22 agosto 2008
«Andate adagio». Invito da un buon "Papà" Joseph (Mosca)
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«Andate adagio». Invito da un buon Papà
di Paolo Mosca
Confesso che la tentazione di mettere un accento sull’ultimo ' a' della parola Papa, mi venne in mente gli ultimi (stoici) giorni di vita di Giovanni Paolo II. Voglia di dirgli: grazie Papà Wojtyla, per quanto hai fatto, detto, sognato insieme a noi.
Ecco, domenica scorsa, quella tentazione mi è tornata: quando Benedetto XVI, prima della preghiera dell’Angelus a Castel Gandolfo, ha avuto parole davvero paterne per creature di ogni età. Sì, adesso anche Joseph Ratzinger è diventato Papà per tutti noi. Parole semplici ma profonde, perché sgorgate dal cuore di un teologo, un intellettuale di problemi morali e religiosi. « Non potete morire sulle strade per un banale sorpasso: la vita umana è un bene troppo prezioso per essere buttato via sull’asfalto di una vacanza » .
L’esempio di una vacanza intelligente, del resto, ce l’ha dato lui, sui verdi prati di Bressanone.
Letture, riflessioni, nuove pagine scritte per la seconda parte del libro ' Gesù di Nazareth', suonate a quattro mani al pianoforte con il fratello, monsignor Georg, passeggiate insieme a lui, ricordando la giovinezza in Baviera, e preghiere all’alba e al tramonto.
Certo, a noi comuni mortali, sarebbe troppo chiedere uno stop così spirituale: ma chiederci più prudenza al volante, e magari un’Ave Maria prima di un viaggio, non è un tarparci le ali, ma prenderci idealmente per mano, uno per uno, e trattarci come figli. Dunque grazie, Papà Ratzinger. I suoi avversari dicevano, all’inizio del Pontificato, che lei aveva un carattere tedesco, quindi difficile, chiuso.
A tre anni dalla sua elezione, sta venendo a fuoco il suo vero carattere: dolce, rispettoso, appunto paterno.
E dice ancora Ratzinger: « Non dobbiamo abituarci a questa triste realtà delle morti sulle strade, o a ritrovarsi invalidi per cause che nella maggior parte dei casi si potrebbero evitare » .
Proprio un padre premuroso, innamorato della vita e del miracolo della nascita di ogni creatura. Certo, quel filmato replicato mille volte dai telegiornali, in cui un tir sbanda sulla sinistra, invadendo la corsia opposta dell’autostrada Venezia Trieste, e provocando una strage, avrà sicuramente colpito la sensibilità di Papà Ratzinger, non solo la nostra. Perché correre? A quale misterioso appuntamento dobbiamo arrivare in anticipo? La smania di vivere tutte le emozioni possibili, ci ha portato alla nevrosi di premere l’acceleratore: l’importante è il record di velocità da casello a casello.
Non c’è tempo per godersi i paesaggi, fare una sosta per una fotografia del nostro meraviglioso paese. «Papà, perché vai così piano? Fai guidare me» , dicono i figli con patente. E con loro sarà record al casello del mare o della montagna. Ma Ratzinger viene incontro alle nostre nevrosi, non per giustificarle, piuttosto per aiutarle.
«È indispensabile la costante opera di prevenzione e vigilanza da parte delle autorità preposte » . Come dire: meglio una sana multa, un controllo alla patente, una prova- palloncino, che sbandare e finire fuori strada.
Ancora grazie, Papà Ratzinger. Sarà difficile, per noi, dimenticare il suo monito alla prudenza lanciato da Castel Gandolfo. Anche perché l’ha fatto con il sorriso: un atteggiamento ottimistico oramai sconosciuto ai leader del pianeta. Fino all’altra domenica, era San Cristoforo il protettore delle creature al volante: ora dobbiamo affiancargli Papà Ratzinger.
Grazie al Pontefice che con premura e dolcezza ci ha ricordato le nostre responsabilità al volante.
© Copyright Avvenire, 21 agosto 2008
Ma che bello questo articolo!!
Complimenti davvero a Paolo Mosca :-)
R.
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2 commenti:
Davvero magnifico! Le parole del Papa sono davvero appropriate. Infatti non molti giorni fa una mia amica è morta in un inidente stradale forse per la troppa velocità, aveva solo 19 anni.
Meglio come dice mia mamma partire un po prima e andare via con calma!
si bellissimo quest'articolo che leggo solo ora...... Già chi ha continuato e continua a torto a dipingere Benedetto XVI con il vocabolo dispregiativo de " il tedesco", dovrebbe farsi un esame di coscenza per capire quanto sia chiuo il suo cuore da non capire quanto è grande l'affetto, la dedidizione e la sensibilità di un uomo così grande ma, di un umiltà ed una tenerezza senza precedenti.
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