5 settembre 2008

Una recente ricerca sull'iconografia del Credo in Italia: "Dipingo dunque predico" (Osservatore Romano)


Vedi anche:

Mons. Ravasi: "Europa, riparti dalla bellezza" (Osservatore Romano)

Un'ingerenza sottile e pacifica, dovere nel caso dei diritti (Maraone)

Il "sermone" di Ezio Mauro alla Chiesa ed ai Cattolici. Qualche riflessione...

Preghiera e digiuno: non siete soli. Oggi solidarietà della Chiesa italiana ai cristiani d’India perseguitati

Domenica il Papa a Cagliari nel centenario della proclamazione di Nostra Signora di Bonaria quale Patrona massima della Sardegna (Radio Vaticana)

Suor Nirmala, l’erede di Madre Teresa: «India, amore e perdono per vivere da fratelli» (Cataldo)

Giornata di preghiera della Chiesa italiana per i cristiani dell’Orissa vittime della violenza. Intervista con il cardinale Bagnasco (R.V.)

Trapianti e morte cerebrale. "L'Osservatore Romano" ha rotto il tabù (Magister)

Quei dubbi sulla morte censurati da 40 anni (Lorenzetto)

Oggi giornata di digiuno e preghiera per i Cristiani perseguitati: l'adesione del blog

Papa Ratzinger si iscrisse tra i donatori di organi

Card. Barragan: "Sulla morte celebrale non cambiamo linea" (Buzzanca)

Lucetta Scaraffia: "Non volevo modificare la dottrina ma quanta violenza contro di me" (La Rocca)

Il direttore Vian ha trasformato l´Osservatore Romano: il colore, l´assunzione di giornaliste, interventi su temi finora impensabili (La Rocca)

Da Barcellona a Bonaria con l'abito bianco dei mercedari. Il legame tra la città spagnola e il santuario mariano sardo che il Papa visiterà domenica

IL PAPA A CAGLIARI: LE DIRETTE TELEVISIVE

Suor Mary Nirmala Joshi: "L'India ha bisogno di discepoli autentici di Cristo" (Osservatore Romano)

Il Papa: "La convesione di San Paolo non fu il frutto di un processo psicologico. Non venne dal suo interno, ma dall’esterno, dall'incontro con Gesù..."

