonomia dell'uomo vorrebbe la religione ridotta a devozione personale. Perché una mentalità del genere finisce con l'offuscare la comprensione della Chiesa e della sua missione anche tra i cattolici, spesso tentati di ridurre la vita di fede a una questione di sentimento privato.
Ma la storia, anche quella odierna, insegna che la questione di Dio non può mai essere messa a tacere, e che l'indifferenza alla dimensione religiosa dell'esistenza umana finisce con il tradire l'uomo stesso. Citando sant'Ignazio di Loyola, Benedetto XVI ha sottolineato che l'unica "misura" vera alla quale ogni realtà umana può essere comparata è la croce e il trionfo del suo messaggio di amore non meritato. Anche la deposizione di Cristo, scolpita orizzontalmente sulla base del nuovo altare della cattedrale, rimanda alla progressiva trasformazione spirituale che rinnova chi accetta la logica della croce. Tutta la liturgia celebrata dal Pontefice, del resto, ha offerto una lettura simbolica di questa visione, attraverso riti che richiamano alla mente quelli del battesimo, in cui è l'uomo a essere ri-consacrato: l'aspersione dell'acqua, la proclamazione della parola di Dio, l'invocazione dei santi, la preghiera di consacrazione, l'unzione e il lavacro dell'altare, rivestito di bianco e addobbato di luce. "Siamo creature di Dio dotate di una dignità inviolabile - ha commentato il Papa - e laddove l'uomo viene sminuito, è il mondo a essere sminuito; perde il proprio significato ultimo e manca il suo obiettivo".
La messa si è conclusa con il canto del Te Deum. Successivamente Benedetto XVI ha pranzato con i vescovi giunti da tutte le diocesi del Paese. Al termine il presidente della Conferenza episcopale, l'arcivescovo Philip E. Wilson, ha pronunciato un discorso nel quale ha ricostruito le vicende storiche della Chiesa australiana. Nell'occasione presuli di rito orientale, che guidano le locali comunità melkita (cinquantacinquemila fedeli in Australia), caldea (trentaseimila), ucraina (cinquemila) e maronita (un migliaio), hanno offerto al Papa un'icona di san Benedetto e un libro di icone.
(©L'Osservatore Romano - 20 luglio 2008)
Il discorso dell'arcivescovo Wilson all'incontro con i presuli australiani
Al termine del pranzo con i vescovi australiani, sabato 19 luglio, il presidente della Conferenza episcopale, l'arcivescovo Philip E. Wilson, ha rivolto al Papa un indirizzo di saluto riproponendo brevemente la storia della Chiesa in Australia
"Le persone qui riunite - ha poi notato - non avrebbero mai potuto immaginare che un giorno più di 40 Vescovi australiani avrebbero celebrato una messa con il Papa nella cattedrale di Saint Mary, a Sydney. Ricordiamo anche che qui veniva spesso la beata Mary MacKillop per consultarsi con l'arcivescovo di Sydney sulla vita e lo sviluppo della sua nuova congregazione".
Dopo aver sottolineato il valore della giornata che stavano vivendo il presule ha affrontato la questione che scuote oggi la comunità cattolica nel Paese: "Santo Padre, sa che oltre alle numerose benedizioni a noi concesse, ci sono sfide che sono specificatamente locali, ma anche universali. Il secolarismo e il relativismo hanno fatto irruzione nella vita di alcuni. La disgregazione della famiglia e una cultura di permissivismo sessuale e morale hanno avuto una grande incidenza e hanno allontanato tante persone dalla Chiesa. Lo scandalo terribile degli abusi sessuali da parte di alcuni ecclesiastici, religiosi e uomini di Chiesa, e il modo in cui tali questioni sono state affrontate in passato, hanno avuto conseguenze profonde e durature". "Posso assicurarla - ha concluso - che stiamo compiendo ogni sforzo per affrontare i casi di abuso sessuale con compassione e sollecitudine per le vittime".
"Su questo sfondo di sfide e benedizioni accogliamo l'esperienza della Giornata mondiale della gioventù qui, sui nostri lidi, con tale profonda speranza cristiana".
La assicuriamo, Santo Padre, del nostro intenso desiderio di unirci a lei, in comunione con lo Spirito Santo, nel rinnovare la vita della Chiesa in questo Paese e nel proclamare il Vangelo di Cristo".
L'arcivescovo ha poi voluto illustrare al Papa i programmi pastorali per il futuro: "Come Conferenza episcopale abbiamo già cominciato a esaminare come animare la Chiesa in Australia proclamando le convinzioni attuali e la visione futura relativamente alle esigenze pastorali della Chiesa locale". Una pianificazione pastorale che si articola su tre temi centrali: contemplazione; impegno con Dio, comunione; impegno con l'altro, missione; impegno per il mondo moderno. "La assicuriamo - ha concluso l'arcivescovo dopo aver ringraziato il Papa per l'incontro - della nostra lealtà e del nostro amore e la assicuriamo delle nostre preghiere costanti per lei e per il suo ministero petrino, per la sua salute e la sua serenità".
(©L'Osservatore Romano - 20 luglio 2008)
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