5 settembre 2008
Suor Nirmala, l’erede di Madre Teresa: «India, amore e perdono per vivere da fratelli» (Cataldo)
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VIOLENZE ANTI-CRISTIANE IN INDIA: RACCOLTA DI ARTICOLI
intervista
Suor Nirmala Joshi, l’erede di Madre Teresa, rinnova attraverso Avvenire il suo appello alla pacificazione tra i credenti di diverse religioni
«India, amore e perdono per vivere da fratelli»
DI PINA CATALDO
«Solo l’amore e il perdono possono far crescere la speranza di vivere da fratelli» .
Dopo giorni di violenze, uccisioni, incendi compiuti dagli estremisti indù contro la minoranza cristiana che vive nella parte orientale dell’India, nello stato di Orissa, per i cattolici italiani è il momento della preghiera e del digiuno di solidarietà con la Chiesa indiana. E da suor Nirmala Joshi, l’erede di Madre Teresa, superiora delle Missionarie della Carità, arriva l’invito a « tutti, senza distinzione di casta o credo alla riconciliazione e al perdono». Noi l’abbiamo raggiunta ieri a Calcutta, nella ' Mother House', dove è continuo il pellegrinaggio alla tomba della Fondatrice e dove in queste ore i Missionari della Carità celebrano, pur con negli occhi il dolore di tanti fratelli indiani vittime dell’odio anti- cristiano, l’undicesimo anniversario della morte della Madre.
Una nuova ondata di violenza anti- cristiana sta scuotendo l’India. Anche alcune sue consorelle sono state aggredite ed è stata distrutta una casa di accoglienza per anziani tenuta dai fratelli Missionari della Carità. Suor Nirmala, quale riflessione di fronte a queste brutalità?
Grazie alle mani protettive di Dio, nostro amorevole Padre, le nostre sorelle, rimaste solo leggermente ferite quando la loro auto è stata presa a sassate da alcuni miscredenti, sono state immediatamente soccorse dalle persone presenti e poste sotto la protezione della polizia. Ora stanno bene e hanno ripreso il servizio a favore dei nostri poveri. La casa dei Fratelli è stata danneggiata, ma non vi sono stati feriti tra i nostri poveri. Ora stanno tutti molto bene. Quali riflessioni si possono fare? Quali che siano state le ragioni della violenza, non è questo il destino dei discepoli di Cristo? Gesù non diceva forse: « Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi » .
Lei è nata in una famiglia di bramini, la casta più alta del mondo indù. Come vede da ' convertita' queste violenze causate dall’intolleranza religiosa?
L’amore è l’essenza di ogni religione, l’amore di Dio e l’amore del proprio vicino. La violenza in nome della religione è un abuso della religione.
Madre Teresa diceva che « le opere d’amore sono opere di pace » , in questo momento in alcune zone dell’India non c’è amore e non c’è pace… ma c’è almeno speranza?
Sì, c’è ancora speranza se tutti noi, nel nostro piccolo, ci riveliamo all’altro nell’amore e nel perdono.
Il Santo Padre è intervenuto invitando «i leader religiosi e le autorità civili a lavorare insieme per ristabilire tra i membri delle varie comunità la convivenza pacifica » . È possibile una convivenza pacifica?
Perché no? Il desiderio d’amore e la forza dell’amore sono presenti nel cuore di ogni uomo creato ad immagine di Dio. L’uomo è destinato ad una vita eterna d’amore.
Nel marzo del 1997, quando è stata nominata Superiora generale delle Missionarie della Carità, molti giornali scrissero che le sue origini induiste avrebbero potuto contribuire a ridurre il divario che in India c’è fra induismo e cristianesimo. Quanto ha sentito il peso di questa affermazione?
La pace e l’unità tra i popoli di diverse religioni non dipende se si è nati sotto una certa religione ma nasce dall’amore per l’altro e dal rispetto per la religione dell’altro. Il nostro umile servizio d’amore in favore dei più poveri tra i poveri è stata una meravigliosa prova di pace e di unità tra i popoli di tutte le razze e le religioni. È questo il motivo per cui la nostra Madre ripeteva con convinzione che le opere d’amore sono opere di pace» .
La Conferenza episcopale italiana, per esprimere solidarietà ai cristiani indiani, ha indetto per oggi, 5 settembre – festa della Beata Madre Teresa di Calcutta – una giornata di preghiera e digiuno « come segno di vicinanza spirituale e solidarietà ai fratelli e alle sorelle tanto duramente provati nella fede » . Cosa ne pensa?
Apprezziamo profondamente e siamo molto grati per l’iniziativa avviata dalla Cei di dichiarare il 5 settembre 2008 festa della Madre, Beata Teresa di Calcutta, un giorno di preghiera e digiuno come segno di purificazione spirituale e solidarietà della Chiesa che è in Italia con la Chiesa dell’ India e con le Missionarie della Carità.
Oggi ricorre l’ 11° anniversario della morte di Madre Teresa. Come la ricorda in un momento così difficile per la nazione che la Madre ha tanto amato?
La Madre che così tanto ama l’India è sicuramente consapevole del momento di difficoltà del nostro Paese. Ella ha detto: « Quando sarò in Paradiso sarò in grado di aiutarvi di più e meglio » . Con la fiducia che nutriamo nelle sue parole e nel suo amore per il popolo dell’India chiediamo la sua intercessione per la pace nei cuori e nelle case di ogni indiano, specialmente per coloro che soffrono, per coloro che con coraggio accettano il dolore e le sofferenze. Preghiamo affinché con amore e generosità si riesca a superare il male attraverso il bene, come degni figli di Dio! Amiamoci l’un l’altro come Dio ama ognuno di noi.
Vuole lanciare un appello attraverso ' Avvenire'?
Sì, voglio ripetere l’appello che ho già fatto il 28 agosto scorso.
Cari fratelli e sorelle in Orissa e in tutta l’India, non dimentichiamo la nostra vera identità in quanto amati figli di Dio nostro Padre. Siamo tutti fratelli sorelle indipendentemente da religione, razza, cultura o lingua, indipendentemente se ricchi o poveri. Nulla deve dividerci. Soprattutto, non facciamo che la religione possa dividerci. L’essenza di ogni religione è l’amore di Dio e amore l’uno per l’altro. La violenza in nome della religione è un abuso della religione stessa. « La religione deve essere intesa come mezzo d’amore. Non per distruggere la pace e l’unità. Le opere di amore sono opere di pace. Utilizziamo la religione per diventare un unico cuore pieno d’amore nel cuore di Dio» ( Beata Madre Teresa di Calcutta).
Cari fratelli e care sorelle, nel nome di Dio e nel nome della nostra umanità, creata per cose più grandi, per amare ed essere amati in eterno, e nel nome del nostro nobile Paese e della sua nobile eredità e nel nome dei poveri, dei bambini e di tutti i nostri fratelli e sorelle sofferenti, vittime di questa insensata violenza e distruzione, faccio questo appello: Preghiamo apriamo le nostre menti e i nostri cuori alla luce e all’amore di Dio. Deponiamo l’arma dell’odio e della violenza e indossiamo l’armatura dell’amore. Perdoniamoci l’un l’altro e chiediamo il perdono dell’altro per le cose ingiuste che abbiamo fatto e abbandoniamoci all’amore per il nostro simile.
Preghiamo affinché riposino in pace le anime di Swami LakShamananda Saraswati e per i suoi quattro compagni, per tutti i fratelli e le sorelle che hanno perso la vita in questo periodo di violenza. Preghiamo per noi e chiediamo alla Madre, Beata Teresa di Calcutta, di pregare per noi, così da diventare interpreti della pace, dell’amore e della gioia di Dio l’uno nei confronti dell’altro e affinché possiamo costruire la civiltà dell’amore! Dio vi benedica.
CHI È
UNA DELLE PRIME DISCEPOLE DELLA BEATA IN UNA CONGREGAZIONE CHE CRESCE
Laura Badaracchi
Un piccolo esercito dell’amore che indossa l’inconfondibile sari bianco orlato di blu. A undici anni dalla morte della beata Madre Teresa, loro fondatrice, le Missionarie della carità continuano a crescere: sono oggi oltre 4.800 nel mondo, senza contare le novizie e le postulanti, presenti in 134 nazioni con più di 750 case, 20 delle quali aperte nel nostro Paese. Un migliaio le nuove suore dal 1997 a oggi; un centinaio, complessivamente, le loro nazionalità di origine. Segno che il carisma di «servire i più poveri dei poveri», come recita il quarto voto religioso professato da ciascuna di loro, continua a suscitare vocazioni in tutto il mondo. Alla loro guida, suor Nirmala Joshi, 74 anni, designata dalla stessa Madre Teresa prima della sua morte: è stata una delle sue 'discepole' fin dagli inizi dell’Istituto, che tanto fa in India per alleviare le sofferenze di coloro che soffrono. Prima superiora generale dopo la fondatrice, la religiosa proviene da una famiglia indù originaria del villaggio nepalese di Putalibazar, a ovest di Kathmandu. Da quando è al timone della congregazione, suor Nirmala ha inaugurato 166 case in 14 nuovi Paesi, dall’Africa (Algeria, Ciad, Gibuti, Mali e Togo) all’Oriente (Afghanistan, Azerbaigian, Israele, Kazakhstan, Thailandia), fino in Nuova Zelanda, aprendo missioni anche nel Vecchio Continente (Bosnia, Finlandia e Norvegia).
© Copyright Avvenire, 5 settembre 2008
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