2 settembre 2008

Ingrid Betancourt: "Il Papa, l'essere della luce" (Il Tempo e Il Giornale)


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l'incontro a palazzo valentini

Sinistra pazza per Ingrid ma lei sogna solo il Papa

Lo sguardo basso intimidito, fragile, a volte nasconde il pianto. Sorride, a tratti, ma i suoi occhi raccontano altro. Come fosse ancora turbata. Del resto, sei anni e mezzo sotto le fauci delle Forze armate rivoluzionarie colombiane non si dimenticano facilmente.

Fabio Perugia

Ingrid Betancourt entra a passo lento nella sede della Provincia di Roma. È appena arrivata da Castel Gandolfo, dove ha incotrato il Papa. Si è inginocchiata, l'ha abbracciato, gli ha confidato gli attimi più struggenti dei suoi anni di prigionia, nella selva. Benedetto XVI, racconterà poi al pubblico, gli ha dato la forza in quei giorni duri. E incontrare «l'essere della luce - come lo chiama lei - è la realizzazione di un sogno».
Ad accompagnarla davanti a un plotone di giornalisti c'è Luca Zingaretti, che le dona il premio Provincia Capitale: un melograno «simbolo della vita e della fertilità». «È il mio nobel per te», la corteggia Zingaretti annunciando di aver spedito una lettera al governo della Birmania per poter incontrare a Rangoon Aung San Suu Kyi, leader dell'opposizione birmana e premio nobel per la pace.
Poi tocca a Ingrid. Alle risposte in spagnolo o in francese. Di politica non vuole parlare: «Non è la mia priorità». Anche se è in corsa per una poltrona all'Unesco. E gli incontri con i maggiori esponenti della sinistra italiana non sembrano scuoterla. Lei vuole confrontarsi su altro. Vuole restituire al mondo il suo messaggio di convivenza, di pace. Di fede.
Zingaretti la corteggia. Piero Fassino, mischiato tra i giornalisti, l'ascolta estasiato. Walter Veltroni la sera prima l'ha anche invitata a cena con tutti i familiari. L'ha corteggiata a suon di complimenti e abbracci il segretario Pd. Tanto da regalarle il «Libro dei sogni» di Federico Fellini, la maglia di Totti per il nipotino e un dvd con tutte le iniziative a suo sostegno nel 2003. Inoltre, il presidente della Provincia di Roma che le paga vitto e alloggio fino a domani, pranzerà con lei dopo la conferenza stampa assieme ai suoi uomini e Giuliana Sgrena. Betancourt è la più corteggiata del momento, dalla sinistra italiana.

Ma lei ha orecchie e cuore solo per Ratzinger.

«Marciavo dall'alba al tramonto - racconta la colombiana - Una sera ci siamo accampati e mi sono distesa, come sempre, angosciata. Disperata, perché non sapevo cosa aspettarmi dalle Farc. Tra i pochi "svaghi" c'era una radio. L'accessi e sentii il Papa pronunciare il mio nome». Ingrid si commuove. E con lei anche chi in questo momento ha il compito di tradurre le sue parole. La folla applaude. «Quella voce è stata come una luce, una speranza».

Quel giorno inizia a pregare per un miracolo. «Non la mia liberazione. Volevo un segno, qualcosa che mi indicasse il momento in cui qualcosa poteva cambiare». Era da sei anni e mezzo prigioniera. E il 20 giugno scorso uno dei capi della guerriglia le disse che degli uomini sarebbero venuti a prenderli per liberarli. Per Ingrid era il miracolo.
Il 2 luglio è di nuovo libera.Lo ricorda sospirando. «C'è qualcuno che sa ascoltarci», è il messaggio che vuole dare agli italiani. «Nella vostra mente - dice rivolgendosi alle telecamere - si crei lo spazio necessario per la pace. Usate la via democratica, la legge. La via per vincere è il cuore».
Il soliloquio di Betancourt assume sempre più le sembianze di un Angelus. Ricorda che quando era nella selva il mondo fuori le sembrava bello, «ma uscita mi sono accorta che la gente ha paura di perdere quello che ha e rifiuta il prossimo. Rifiuta chi viene da fuori. E io so quanto è difficile sentirsi rifiutata. Ma se noi cambiamo il modo di pensare e affrontare il futuro si potrà cambiare». La quarantasettenne figlia della politica dedica tutto il suo discorso ai valori cattolici. Critica il consumismo eccessivo, «ci vuole una vita più sobria in questo mondo. Se riusciamo, nella fratellanza, questo sarà veramente un mondo azzurro».

La voce di Benedetto XVI alla radio, l'incontro di ieri, la fede, i valori cattolici. Betancourt vuole portare questi insegnamenti nel mondo. «Aprite il vostro cuore al di là dei calcoli politici. Perché la nostra generazione deve prendere delle decisioni. Adesso».

© Copyright Il Tempo, 2 settembre 2008 consultabile online anche qui.

La Betancourt a Roma: «Che emozione quell’abbraccio al Papa»

di Franco Frattini

La luce della speranza non si è mai spenta negli occhi di Ingrid Betancourt, l’ex candidata franco-colombiana alla presidenza della Colombia, sequestrata nel febbraio del 2002 dalle Farc (forze armate rivoluzionarie) proprio durante la campagna elettorale e liberata lo scorso 2 luglio. Ed è sempre stata animata da una fede profonda in tutto il periodo della sua prigionia, quasi sette anni. A riferirlo, la stessa pasionaria che, ieri mattina alle 12,30, è stata ricevuta in udienza privata da Papa Benedetto XVI, nel palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. «Incontrare il Santo Padre è stata un’esperienza incredibile, in cui non ho seguito il protocollo. Anzi, mi sono sentita di abbracciarlo e gli ho raccontato che durante il sequestro, avevo chiesto al Signore di aiutarmi a portare la mia croce e di darmi un’indicazione su quando sarei stata liberata. Un segno giunto, quando a termine di una marcia estenuante per raggiungere l’accampamento, ho sentito alla radio la voce del Papa che stava pronunciando il mio nome e chiedeva ai guerriglieri colombiani di liberarmi».
Sono state le altre vittime del terrorismo, i settecento ostaggi, ancora nelle mani della Farc, e l’obiettivo di una loro liberazione, i protagonisti dell’incontro, avvenuto poco dopo le 13,50, a Palazzo Valentini in cui il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, che la ospita, ha omaggiato Ingrid Betancourt con il premio «Provincia Capitale» una scultura in legno raffigurante un melograno, simbolo della vita e della fratenità. Zingaretti si è inoltre augurato «che le venga consegnato il premio Nobel per la Pace, per aver vinto la sua battaglia nel nome della democrazia e della libertà».
A chi, nel corso della conferenza, le ha chiesto notizie su una sua eventuale partecipazione politica con una possibile ricandidatura alla presidenza per il 2011, ha risposto: «La mia missione ora è dare voce a coloro che non hanno voce, avvolti nel dolore umano della prigionia. Lotterò per la liberazione dei miei compagni.Il mio obiettivo è costruire un’équipe che riesca a creare un dialogo con i guerriglieri e che tocchi il loro “cuore duro”, seminando via sentimenti di odio e vendetta per lasciare spazio all’amore e al perdono. Ho sempre riconosciuto il loro diritto a essere diversi, ma ho pregato affinché capissero il mio diritto alla diversità. In cambio ho ricevuto però il loro rifiuto, del cibo, di un saluto, di un sorriso». Nell’agenda della Betancourt, che ha precisato che «mi sarebbe piaciuto incontrare il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi», è previsto anche un colloquio con il ministro degli Esteri .

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