7 ottobre 2008

Con il Sinodo la Bibbia va al cuore del mondo (Muolo)


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SINODO DEI VESCOVI SULLA PAROLA DI DIO (5-26 OTTOBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG

OMELIE, DISCORSI E MEDITAZIONI IN OCCASIONE DEL SINODO DEI VESCOVI 2008

ASSIEME A PIETRO

L’arcivescovo di Quebec, «cardinale relatore» dell’assise: dal Vaticano II «un’ecclesiologia di comunione che si basa su una concezione rinnovata della Rivelazione»

Con il Sinodo la Bibbia va al cuore del mondo

La meditazione del Papa e la relazione di Ouellet aprono la XII Assemblea dei vescovi

Il rabbino Shear Yesuv Cohen parla al Sinodo: «Un segno di speranza e pace» Poi, fuori aula, critica Pio XII

DA ROMA MIMMO MUOLO

La Parola di Dio «è il fondamento di tutte le cose», la roccia sulla quale costruire la 'ca­sa' della propria esistenza. La Parola di Dio è vero realismo, elemento vivo e presente, il movi­mento stesso della vita di ogni uomo.
È la voce del Papa ad aprire la XII Assemblea generale ordina­ria del Sinodo dei vescovi. Una voce che si leva di buon mattino nell’Aula dove sono riuniti per la pri­ma volta (dopo la Messa di domenica a San Paolo Fuori le Mura) i cardinali, i vescovi, gli esperti e gli uditori che prendono parte all’assise. E che fa in­tendere chiaramente con quale metodologia pro­cederanno i lavori delle prossime settimane.
Ri­flessione teologica, certo, ma anche uno sguardo attualizzante, come indica l’accenno del Pontefi­ce ai soldi che scompaiono e alla crisi finanziaria di questo periodo, del quale riferiamo più ampia­mente a parte.
La meditazione che Benedetto XVI detta pochi mi­nuti prima che il cardinale relatore, Marc Ouellet, tenga la sua relatio ante discepta­tionem (l’intervento che nei Sino­di introduce il dibattito) è una sor­ta di originale compendio dell’instrumentum laboris (cioè la guida contenutistica dei lavori).
Il Papa parte, infatti, da un rovescia­mento delle prospettive umane.
«Chi costruisce la sua vita sulla ma­teria, sul successo, su tutto quello che appare, costruisce sulla sab­bia. Solo la Parola di Dio è fonda­mento di tutta la realtà».
Quindi, aggiunge il Pontefice, «tutto è creato dalla Parola e tutto è chiamato a servire la Parola». E «la storia del­la salvezza non è un piccolo avvenimento, in un pianeta povero, nell’immensità dell’universo. È il movente di tutto, il motivo della creazione. Tutto è creato perché ci sia questa storia, l’incontro tra Dio e la sua creatura».
Ne deriva, aggiunge Benedetto XVI che la Parola non appartiene al passato, ma al presente. Il peri­colo di intenderla solo come qualcosa di storico va­le anche per l’oggi. È in sostanza il rischio di «non scoprire il presente nel passato, lo Spirito Santo che parla oggi a noi nelle parole del passato. Così non entriamo nel movimento interiore della Pa­rola, che in parole umane nasconde e apre le pa­role divine». Quindi, prosegue la meditazione, «l’e­segesi, la vera lettura della Sacra Scrittura, non è so­lamente un fenomeno letterario. È il movimento della mia esistenza. Preghiamo il Signore perché ci aiuti a cercare non solo con l’intelletto, ma con tutta la nostra esistenza, per trovare la Parola».
Questo movimento, ricorda infine il Papa non è solo in profondità, ma anche in «larghezza». «En­trando nella Parola di Dio, entriamo realmente nel­l’universo divino. Usciamo dalla limitatezza delle nostre esperienze e entriamo nella realtà che, è ve­ramente universale. Entrando nella comunione con la Parola di Dio, entriamo nella comunione della Chiesa che vive la Parola di Dio», cioè «nella comunione di tutti i fratelli e le sorelle, di tutta l’u­manità».
Anche il cardinale Ouellet ha spiegato che il Sino­do proporrà delle linee guida pastorali per «raffor­zare la pratica di incontro con la Parola di Dio co­me fonte di vita», facendo il punto sulla ricezione del Concilio Vaticano II, sull’ecumenismo e il dia­logo con le religioni.
La Lumen Gentium e la Gau­dium et Spes, ha ricordato, «sviluppano una ec­clesiologia di comunione che si basa su una con­cezione rinnovata della Rivelazione.
Hanno così gettato le basi di un incontro e di un dialogo più vivo tra Dio che chiama e il suo popolo che ri­sponde ». Il porporato ha poi ricordato i fenomeni che colpiscono lo slancio missionario dei cristia­ni. Secolarizzazione, globalizzazione, esplosione dei mezzi di comunicazione, con le loro moltepli­ci conseguenze, divario crescente tra ricchi e po­veri, pullulare di sette esoteriche, minacce alla pa­ce e attacchi contro la vita e la famiglia. Secondo Ouellet, «a questi fenomeni socioculturali, si ag­giungono le difficoltà interne della Chiesa riguar­danti la trasmissione della fede nella famiglia, le carenze della for­mazione catechetica, le tensioni tra il Magistero ecclesiale e la teo­logia universitaria» e più in gene­rale «una certa separazione degli studiosi dai Pastori e dalla gente semplice delle comunità cristia­ne ». Queste situazioni sono dun­que la «grande sfida» da affronta­re per la trasmissione della fede nella Parola di Dio oggi. In un mon­do pluralista, caratterizzato dal re­lativismo, la nozione stessa di rivelazione inter­pella e richiede dei chiarimenti e perciò il relatore ha parlato anche dell’importanza dell’omelia, che «nonostante il riordinamento di cui è stata ogget­to al Concilio», lascia ancora insoddisfatti molti fe­deli, che spesso fuggono verso le sette o altre chie­se. Di qui l’invito ad attingere alla profondità spi­rituale della Scrittura, «mettendo in relazione vita e Parola».
Nel pomeriggio interviene Shear Yesuv Cohen, rab­bino capo di Haifa, primo esponente ebraico in un Sinodo. «La mia presenza – dice – è un segna­le di speranza, un messaggio di amore, di coesi­stenza e di pace per le nostre generazioni e per quelle future». Questa presenza, aggiunge si pone «nella scia di quanto iniziato da Giovanni XXXIII, che ha raggiunto il suo vertice nella vita e nell’o­pera di Giovanni Paolo II».
Nel suo discorso, dopo il riferimento alle Scritture, introduce anche la con­danna «delle false e maliziose accuse, delle mi­nacce e dell’incitamento antisemita del presiden­te di un certo Stato del Medio Oriente, nel suo di­scorso del mese scorso all’Onu» (chiaro il riferi­mento ad Ahmadinejad).
Al contrario di quanto a­veva preannunciato ai media, invece, nessun cen­no critico a Pio XII. Tuttavia, all’uscita dall’aula del Sinodo, conversando con i giornalisti, Cohen ha spiegato di essere contrario alla beatificazione di Papa Pacelli.

© Copyright Avvenire, 7 ottobre 2008

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