6 settembre 2008

Da tutta la Sardegna per l’abbraccio al Papa (Viana). Nel santuario della Vergine «donata» dal mare (Nuvoli)


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Da tutta la Sardegna per l’abbraccio al Papa

Domani ci sarà un’isola intera ad accogliere Benedetto XVI a Cagliari. Il Pontefice arriva nel capoluogo a chiusura del centenario di proclamazione della Madonna di Bonaria a patrona massima della regione

DAL NOSTRO INVIATO A CAGLIARI

PAOLO VIANA

Anche ad Ales è tutto pronto. Domatti­na, un gruppo di fedeli partiranno in pullman alle sette in punto, per in­contrare Benedetto XVI a Cagliari e invocare con il Papa la protezione di Nostra Signora di Bonaria, ma per le 19,30 saranno tornati nel­la Marmilla, perché non possono certo man­care alla prima processione la «loro» Madon­na. Come ogni anno e come a Monserrato, nel Campidano: qui, stasera, la statua della Vergine attraverserà le vie cittadine, amman­tata di ex voto. Sono i segni del culto maria­no in Sardegna, tramandato da generazione a generazione, nel Cagliaritano come nell’O­ristanese, sui litorali trasformati dall’industria turistica come nella Barbagia. Per descriver­lo bastano le parole di Pio XII: «la Sardegna si può considerare eredità e dominio di Maria, Madre e Regina».
Non è un caso, infatti, che sull’isola si trovi­no 345 tra chiese e santuari dedicati a Maria, quasi uno per ogni comune. I titoli vanno da Nostra Signora della Neve a Madonna del lat­te dolce ma quelli che fanno riferimento al­l’Immacolata Concezione hanno un peso par­ticolare. «Quando ci liberammo dai musul­mani e dai bizantini – ricorda don Tonino Ca­bizzosu, che dirige l’Archivio storico dioce­sano a Cagliari – ci fu un rigoglio di santuari mariani. Pensiamo a Bonarcado, a Santa Ma­ria di Tergu… Opera degli ordini monastici che operarono in sinergia con i giudici, nel XII secolo. Tuttavia già nel periodo bizantino ci furono testimonianze del culto della Vergi­ne 'purissima' e nel 1632, tre secoli prima del dogma, i parlamenti sardi riuniti nella catte­drale di Cagliari giurarono di credere e diffon­dere il culto dell’Immacolata».
Che le radici di questa religiosità siano profon­de lo testimoniano i gosos, canti in lingua sar­da o catalana, che scolpiscono il dogma ma­riano nella cultura di queste genti. «Tuttavia, non è solo un fenomeno religioso questo at­taccamento alla Madonna; è ancestrale e ri­flette una simbiosi tra fede e vita» ammette don Cabizzosu e cosa vi sia di ancestrale nel rapporto tra la cultura sarda e la figura della Vergine ce lo spiega lo scopritore di Su Nuraxi, il complesso nuragico più famoso dell’isola, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’uma­nità. «Il sardo ha una religiosità profondissi­ma – Giovanni Lilliu, accademico dei Lincei – oltre che un attaccamento fortissimo alle proprie tradizioni e tutta la società sarda ri­serva un posto speciale alla figura femmini­le. Le radici riportano al neolitico, una società matriarcale, in cui governavano le donne, in­terrotta dal periodo nuragico, quando gli uo­mini presero il sopravvento e iniziarono le guerre». Una miriade di reperti prova che tut­ta l’etnologia sarda è modellata sulla centra­lità della madre, la stessa che si riflette nei ro­manzi di Grazia Deledda. Con simili fondamenta, si comprende appie­no la «autenticità della fede dei sardi» che l’ar­civescovo di Cagliari Giuseppe Mani intende sottolineare domani di fronte a Benedetto X­VI, presentando «una terra in cui c’è ancora la vera fede in Gesù Cristo, quella che vivono le persone semplici ed umili. In Sardegna la fede è diventata cultura, storia. Qui i tempi vengono ancora scanditi dalle feste religio­se », come ha anticipato. E non stupisce nep­pure che per il momento clou della visita pa­pale sia stato scelto il Santuario della patro­na massima della Sardegna, da dove Bene­detto XVI si sposterà nel Seminario, prima di recarsi in Cattedrale, passando davanti al car­cere di Buoncammino, e concludere il pro­gramma con la festa dell’Incontragiovani.
Nel complesso, sono attesi più di 150.000 pel­legrini (tra loro anche il premier Silvio Berlu­sconi) per quella che si annuncia come una «visita storica». «Nel momento in cui vacilla­no i valori, i contrasti sociali esplodono, l’e­conomia balbettante crea nuovi poveri – si legge in un editoriale dell’Unione Sarda il quo­tidiano più diffuso dell’isola – la Chiesa assu­me una posizione centrale, come un collan­te che supera contrapposizioni e odii ergen­dosi a baluardo della fiducia nel futuro e nel­la speranza per una vita migliore, più sop­portabile, lontana dagli affanni quotidiani». Quelli dei giovani sardi – disoccupazione in primis – costituiranno il secondo filo rosso della visita, dopo quello mariologico. Il Papa ha voluto incontrarli in una sorta di dopo­Sydney, che inizierà con la veglia di stasera in Fiera, per concludersi domani pomeriggio in largo Carlo Felice.
Qui, prenderanno la paro­la due giovani testimoni, Antonio Cao e An­dreina Pintor. «Chiederemo al Santo Padre – ci dice Andreina – come ad un padre di vita la guida, il conforto e l’attenzione per i giovani sardi e per le loro famiglie, che sostengono il sacrificio di anni di studio e di preparazione per un lavoro che non arriva mai e che, quan­do arriva, non corrisponde alla preparazione conseguita. Migliaia di ragazzi sono costretti così a lasciare questa terra, bellissima ma a­spra, anche sul piano lavorativo».