Qualche giorno di vacanza ma con un occhio al blog

VIOLENZE ANTI-CRISTIANE IN INDIA: RACCOLTA DI ARTICOLI

Una recente ricerca sull'iconografia del Credo in Italia

Dipingo dunque predico

di Michael John Zielinski

Come si può rilevare dagli Atti degli apostoli il primo annuncio cristiano è costituito dalla proclamazione di un avvenimento: la passione, morte e risurrezione di Gesù, l'evento pasquale di cui gli Apostoli sono testimoni; questo annuncio originario assumerà il nome di kèrygma, termine che diverrà sinonimo della stessa predicazione del mistero cristiano.
I testi del Nuovo Testamento documentano come la predicazione apostolica si fonderà e si compirà proprio a partire da questo "nucleo", a cui via via si aggiungeranno arricchimenti, in un ininterrotto processo di trasmissione ecclesiale.
Lo studio fondamentale di John Norman Davidson Kelly mostra che partendo da formulazioni di fede originarie - che si ritrovano anche in vari testi del Nuovo Testamento - e passando attraverso quelli che possiamo chiamare "frammenti di Credo", la Chiesa giungerà progressivamente a formulazioni sintetiche della fede cristiana, quelle che denominiamo Credo o Simbolo della fede.
Non sorprende pertanto che uno dei primi usi cristiani del Simbolo sia da individuarsi nella confessione di fede battesimale, per cui si passerà (in Occidente) dalle interrogazioni battesimali ai Credo dichiaratori. Esiste un legame evidente fra il Simbolo e l'iniziazione cristiana; per cui è del tutto normale che la catechesi prebattesimale abbia come elemento fondamentale l'istruzione sul Simbolo (unitamente al Padre nostro), segnata anche dai riti della Traditio e Redditio Symboli. Come afferma Bernard Sesboüé si può parlare, nel caso dei Simboli, di una "funzione confessante" e di una "funzione dottrinale".
Fra le varie professioni di fede, l'antico Simbolo romano - che si rifà alla triplice interrogazione battesimale e il cui nucleo primitivo pare risalire al iii secolo - anche attraverso un processo di progressiva stabilizzazione del testo (conclusa attorno all'viii secolo, con il cosiddetto Textus receptus), ha conosciuto una particolare fortuna e diffusione, assumendo poi il nome di Credo degli apostoli. Non va dimenticato inoltre che, per lungo tempo, si è ritenuta questa professione di fede come composta direttamente dagli apostoli, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, come sostenuto da alcuni Padri della Chiesa e in particolare riportato in due sermoni pseudoagostiniani (240 e 241).
In epoca medievale si è prestata un'attenzione tutta particolare, nell'istruzione dei fedeli, a quello che si può chiamare compendio della fede, come anche Benedetto xvi definisce il Simbolo apostolico (cfr. l'Omelia alla Spianata dell'Islinger Feld a Regensburg, il 12 settembre 2006). Questo Credo fu oggetto di catechesi durante la predicazione domenicale, che rappresentava la principale occasione di istruzione del popolo di Dio; e molti fra i grandi predicatori degli ordini mendicanti ne fecero oggetto di spiegazione ai fedeli.
Dobbiamo quindi parlare di una lunga e ininterrotta Traditio Ecclesiae, riguardante il Credo. Ne consegue che non ci si debba meravigliare che tutti i linguaggi siano stati coinvolti in questa trasmissione, non ultimo quello delle immagini, in particolare a partire dal xii secolo e con una sorprendente ricchezza e abbondanza nei secoli xiv e xv.
Nel caso del Credo infatti, soprattutto in epoca medievale, si assiste a una sorta di convergenza fra fede, arte, predicazione e cultura.
L'iconografia del Credo, studiata prevalentemente sul territorio europeo presenta come raffigurazione più frequente quella dei dodici apostoli con i dodici versetti del Simbolo Apostolico, secondo quanto riportato nei citati sermoni dello Pseudo-Agostino. L'ordine nel quale si trovano i Dodici è normalmente quello presente nel Canone Romano della liturgia eucaristica.
A volte si assiste (soprattutto nel xv secolo) anche all'abbinamento con dodici profeti, corredati di versetti biblici pertinenti, in quello che viene chiamato Credo profetico, quale prefigurazione del Simbolo. In questo caso la scelta dei profeti e dei versetti biblici presenta notevoli variazioni.
Gli studi iconografici più completi riguardano l'attuale Francia, la Germania e la Polonia. In Italia gli studiosi hanno prestato attenzione ad alcuni cicli particolarmente significativi, senza tuttavia produrre un'indagine di tipo più generale. Questo ha condotto la comunità scientifica a ritenere che tale tema iconografico sia poco presente sul territorio italiano.
Una recente ricerca, condotta dal sacerdote bolognese Roberto Mastacchi su tutto il territorio italiano nell'arco di due anni, ha permesso di mappare (seppure in modo non esaustivo) la situazione italiana. I primi risultati della ricerca, sviluppata nell'ambito del progetto "Catechesi attraverso l'arte" dell'Istituto Veritatis Splendor di Bologna, sono stati pubblicati in un saggio del 2007 (Il Credo nell'arte cristiana italiana, Cantagalli), con la prefazione di Timothy Verdon e la postfazione di Ryszard Knapiñski. L'indagine ha permesso di individuare la presenza di oltre cento opere sul territorio italiano, di vario genere artistico e con prevalenza della tipologia iconografica che associa i Dodici ai singoli versetti del Credo apostolico. Non mancano tuttavia cicli tipologici e straordinari esempi di raffigurazione scenica (o narrativa) del Credo, con una sorprendente concentrazione nella città di Siena, che risulta come la situazione più ricca e multiforme dell'intera penisola; è da sottolineare, fra l'altro, che solo nella città toscana si trova raffigurato il Credo Niceno-Costantinopolitano.
