12 settembre 2008

Così il Papa-professore spiegherà la sua laicità nella patria dei Lumi (Rodari)


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Così il Papa-professore spiegherà la sua laicità nella patria dei Lumi

di Paolo Rodari

È guardando il College des Bernardins di Parigi che si può comprendere bene quale tipo di discorso Benedetto XVI pronuncerà domani a Parigi di fronte a oltre 600 personalità della cultura francese tra professori universitari e intellettuali, rappresentanti dell'Unesco e dell'Unione europea.
L'edificio gotico più prestigioso della città dopo la cattedrale di Notre Dame, infatti, vive dallo scorso 5 settembre una nuova epoca grazie a quei sei anni di lavori di ristrutturazione che alla Chiesa, allo Stato, alla città di Parigi e alla regione Ile de France, sono costati complessivamente 50 milioni di euro.
Una cifra importante, seppure giustificata dalla necessità di far sì che l'antico monastero divenga, a soli a due passi dall'Università della Sorbona, un centro di dialogo e di confronto culturale, un luogo - ha spiegato l'arcivescovo di Parigi André Ving-Trois - «in cui intraprendere una riflessione sull'uomo, sul suo posto e il suo avvenire nella società».
In sostanza, un luogo in cui quella «laicità aperta» di cui parlerà domani Joseph Ratzinger davanti all'intellighenzia transalpina - al cuore, quindi, di quel pensiero europeo che colloca la propria origine e novità ancora oggi nella sola filosofia dei lumi - possa trovare una sua prima e immediata caduta pratica.

Niente a che vedere, insomma, con la modalità tramite la quale, l'anno scorso, una delle più prestigiose università italiane (La Sapienza di Roma) accolse l'ipotesi di ascoltare una lectio papale nel proprio rettorato.

Ma rimaniamo a Parigi. Qui Ratzinger, per la sua lectio di domani, ha scelto il tema della laicità. Il discorso, per aspettative e contenuti, si prospetta della medesima portata della più famosa lectio tenuta esattamente due anni fa - curiosa coincidenza - a Ratisbona attorno al nesso inscindibile di fede e ragione. Era il 12 settembre 2006 e allora, come domani, il Papa giocò sul proprio terreno: il campo della cultura e della scienza.
Il testo del 12 settembre francese pare essere ormai pronto. Il Papa l'ha scritto di suo pugno in tedesco - poi è stato tradotto in francese - e a coloro che solitamente, nella segreteria di Stato vaticana, lo coadiuvano nella revisione e nella stesura dei propri scritti, ha fatto pervenire soltanto alcune bozze contenenti semplicemente gli schemi di quanto egli intende dire. Un segnale, questo, dell'importanza che il Papa ha voluto dare all'evento. Un segnale che dice come a Parigi il Papa-professore non dirà cose scontate. Tutt'altro.
Benedetto XVI indirizzerà il suo discorso sia al mondo culturale, e dunque a tutta la società civile, come anche alla Chiesa e alle sue gerarchie. Le fondamenta attorno alle quali costruire il "suo" modello di laicità, infatti, debbono essere recepite non soltanto dallo Stato e dall'intellighenzia del paese, ma anche dalla Chiesa. E soprattutto dall'episcopato francese troppo influenzato, in passato, da quel modello di laicità tutto transalpino che predica la separazione totale tra Stato e Chiesa relegando, di fatto, la fede (e ogni espressione religiosa) al campo privato.
Quanto allo Stato e al mondo culturale, Benedetto XVI arriva a Parigi memore delle parole con le quali, nel suo discorso al Laterano di qualche mese fa, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha spiegato come debba declinarsi oggi una sana laicità: un concetto positivo che riconosca l'importanza e il valore delle religioni.
Ratzinger sa bene quanto alle parole occorre seguano i fatti - «questo concetto di laicità deve passare a poco a poco nei fatti», ha detto ieri, in un'intervista al quotidiano cattolico francese La Croix, il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone - e proprio per questo motivo andrà a spiegare a Parigi come alla storica concezione francese della laicità occorra contrapporne una che non separi Stato e Chiesa ma che anzi veda il ruolo positivo delle religioni e del cristianesimo - e del cattolicesimo - nel campo sociale quale fondamento della società stessa, quale aiuto nella ricerca del bene comune. Un ribaltamento dovuto se è vero, come è vero, che è anche al cristianesimo che Francia ed Europa devono la propria identità.

Quanto alla Chiesa francese, il ritiro nella sagrestie in nome della non ingerenza nelle cose pubbliche (e dunque dell'indifferentismo religioso) è iniziato negli anni del post Concilio proprio qui (per poi contagiare Olanda, Belgio, Svizzera e la Germania) e con conseguenze disastrose: chiese vuote, vocazioni ai minimi storici e l'eredità incombente dello scisma lefebvriano.

È anche uno sprone ai "suoi" quello che Benedetto XVI intende indirizzare domani: la Chiesa non può tradire la propria missione di testimonianza pubblica.

Una testimonianza che, proprio in Francia, ha un singolare esempio luminoso: Lourdes, la piccola cittadina nel sud del paese dove la Madonna decise di apparire centocinquanta anni fa e dove il Papa si recherà in pellegrinaggio subito dopo Parigi.

© Copyright Il Riformista, 11 settembre 2008 consultabile online anche qui.

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