23 agosto 2008

A colloquio con Pier Paolo Francini, capo dell'ufficio filatelico e numismatico dello Stato della Città del Vaticano (Osservatore Romano)


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A colloquio con Pier Paolo Francini, capo dell'ufficio filatelico e numismatico dello Stato della Città del Vaticano

Piccole opere d'arte che accendono la fantasia dei collezionisti

di Mario Ponzi

Sarà dedicata alla celebrazione dell'Anno paolino la prossima serie speciale di francobolli emessa dallo Stato della Città del Vaticano. L'uscita è prevista per il prossimo mese di settembre. Verrà coniata anche una moneta commemorativa del valore facciale di 2 euro. Importanti emissioni filateliche sono previste anche per la celebrazione, nel 2009, degli ottant'anni dello Stato della Città del Vaticano.
Sono le principali novità che andranno ad arricchire il notevole catalogo filatelico e numismatico dello Stato della Città del Vaticano, nel quale sono compresi pezzi di rara eccezionalità, tanto ambiti dai collezionisti di tutto il mondo. Basti pensare che l'unica serie ancora potenzialmente circolante tra le rarità sul mercato filatelico - almeno tra quelle di cui si ha notizia -, ha raggiunto un valore calcolabile in svariate migliaia di euro.
Con il dottor Pier Paolo Francini, capo dell'ufficio filatelico e numismatico del Vaticano, abbiamo cercato di ripercorrere la storia di questa vera e propria arte, che da sempre accende la fantasia dei collezionisti.

A quando risale il conio della prima moneta dello Stato della Città del Vaticano?

Per capire quando è stata coniata la prima moneta bisogna fare un salto indietro nella storia. Le notizie sulla moneta più antica dello Stato si perdono un po' nella notte dei tempi. Basta pensare alle trasformazioni che ha subito lo Stato anche nel nome: da Patrimonio di san Pietro, a Stato della Chiesa, a Stato Pontificio, a Stato della Città del Vaticano. Non credo di sbagliare di molto facendo risalire l'origine della moneta vaticana all'anno Mille, cioè al periodo del Patrimonio di san Pietro.
Per i francobolli invece possiamo riferirci a un periodo a noi più vicino, anche perché sarebbe un'impresa ripercorrere tanti secoli di storia in poche battute. Possiamo partire dal 1852. È una data molto importante perché il primo gennaio di quell'anno nacquero le Poste Pontificie. Lo Stato Pontificio era uno dei tanti della penisola italiana, i cosiddetti stati preunitari. Ebbe vita breve, almeno dal punto di vista filatelico, perché quando nel 1870 i bersaglieri entrarono da Porta Pia, lo Stato Pontificio cessò di esistere e dunque fu sospesa l'emissione dei francobolli e la coniazione delle monete. Tuttavia quei diciotto anni furono molto importanti perché lo Stato ha emesso propri francobolli. Dapprima il valore era espresso nella moneta che aveva corso legale nello Stato Pontificio, cioè lo scudo e i suoi sottomultipli, i baiocchi. Nel 1866, quando lo Stato era ormai ridotto al solo Lazio e i suoi confini arrivavano sì e no a trenta-trentacinque chilometri da Roma, lo Stato Pontificio aderì all'unione monetaria latina e quindi lo scudo venne sostituito dalla lira vaticana. Si cambiava con un particolare rapporto di cambio con la lira italiana (a quell'epoca erano valori espressi in oro). Sta di fatto che da quell'anno il valore dei francobolli venne espresso in lire e centesimi e non più in scudi e baiocchi. Si può dire che fu questo il momento cruciale anche per le monete perché proprio da quell'anno cambiarono nome: lire pontificie. È durato però un solo quinquennio, nel 1870 è finito tutto: sparito lo Stato, rimase solo la Santa Sede.
Il salto da fare è di ben cinquantanove anni, per arrivare cioè al 1929 quando, in virtù dei Patti lateranensi, nasceva lo Stato della Città del Vaticano. Ed è ripresa immediatamente la tradizione di emettere francobolli e coniare monete. Il 1° agosto di quello stesso anno partì la prima lettera dalla Città del Vaticano affrancata con francobollo emesso dal nuovo Stato. La prima fornitura di francobolli fu un regalo del poligrafico dello Stato italiano. La fornitura faceva parte di un pacchetto di concessioni fatte dal governo italiano al nuovo Stato. Si tratta di francobolli non bellissimi, anche perché erano stati fatti con il sistema della calcografia, un procedimento molto bello ma che, se non esprime delle immagini particolari, e soprattutto se fatta in monocromia, come furono fatti quei primi francobolli, non dà risultati esteticamente molto buoni. Ma questo è l'inizio della nostra storia, della storia della nuova filatelia vaticana.

Le monete di cui è più facile la rintracciabilità quando arrivarono?