© Copyright Avvenire, 6 settembre 2008

Nel santuario della Vergine «donata» dal mare

Il Pontefice rinnoverà l’atto di affidamento alla Madre là dove nel 1307 le onde lasciarono una statua raffigurante la Madonna con Bambino

DA CAGLIARI

SERGIO NUVOLI

Il Santuario di Bonaria rappre­senta il cuore della visita di Be­nedetto XVI a Cagliari. La storia di questa chiesa così amata dai sar­di è anteriore all’arrivo dell’imma­gine che sarà al centro delle cele­brazioni di domenica. Fu agli inizi del 1300 – secondo le notizie del­l’archivio dei frati – che venne fon­dato l’attuale convento dell’Ordine dei Mercedari da un nobile caglia­ritano, Carlo Catalano, che in se­guito abbraccio i voti.
Il misterioso arrivo della cassa con­tenente il simulacro della Madonna risale al 25 marzo 1370, quando si avverò – secondo la tradizione – u­na profezia del fondatore del con­vento che aveva assicurato ai suoi confratelli che presto «un’ospite» a­vrebbe fatto visita ai Mercedari. La storia racconta di una nave prove­niente dalla Spagna che al largo di Cagliari venne colta da una tempe­sta. I marinai, nella speranza di sal­varsi, dovettero alleggerire il carico, gettando in mare anche una pe­sante cassa di cui ignoravano il con­tenuto, che si arenò davanti al con­vento dei frati, in un punto ancora oggi segnalato da una piccola co­lonna posta sulla grande scalinata che conduce alla Basilica. I religio­si aprirono la cassa e vi trovarono un simulacro della Vergine realiz­zato in legno di carrubo, che regge in una mano il Bambino Gesù e nel­l’altra una navicella. Si tratta della navicella che Benedetto XVI sosti­tuirà domenica, con un atto che rin­noverà l’affidamento di tutti i sardi alla Madonna di Bonaria, che oggi è anche patrona dei naviganti.
I religiosi non vollero portare la sta­tua in Cattedrale, e la collocarono in una cappella laterale del con­vento, poiché l’altare maggiore era occupato dalla Madonna del Mira­colo. Ma il mattino seguente i frati scoprirono che le due statue aveva­no invertito la loro posizione, e le ri­sistemarono nella posizione che a­vevano scelto in precedenza. Il gior­no seguente si ripresentò la stessa situazione: a quel punto i Merceda­ri capirono che la Madonna voleva essere onorata come «Regina del Santuario» e la lasciarono nel pun­to dove si trova oggi, da cui il simu­lacro viene spostato solo in rarissi­me occasioni. Anche in occasione del pellegrinaggio marino-mariano, con il periplo dell’isola, e della pe­regrinatio per le diocesi, è stata uti­lizzata una copia della statua. Do­mani, prima dell’arrivo del Pontefi­ce, il simulacro verrà portato in pro­cessione attraverso i varchi tra i pel­legrini e collocata accanto al gran­de altare allestito per la celebrazio­ne.
Il Santuario – accanto al quale è sta­ta poi edificata la Basilica la cui co­struzione fu completata nel 1926 – è meta continua di pellegrini che giungono da tutta l’isola. Il 13 set­tembre 1907, papa Pio X la pro­clamò patrona massima della Sar­degna. Domani Benedetto XVI rin­noverà quell’atto così denso di si­gnificato per tutti i sardi. Bonaria del resto ha da sempre un rapporto speciale con i Papi. Nel 1958, Pio XII rivolse via radio un messaggio ai «di­letti figli e figlie della nobile Sarde­gna », in occasione del cinquantesi­mo anniversario della proclama­zione della Madonna a patrona massima dell’isola. Nel 1970 fu Pao­lo VI a farsi pellegrino a Bonaria per il seicentesimo anno dal misterioso arrivo della cassa con il simulacro della Vergine, mentre nel 1985 Gio­vanni Paolo II celebrò la Messa sul sagrato della Basilica.

© Copyright Avvenire, 6 settembre 2008

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