La maggioranza dei cicli è presente nel nord-ovest dell'Italia e in Toscana, e risale prevalentemente ai secoli xiv e xv.
In un secondo saggio introdotto da una prefazione di Luigi Negri e intitolato Il kèrygma cristiano nell'iconografia del Credo in Italia (Cantagalli, Siena, 2008, pagine 168, euro 18), Mastacchi ha concentrato la sua attenzione sugli articoli kerygmatici dei cicli riguardanti il Credo e individuati sul territorio italiano. Si tratta di una sorta di cammino a ritroso nella genesi delle professioni di fede; un modo per evidenziare ancora più chiaramente il legame esistente fra l'annuncio originario dell'avvenimento cristiano e lo sviluppo dottrinale e confessionale che ne è seguito, da collocarsi all'interno della vita liturgica della Chiesa.
L'analisi di questi articoli (il iv e v nel Simbolo degli Apostoli) ha evidenziato una certa regolarità - conforme a quanto osservato anche in altri Paesi europei - nell'abbinamento fra il singolo apostolo e il relativo versetto: nella maggioranza dei casi Giovanni (e in un numero inferiore di casi Giacomo maggiore) è posto in relazione alla passione, morte e sepoltura, mentre quasi sempre la discesa agli inferi e la risurrezione di Cristo sono abbinati a Tommaso. Le variazioni osservate sembrano essere dovute a errori, oppure da mettersi in relazione ai committenti delle opere oppure a modelli cui gli artisti si sono ispirati.
Nel caso dell'iconografia cosiddetta tipologica, agli apostoli citati sono quasi sempre abbinati rispettivamente il profeta Zaccaria con il testo et adspicient ad me quem confixerunt (Zaccaria, 12, 10b) e il profeta Osea, con il versetto O mors, ero mors tua, morsus tuus ero inferne (Osea, 13, 14); si tratta di un classico esempio di concordantia, assai frequente in epoca medievale.
Ma la parte certamente più affascinante è quella relativa alla "narrazione" degli articoli del Credo; l'analisi dello straordinario ciclo della Pieve di Feletto e delle varie opere presenti nella città di Siena - le tavolette di Benedetto di Bindo, gli affreschi in Santa Maria della Scala e nelle volte del Battistero del Duomo, il meraviglioso coro ligneo della Cappella del Palazzo Pubblico - rappresentano una vera e propria catechesi per immagini. Timothy Verdon, che lavora per recuperare la via delle immagini sacre come via per l'incontro con Cristo, ha definito il ciclo del Battistero di Siena come "il più mirabile documento catechistico del Quattrocento".
Mastacchi prende in esame buona parte dei cicli, cercando di evidenziarne il messaggio catechetico e prestando attenzione anche alla loro collocazione; quest'ultimo aspetto risulta essere assai rilevante per cogliere il legame esistente fra la celebrazione liturgica (l'evento), il messaggio relativo ai contenuti della fede (la dottrina) e il valore culturale (l'arte) delle singole opere. L'autore del saggio non pretende di spingersi in analisi prettamente storiche o stilistiche delle singole opere, bensì si propone di collocarle nel contesto vitale delle comunità di fede dalle quali sono nate e alle quali sono destinate; e questo non come qualcosa che riguarda il passato, ma come un prezioso patrimonio e un linguaggio perennemente valido per i cristiani di ogni epoca storica.
La ricerca, di cui i due saggi citati raccolgono i risultati, non prende in esame i manoscritti e le stampe, che pure hanno avuto grande importanza nello sviluppo di questo particolare tema iconografico. Ci auguriamo pertanto che l'indagine possa essere ampliata e arricchita anche in questo senso, per fornire un quadro ancora più completo della situazione italiana, che presenta ancora ampi margini di studio rispetto ad altri Paesi europei. Nel presentare il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, il cardinale Joseph Ratzinger, sottolineava come una delle tre caratteristiche principali del testo era "l'utilizzo delle immagini nella catechesi". E, fra l'altro, scriveva: "Dalla secolare tradizione conciliare apprendiamo che anche l'immagine è predicazione evangelica. Gli artisti di ogni tempo hanno offerto alla contemplazione e allo stupore dei fedeli i fatti salienti del mistero della salvezza, presentandoli nello splendore del colore e nella perfezione della bellezza. È un indizio questo, di come oggi più che mai, nella civiltà dell'immagine, l'immagine sacra possa esprimere molto di più della stessa parola".
Proprio il tema iconografico del Credo deve essere oggetto di una rinnovata attenzione da parte degli studiosi. Il repertorio che oggi abbiamo fra le mani apre numerose possibilità di studio e approfondimento, e stimola a una rinnovata trasmissione della fede a partire dalle tante opere artistiche presenti nelle chiese del territorio italiano. È l'espressione del desiderio, o meglio della necessità, che tutti i credenti hanno di abitare la bellezza della fede.

(©L'Osservatore Romano - 5 settembre 2008)

Nessun commento: