8 settembre 2008

Giovanni Maria Vian: "Dalla Sardegna a tutto il Paese" (Osservatore Romano)


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Dalla Sardegna a tutto il Paese

Una visita davvero calorosa e molto significativa. Così, in estrema sintesi, si può riassumere la giornata trascorsa ieri a Cagliari da Benedetto XVI.
Non solo, ovviamente, per il clima, e non solo per il fatto, già di per sé rilevante, che un vescovo di Roma abbia voluto recarsi in Sardegna per la terza volta in meno di un quarantennio, dopo le visite nel 1970 di Paolo VI e nel 1985 - per ben tre giorni - di Giovanni Paolo II.
Anche questa volta, come trentotto anni fa, si è trattato di poche ore, ma straordinarie e segnate da un affetto che conferma una volta di più l'ospitalità e l'amicizia delle quali il popolo sardo va, con ragione, fiero.
Affetto al quale il Papa, primate d'Italia, ha risposto con altrettanto trasporto: mostrando, sin dall'arrivo, il suo vero volto, quello del vescovo attento ai bisogni del popolo che gli è affidato, e poi, durante il succedersi degli incontri cagliaritani, rivolgendosi alla Sardegna ma anche a tutto il Paese.

Due sono i fatti che permettono di parlare di una visita calorosa: il ritardo nel programma della mattinata a causa delle persone che, numerosissime, sono scese in strada ad accogliere il Papa, e gli applausi che hanno punteggiato e interrotto l'omelia davanti al santuario di Nostra Signora di Bonaria e il discorso ai giovani: ben trenta volte la prima e una ventina il secondo.

Accoglienza e applausi che, di riflesso, hanno mostrato anche l'accurata preparazione della visita nella metropoli sarda, grazie in particolare al suo arcivescovo.
Benedetto XVI, infatti, ha saputo cogliere bene identità, ricchezze e problemi di un popolo di donne - le "donne sarde" esaltate dal Papa - e di uomini nella cui anima come "elemento costitutivo", ha detto, è rimasta la fede in Cristo. Quella fede in cui va collocata la devozione a Maria: una devozione radicata nella storia del Novecento e che il Papa sta sottolineando nei suoi viaggi, come è stato ricordato dal sostituto della Segreteria di Stato in occasione della visita in Salento.
All'attenzione puntuale nei confronti della Sardegna si è accompagnata quella per il Paese di cui Benedetto XVI, come vescovo di Roma, è primate. Il quadro è quello di relazioni istituzionali eccellenti, in questa occasione sottolineate oltre che dalla presenza cordiale delle autorità sarde - il sindaco di Cagliari e il presidente della Regione - dalla partecipazione ad alcuni momenti della visita papale del capo del Governo italiano e di uno dei sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Così le parole del Papa si sono rivolte ai sardi, ma della Sardegna hanno subito superato i confini quando Benedetto XVI ha parlato della necessità di evangelizzare il mondo del lavoro, dell'economia e della politica grazie a "una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare".
Ed è senza dubbio un segnale positivo che queste parole abbiano suscitato un consenso non formale e che sembra andare al di là delle divisioni e delle strumentalizzazioni politiche. L'appello del Papa non è stato tuttavia generico, come mostra soprattutto il suo discorso ai giovani.
Quando Benedetto XVI ha parlato di speranza che non ignora le difficoltà, quando ha criticato la società consumistica e i suoi idoli, quando ha riproposto tre valori: famiglia, formazione, fede.
Rivolto alla Sardegna, ma parlando a tutto il Paese.

g. m. v.

(©L'Osservatore Romano - 8-9 settembre 2008)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Credo che la Chiesa Italiana oggi abbia bisogno più che mai di difendere la propria alterità dalle derive politico-sociali dominanti. Se negli anni Settanta queste minacce venivano da sinistra, oggi è del tutto evidente che vengono da destra: giovani inebriati dal mito del successo a tutti i costi (anzi, peggio, a nessun costo), gruppi giovanili che inneggiano alla violenza e al razzismo, rigurgiti di un nazionalismo esagerato che vorrebbe imporre un'identità italiana fatta di forza muscolare e di paganesimo dionisiaco.
Sarebbe importante che il Santo Padre intervenisse con un'enciclica sulle derive del consumismo perché i rischi maggiori per la fede arrivano da lì. Si pensi alla battaglia contro l'aumento dei libri scolastici (di per sé giusta, se i libri non sono nuovi) condatta da genitori che spendono migliaia di euro per comprarsi e comprare ai loro figli telefonini, scarpe griffate, videogiochi.
Occorre una nuova crociata contro il subdolo nemico nihilista, che si muove sempre più baldanzoso sfruttando gli appoggi politici del partito di maggioranza. Al suo interno infatti, ci sono certo anche cattolici seri, ma la linea principale viene da strateghi non a caso dal passato di sinistra (Tremonti, Bondi, Cicchitto, Frattini) che vogliono favorire un indirizzo sottilmente anticattolico del partito. Questa è la grave emergenza dell'oggi.

Stefano Villoresi

Raffaella ha detto...

Il Papa ha parlato spesso di edonismo e di consumismo, di razzismo e del rischio di nuovi nazionalismi, ma penso che l'enciclica sociale, di prossima uscita, non manchera' di occuparsi in maniera specifica di questi argomenti.
R.