2 settembre 2008
Cristiani in India: "Con la forza disarmata" (Cristiana Dobner per Sir)
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Qualche giorno di vacanza ma con un occhio al blog
VIOLENZE ANTI-CRISTIANE IN INDIA: RACCOLTA DI ARTICOLI
CRISTIANI IN INDIA - Con la forza disarmata
Cristiana Dobner
La logica ha sempre affascinato la persona umana e chi può pensare di se stesso che, se tutto gli sta andando davvero male e a rotoli, ma la sua logica è salva, si sente arrivato e compiuto. Spesso, tuttavia, solo tronfio e superficiale? Mi riecheggia nella memoria l’apologo della rana. Vale proprio la pena di narrarlo tanto è emblematico di chi osserva il mondo e le sue vicende soltanto dal proprio punto di vista, dimenticando che solo insieme, ma diversamente, le persone umane costruiscono la storia. Un giorno, nel piccolo pozzo in cui una rana è vissuta tutta la vita, salta una rana che dice di venire dall’oceano. -Oceano? e cos’è? - chiede la rana del pozzo.
- Un posto grandissimo! - risponde la nuova giunta.
La rana del pozzo traccia un piccolo cerchio sulla superficie dell’acqua -cosi grande?- -no, no, molto più grande!- Al che la rana del pozzo traccia un cerchio più largo -no! di più! molto molto più grande!- La rana del pozzo allora traccia un cerchio grande quanto tutto il pozzo che è il mondo da lei conosciuto. -no! ancor più grande! molto di più!- le dice la rana dell’oceano. -BUGIARDA!- le urla allora la rana del pozzo, e non le rivolge più la parola.
Può reggere un simile atteggiamento legato solo alla propria, minuscola esperienza, nella vita e nella fede riflessa di chi si dice persona umana, indipendentemente dalla religione che professa? E quando la persona scopre la persona di Gesù Cristo? Non si tratta certamente di negare la propria razionalità ma di coniugarla con lo sguardo evangelico e il bene supremo della libertà. Altrimenti sotto il manto di un profetismo radicale, di un’adesione rocciosa al proprio credo, si dimentica l’esistenza altrui e la sensibilità che conduce a vivere l’esistenza in una dimensione inedita, capace di accettare e rispettare tutti.
Così di logica in logica, del tutto ristretta e concentrata solo a se stessa, la persona smarrisce i connotati interiori, le tensioni al bene e alla libertà. La morsa si stringe e la logica del potere, della forza, del guadagno, prevalgono in un unico nodo: quello che strozza chi non condivide la propria logica e, in qualche modo, la disturba.
Lo scontro in India, se possiede basi politiche ed economiche, facili da decifrare, si gioca però ben più profondamente e coinvolge la concezione della persona non considerata come apertura all’Infinito- così l’allora prof. J. Ratzinger insegnava- ma soltanto come essere “periferico”, collocato in una scala di disvalori umani e sociologici, quali le caste che costringono e non elevano gli spiriti. Il messaggio di Cristo invece è dirompente solo perché intriso dalla logica del Logos, logica altra, perché tipica di Colui che, per noi, è morto sulla Croce e ha liberato ogni persona e tutte le persone, conferendo loro uguale e pari dignità: il Padre infatti non fa accezione di persone. Tutte da Lui sono create, tutte da Lui sono amate.
Perché non rispettarsi allora l’un l’altro in quanto di più profondo e proprio si muove nell’animo umano e che denominiamo relazione con l’Altissimo?
Troppi interessi coprono di cenere questo anelito e suscitano reazioni violente, oppressive, la cui radice è facile da smascherare ma le cui conseguenze sono durissime da sopportare.
La logica del Logos, di Cristo, è semplice e ardita nel concreto: scegliere la sua strada, accogliere la Croce che dilania ma salva. Non è la rinuncia alla verità e neppure alla dignità ma è la fecondazione unica del male attraverso il bene. Non significa lasciarsi diventare bersaglio inerme, esporsi o addirittura cercarsi la gragnola di colpi e di ingiurie. Significa essere capaci di abbandonare la mentalità ristretta e violenta ed assumere quella, ampia e docile, della colomba che porta nel becco il ramoscello di ulivo. Non è ingenuità o buonismo di bassa lega e di discutibile efficacia, significa lasciarsi incidere nel profondo la domanda e la risposta che ha travagliato l’Angelus di domenica scorsa e che Benedetto XVI ha lanciato con la consapevolezza di chi, sulla propria pelle, riconosce la geografia di una lunga vita tutta fondata solo sulla Parola: «Che cosa sono gli orrori della guerra, le violenze sugli innocenti, la miseria e l’ingiustizia che infieriscono sui deboli, se non l’opposizione del male al regno di Dio? E come rispondere a tanta malvagità se non con la forza disarmata dell’amore che vince l’odio, della vita che non teme la morte? E’ la stessa misteriosa forza che usò Gesù, a costo di essere incompreso e abbandonato da molti dei suoi».
Non vinceremo se ci armeremo, vinceremo solo se il terreno della libertà e della libertà degli spiriti, sarà dono dell’Altissimo riconosciuto a tutti: anche ai cristiani dell’India. Solo allora la forza misteriosa e disarmata dell’Amore polverizzerà il male e libererà il cuore di chi del male diviene strumento, costringendo degli inermi a trovare scampo e rifugio nella giungla per la sola ragione di aderire ad una religione diversa.
© Copyright Sir
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