21 luglio 2008

L'invito del Papa a essere testimoni dello Spirito di Dio per trasformare la terra (Osservatore Romano)


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L'invito del Papa a essere testimoni dello Spirito di Dio per trasformare la terra

L'amore misura e sfida della vita

Misura, sfida, missione: Benedetto XVI usa tre parole per spiegare l'amore ai giovani radunati sabato sera all'ippodromo di Randwick per la veglia della Giornata mondiale della gioventù di Sydney. Tre parole che esprimono la forza trasformante di quello che è per eccellenza "il segno della presenza dello Spirito Santo".
Perché l'amore, ricorda il Papa, indica la strada per "andare oltre le visioni parziali, la vuota utopia, la precarietà fugace" e offrire al mondo "la coerenza e la certezza della testimonianza cristiana".
Il discorso del Pontefice è stato un invito a non fuggire da se stessi o dalla realtà della vita. Dio non appartiene al mondo della fantasia, ha detto, ma orienta l'uomo "a ciò che è reale, a ciò che durevole, a ciò che è vero". Da qui nasce una visione nuova e più ampia della fede: "Solida e insieme aperta - l'ha descritta il Papa -, consistente e insieme dinamica, vera e tuttavia sempre protesa a una conoscenza più profonda". È questa fede che permette all'uomo di mettersi in ascolto della voce dell'umanità disperata e sofferente, di quel "grido umano che anela a un riconoscimento, a un'appartenenza, all'unità".
Unità e riconciliazione sono i due orizzonti indicati da Benedetto XVI ai giovani. Per realizzarli, ha precisato, non bastano gli sforzi individuali ma occorre aprirsi all'azione dello Spirito di Dio, "la Persona dimenticata della Santissima Trinità". "La nostra fede - ha ammonito in proposito il Pontefice - non è in primo luogo ciò che facciamo, ma ciò che riceviamo".
In questa logica del dono, l'amore - ha spiegato il Papa prendendo in prestito le riflessioni di sant'Agostino - crea anzitutto un'unità basata sulla comunione e non su "relazioni che neghino l'uguale dignità delle altre persone". Poi, si realizza come una realtà durevole che "dissolve l'incertezza, supera la paura, porta in sé l'eternità". Infine, si offre come una "sorgente perenne" di vita dinanzi alla "follia di una mentalità consumistica" che lascia continuamente insoddisfatti e delusi.
Così vissuto, l'amore dà forma e direzione alla testimonianza del credente. Mettendolo in grado di "edificare la Chiesa" e, allo stesso tempo, "servire il mondo". La Chiesa infatti, ha ribadito Benedetto XVI, "compie lo stesso viaggio con l'intera umanità". E con lei attraversa "gli alti e i bassi della vita quotidiana", mostrando che alla fine l'esistenza "non è semplicemente accumulare e avere successo" ma "essere aperti alla forza dell'amore di Dio". Così il Pontefice ha chiamato i giovani a liberare dentro se stessi i doni dello Spirito per "trasformare le famiglie, le comunità, le nazioni".
La riflessione della veglia di preghiera ha richiamato e completato l'omelia rivolta ai preti, ai seminaristi, alle religiose e ai religiosi durante la messa nella cattedrale di Sydney. Anche a loro il Papa ha ricordato che mettere a tacere Dio affermando "l'indifferenza alla dimensione religiosa dell'esistenza umana" vuol dire "tradire l'uomo stesso". E "laddove l'uomo viene sminuito - ha aggiunto - è il mondo che ci attornia a essere sminuito: perde il proprio significato ultimo e manca il suo obiettivo". Anche qui il Papa ha riproposto la logica del dono: "Ritroviamo noi stessi - ha spiegato - solo donando le nostre vite, accogliendo l'amore di Dio e operando per condurre ogni uomo e ogni donna verso la bellezza di quell'amore". In questa direzione, il compito di sacerdoti e consacrati è quello di "dare profetica testimonianza a un mondo che può apparire sordo alle esigenze della parola di Dio".
Un appello, quello del Papa, apparso ancor più esplicito e forte alla luce delle parole di condanna "inequivocabile" degli abusi sessuali sui minori compiuti da alcuni preti e religiosi australiani. Si tratta di "misfatti - ha chiarito il Pontefice - che costituiscono un grave tradimento della fiducia" e che "hanno danneggiato la testimonianza della Chiesa. Sono profondamente dispiaciuto - ha aggiunto - per il dolore e la sofferenza che le vittime hanno sopportato". E ha chiesto giustizia per "i responsabili di questi mali".

(©L'Osservatore Romano - 20 luglio 2008)

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