7 ottobre 2008

Sinodo: "La Parola di Dio deve essere annunciata secondo lo stile di San Paolo". Un direttorio omiletico (Sir)


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Gli spunti emersi nel secondo giorno di lavori

La Parola di Dio deve essere annunciata secondo lo stile di San Paolo, e lo stile di chi annuncia deve essere non solo informativo ma, come ha di recente rammentato Benedetto XVI, performativo. Potrebbe inoltre essere utile un direttorio omiletico.

Sono alcuni degli spunti emersi nella mattina di martedì 7 ottobre, seconda giornata dei lavori della XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio in corso in Vaticano fino al 26 ottobre, illustrati in un briefing nella sala stampa della Santa Sede.

Promotrice di unità.

Nei 23 brevi interventi pronunciati – ognuno di cinque minuti – è stata evidenziata l’importanza che, oltre a convertire, la Parola promuova l’unità all’interno della Chiesa e con le altre Chiese. Occorre poi, è stato detto, un’interpretazione critica della Sacra Scrittura che non riduce il primato della Parola ma ne mette in risalto la ricchezza. Importante anche la cosiddetta “teologia visiva”, quella biblia pauperum costituita in passato dall’innografia e dall’iconografia, oggi da immagini, simboli, forme e colori che, se appropriati, possono costituire un grande aiuto per la lectio divina.

No a interpretazioni arbitrarie.

La Parola rinnova la vita consacrata, è stato inoltre sottolineato, ma anche la vita consacrata rinnova la Chiesa attraverso l’apostolato della Parola di cui sono alcuni esempi l’Istituto biblico di Roma o il francescano di Gerusalemme. La Parola deve provocare e convertire sia l’intelletto, sia la volontà, ed è come un canto a più voci in cui si uniscono tradizione e predicazione, ma l’annuncio deve essere più credibile e va proposto con accenti nuovi. Dai lavori è emersa la preoccupazione per i rischi di interpretazioni arbitrarie della Bibbia da parte di alcuni esegeti e di taluni media, con particolare riferimento ad alcuni film a soggetto biblico, ma pure a pubblicazioni non scientifiche che a volte creano disorientamento anche tra i sacerdoti. Dall’Africa e dall’America Latina l’allarme per pericoli delle sette e dei “falsi dottori”, e la messa in guardia dai rischi di interpretazioni fondamentalistiche delle Scritture. È stato rilevato che in America Latina, a causa della fragilità di certa predicazione, negli ultimi 40 anni la Chiesa cattolica ha perduto il 15% dei suoi fedeli, ancorché essa rappresenti tuttora il 43% della Chiesa cattolica mondiale.

Un direttorio omiletico.

Negli interventi dei padri sinodali è stata posta in luce anche la necessità di rendere le Scritture maggiormente accessibili ai fedeli rendendone più semplici le traduzioni. Esegeti e teologi sono chiamati insieme a scrutare le Sacre Scritture – è stato detto – ma solo nella celebrazione eucaristica si manifesta veramente l’unità della Parola. Di particolare importanza la questione dell’omelia; è stato proposto al riguardo un direttorio omiletico generale, una sorta di insegnamento più sistematico elaborato dalla Santa Sede per i sacerdoti. Ma occorrono anche un annuncio gioioso e una predicazione che non stanchi e non produca “l’effetto sonno”. Bisogna poi fare attenzione affinché la Parola non perda il suo sapore, non diventi poco ispirata o addirittura vuota di senso. È stato quindi rammentato che l’esercizio dell’autorità è chiamato a diventare a tutti i livelli partecipazione al governo provvidente di Dio, evitando anche all’interno della Chiesa ogni forma di autoritarismo. Nella mattina del 7 ottobre si è svolta inoltre la prima votazione degli 8 membri della Commissione per il messaggio finale del Sinodo, cui ne seguiranno altre. A guidare la Commissione, Benedetto XVI ha chiamato l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, al quale si affianca un vicepresidente, anch’egli di nomina pontificia. Gli 8 membri devono essere rappresentativi dei cinque continenti.

“Byblia Polyglotta”.

Una “Bibbia poliglotta” che “nella differenza dei toni e dei linguaggi” offre un’idea delle “differenze che caratterizzano l’umanità”. Così, sempre il 7 ottobre, il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, arcivescovo di Cape Coast (Ghana), ha definito la Biblia Polyglotta (Bibbia poliglotta) della American Bible Society (Abs), presentata ufficialmente nella mattinata a Benedetto XVI durante una pausa dei lavori del Sinodo. Intervenendo ad un briefing con i giornalisti, il card. Turkson ha detto che questa edizione della Bibbia, per ora limitata a 1.000 esemplari, è in ebraico-aramaico; greco, latino, inglese e spagnolo. “La Bibbia poliglotta è il simbolo visibile della collaborazione con la Chiesa cattolica – ha osservato il rev. Dennis C. Dickerson, presidente del Comitato di fiduciari della American Bible Society – e preannuncia l'inizio di un rapporto nuovo tra Abs e Santa Sede”. L’opera, 3.200 pagine, è stata per ora pubblicata in un’edizione limitata di 1.000 esemplari in occasione del Sinodo; Benedetto XVI farà dono di una copia ad ogni partecipante (padri sinodali, esperti, auditori, assistenti, etc.). Il volume donato al Papa è rilegato in pelle bianca e arricchito con titoli in oro e argento. Quelli che il Papa donerà ai padri sinodali saranno rilegati in rosso.

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