Un po' più tardi. Ci fu bisogno di stipulare una convenzione monetaria siglata nel 1930 ma che ebbe retroattività al 1929, per dar modo di costituire una continuità storica con l'inizio del nuovo Stato. Dunque esistono monete vaticane, solo metalliche perché così stabilisce la convenzione, datate 1929 ma in realtà coniate e messe in circolazione nel 1930.

Cosa fa nascere, secondo lei, la passione del collezionista di monete?

Difficile trovare dei parametri esatti per definire comunque una passione. La moneta è una misura del tempo e della storia. Quando si fa uno scavo le monete sono le prime cose che si vanno a cercare. Innanzitutto per la loro incorruttibilità e poi proprio perché è l'espressione della sovranità di uno Stato nel tempo. Le monete vaticane, per restare al nostro caso, ci danno il senso del correre del tempo nello Stato, del cammino della storia, del susseguirsi dei pontefici soprattutto. Costituiscono dunque una documentazione vera. Ha indubbiamente il suo fascino.

Il francobollo invece?

Il francobollo ha una funzione un po' diversa. Oltre a quella postale istituzionale, il francobollo è usato per rappresentare la vita dello Stato attraverso dei flash che fermano eventi di varia natura: religiosi, politici, culturali e così di seguito. Ma sono testimonianza anche dello sviluppo della tecnica incisoria nel tempo.

Quali sono gli eventi raccontati dai francobolli del Vaticano?

È una tradizione che risale ai primi del Novecento. Già negli anni trenta si cominciò a emettere francobolli commemorativi. Nel 1936 ci fu per esempio da celebrare l'anno giuridico internazionale e fu fatto un francobollo speciale. Fu una grande novità per quegli anni. Oggi come oggi invece i francobolli sono quasi esclusivamente commemorativi. Si differenziano da quelli che noi chiamiamo francobolli di posta ordinaria, perché mentre questi ultimi si possono anche ristampare, quelli commemorativi no. Quando una serie è finita è finita e basta. Normalmente è difficile che ciò accada.

Ci sono, o ci sono stati dei francobolli diciamo particolarmente singolari?

Da quando guido l'ufficio mi pare di poter indicare quelli che alcuni anni fa abbiamo dedicato alle bandiere dei Paesi dell'euro: i 12 Stati dell'unione monetaria europea più i tre microstati che utilizzano la moneta europea: Vaticano, San Marino e Principato di Monaco.

Con l'avvento dell'euro è cambiato qualcosa?

Certamente si è ampliato il collezionismo numismatico perché ci ha offerto una platea a livello europeo che prima non avevamo. Per i francobolli il fenomeno è meno rilevante sotto questo profilo anche perché ogni Stato è libero di emettere i francobolli che vuole; per le monete non è così, tranne che per quelle d'oro e d'argento commemorative. È anche possibile dedicare, almeno sino a oggi, una volta l'anno, alla celebrazione di un evento di Stato una moneta da due euro. Lo scorso anno l'abbiamo dedicata agli ottant'anni del Papa. La prossima moneta la dedicheremo agli ottant'anni dello Stato, nel 2009.

Chi autorizza il conio delle monete?

L'autorizzazione finale deve venire da Bruxelles, questo perché la Città del Vaticano ha adottato l'euro come moneta nazionale ufficiale. Prima invece la lira era moneta d'uso.

Quante monete vengono coniate in un anno dal Vaticano?

Possiamo battere un milione e settantaquattromila euro l'anno, tra ordinarie e commemorative. Si tratta di un limite che varia di anno in anno ma per piccoli aggiustamenti e basta. Invece la tiratura dei francobolli è data dalla movimentazione postale e da quella collezionistica. Attualmente siamo attestati sulle duecentomila copie di serie complete. È chiaro però che all'interno di queste stesse serie dei valori più utilizzati per il servizio postale vengono stampati più esemplari, anche un milione di pezzi. Annualmente almeno una decina sono le serie che celebrano altrettanti eventi. Ma dipende dagli anni. Per esempio nell'Anno santo del duemila e la coincidenza con l'anno della nascita di Cristo abbiamo raggiunto alti livelli di emissione.

C'è un francobollo cui lei è più legato?

Direi decisamente, per esperienza di vita lavorativa vissuta, il francobollo della Sede Vacante del 2005. Per noi è stato un momento topico. Per tradizione il francobollo della Sede Vacante deve essere stampato prima possibile. Del resto si tratta di un evento che si verifica solo in Vaticano. Nel periodo della Sede Vacante la facoltà di autorizzare l'emissione di francobolli e di battere moneta passa, come ogni altra attività dello Stato, nelle mani del cardinale camerlengo, per un periodo molto breve durante il quale è tuttavia necessario riaffermare la continuità della vita dello Stato, senza interruzione e dunque va ribadita anche attraverso l'emissione di nuovi francobolli e il conio di nuove monete.
L'annuncio del decesso di Giovanni Paolo ii, oltre al dolore, provocò in me e nei collaboratori una certa ansia perché dovevamo provvedere subito a fare questi francobolli, tre in tutto. Ma erano passati 26 anni dall'ultima sede vacante. Io la ricordavo vagamente, i miei collaboratori erano bambini e molti non l'avevano mai vissuta. Era dunque evidente un salto generazionale da superare. Ci siamo trovati in difficoltà sul come raffigurare questi francobolli. Alla fine ci vennero in soccorso affreschi nella Camera apostolica visti casualmente da un nostro collaboratore in visita a un conoscente. Si tratta di affreschi del Seicento in cui sono raffigurati degli angeli che sorreggono il baldacchino della Camera apostolica con al centro le chiavi. Furono una novità molto ben apprezzata.

Perché se ne fanno tre esemplari? Non sarebbe sufficiente uno?

Se ne fanno tre perché l'usanza vuole che rappresentino la Trinità.

E quando viene eletto il Papa cosa succede?

I francobolli devono essere immediatamente ritirati perché non possono più circolare, decadono di validità. Possono poi essere collezionati ma per l'uso postale terminano.

È vero che i francobolli del Vaticano vengono stampati all'estero?

Le monete siamo obbligati a coniarle in Italia mentre i francobolli possiamo farli stampare dove vogliamo. È chiaro che ci rivolgiamo a chi, nel rapporto qualità prezzo, offre più convenienza. In Italia abbiamo stampato sino a qualche anno fa. Poi ci siamo serviti in Olanda, in Germania, in Austria, in Svezia e ora in Francia.

Qual è il francobollo che vale di più?

Il più raro, almeno quello più ricercato, è certamente uno dei più brutti che abbia mai emesso la Città del Vaticano. È la cosiddetta serie provvisoria, o sovrastampata. È del 1934 e si chiama sovrastampata perché in quell'epoca sovrastamparono quelli del 1929. Ne avevano avuti tanti dall'Italia e quando l'Italia decise di variare le tariffe postali il Vaticano fu costretto a fare altrettanto perché era obbligato a seguire la tariffazione italiana. Per non sprecare tutti i francobolli rimasti, decisero di sovrastamparli. Ma come è facile immaginare la sovrastampa non è mai precisa e non viene sempre uguale: più alta, più bassa, più nitida, più sfumata. Ciò ha dato luogo a una grande varietà di esemplari e dunque a una conseguente grande rarità di alcuni francobolli che oggi hanno raggiunto quotazioni dell'ordine delle migliaia di euro.

E tra le monete?

Un certo valore mantengono le monete auree e tutte quelle marcate in euro. Avendo aperto il mercato europeo quelle del 2002 hanno raggiunto quotazioni inopportune e improprie dovute a un certo tipo di speculazione fatto in campo numismatico.

Ma perché vengono messe in vendita a un valore superiore a quello nominale?

Questo vale solo per quelle cartonate perché c'è da aggiungere il costo della confezione e poi perché sono fior di conio, cioè sono trattate in un modo particolare, diverso dalle altre. Dunque sono monete destinate al collezionismo, tra l'altro quello di monete Vaticane è ancora molto attivo e molto florido. Discorso a parte meritano le monete d'oro e d'argento. Il valore intrinseco supera largamente quello estrinseco. Poi ci sono quelle destinate alla circolazione ordinaria che hanno il valore facciale.

Ha destato interesse la mostra allestita all'interno dei Musei?

Direi di sì. È solo dal mese di settembre dello scorso anno che abbiamo finalmente potuto trovare ospitalità nei Musei Vaticani. Le monete e i francobolli raccontano come detto la storia dello Stato e dunque attraverso la mostra raccontiamo un po' di storia del Vaticano. Anzi abbiamo cercato di legare anche visivamente monete e francobolli con la storia. Per esempio un francobollo del 1943, in pieno secondo conflitto mondiale, è esposto accanto alle foto del bombardamento di San Lorenzo a Roma e a quelle a tutti note di Pio xii che invoca la fine della guerra. Ci sono addirittura dei francobolli esposti accanto a prime pagine de "L'Osservatore Romano" nelle quali erano annunciati gli stessi eventi.

Programmi per il futuro?

Certamente per l'Anno paolino emetteremo una serie speciale. Forse già a settembre. I francobolli riproporranno tre momenti topici della vita di san Paolo. Conieremo anche una moneta da due euro commemorativa dell'Anno paolino. Per il 2009 sono previste importanti emissioni filateliche che riguarderanno gli ottant'anni dello Stato della Città del Vaticano.

(©L'Osservatore Romano - 23 agosto 2008)

FOTO: Papa Benedetto XVI firma i francobolli emessi in occasione del suo 80° compleanno.

Vedi anche:

Ufficio Filatelico e Numismatico del Vaticano

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