14 ottobre 2008

Il Papa: «Poveri e diseredati sono prediletti da Dio» (Muolo)


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SINODO DEI VESCOVI SULLA PAROLA DI DIO (5-26 OTTOBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG

LE PAROLE DI PIETRO

Domenica scorsa presieduta dal Papa la canonizzazione di Gaetano Errico, Alfonsa dell’Immacolata Concezione, Narcisa de Jesùs Martillo Morán e Maria Bernarda Bütler

«Poveri e diseredati sono prediletti da Dio»

Il Pontefice: i santi «hanno ricevuto nel Battesimo l’abito nuziale della grazia divina, l’hanno conservato puro o purificato e reso splendido» coi sacramenti

DA ROMA MIMMO MUOLO

Quattro nuovi santi. Una rappre­sentazione efficace dell’universa­le chiamata alla santità. E la pro­va ulteriore che la possibilità di an­nunciare il Vangelo non conosce confini.
Così nella domenica in cui Benedetto X­VI canonizza il sacerdote italiano Gaeta­no Errico, la religiosa svizzera Maria Ber­narda Butler, la laica ecuadoregna Narci­sa de Jesùs Martillo Moràn e suor Alfonsa dell’Immacolata Concezione, la prima santa indiana, risuonano in Piazza San Pie­tro, gremita di fedeli, le parole accorate del Pontefice che chiede ancora una volta la cessazione delle violenze a danno dei cri­stiani perseguitati.
Al momento di recitare l’Angelus, infatti, il Papa invita «a pregare per la riconcilia­zione e la pace in alcune situazioni che provocano allarme e grande sofferenza: penso – dice infatti – alle popolazioni a­fricane del nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, e penso alle vio­lenze contro i cristiani in Iraq e in India, che ricordo quotidianamente al Signore». In tal modo la celebrazione della santità appena conclusa si salda alla vita di ogni giorno della Chiesa di tutto il mondo.
Lo spunto viene a Benedetto XVI anche dalla figura di santa Alfonsa dell’Immaco­lata Concezione. «Come i fedeli cristiani in India – sottolinea il Pontefice – rendo gra­zie a Dio per la loro prima figlia presenta­ta alla pubblica venerazione e desidero as­sicurare loro le mie preghiere in questo difficile momento. Raccomandando alla cura provvidenziale di Dio Onnipotente coloro che lottano per la pace e la ricon­ciliazione, esorto i fautori della violenza a rinunciare a questi atti e a unirsi ai loro fratelli e sorelle per lavorare insieme alla costruzione di una civiltà dell’amore». In precedenza, era stato il Vangelo della do­menica (cioè il brano in cui si narra del banchetto imbandito da Dio ma diserta­to dagli uomini «attratti da altri interessi») a offrire al Papa lo scenario di fondo sul quale collocare le esistenze dei quattro nuovi canonizzati, vissute a servizio della Chiesa, dall’Asia all’America Latina. Le lo­ro storie sono risuonate all’inizio della so­lenne concelebrazione per essere poi ri­prese nel corso dell’omelia.
«La liturgia – ha detto il Papa – ce le pre­senta con l’immagine evangelica degli in­vitati che prendono parte al banchetto ri­vestiti dell’abito nuziale». Un banchetto, che dopo il rifiuto dei primi invitato Dio a­pre a tutti, «con una predilezione specia­le per i poveri e i diseredati». Di questa fe­sta, ha quindi aggiunto il Pontefice, «è an­ticipazione il banchetto dell’Eucaristia, a cui il Signore ci invita ogni giorno e al qua­le dobbiamo partecipare con l’abito nu­ziale della sua grazia. Se capita di sporca­re o addirittura lacerare col peccato que­sta veste, la bontà di Dio non ci respinge né ci abbandona al nostro destino, ma ci offre con il sacramento della Riconcilia­zione la possibilità di ripristinare nella sua integrità l’abito nuziale necessario per la festa». I santi, dunque, «hanno ricevuto nel battesimo l’abito nuziale della grazia divina, lo hanno conservato puro o lo han­no purificato e reso splendido nel corso della vita mediante i Sacramenti. Ora pren­dono parte al banchetto nuziale del Cie­lo ». Benedetto XVI ha quindi dedicato un pas­saggio della sua sua omelia a ognuno dei quattro nuovi santi. Di Alfonsa dell’Im­macolata Concezione ha detto: «Questa donna eccezionale era convinta che la sua croce fosse il vero mezzo per raggiungere il banchetto celeste preparato per lei dal Padre. Accettando l’invito a nozze, e ador­nando se stessa con la veste della grazia di Dio attraverso la preghiera e la penitenza, ha conformato la sua vita a Cristo». In Ma­ria Bernarda Bütler, «ricordata e amata so­prattutto in Colombia», dove fece appro­dare il suo Istituto delle Suore Francesca­ne Missionarie di Maria Ausiliatrice, spic­ca, ha notato il Papa, l’amore che nutrì ver­so l’Eucaristia e la Parola di Dio». Di Nar­cisa de Jesùs Martillo Moràn, invece, il Pon­tefice ha sottolineato «l’appassionato a­more per Gesù, che la spinse a intrapren­dere un intenso cammino di preghiera e di mortificazione, e a identificarsi una volta di più con il mistero della Croce».
Infine Gaetano Errico, il sacerdote vissu­to nell’800 a Secondigliano (Napoli). Be­nedetto XVI ha ricordato che «fu un uomo di misericordia, perché insegnò alla gen­te che Dio perdona l’uomo che sbaglia. E lo insegnò, ha detto il Pontefice, attraver­so quel ministero della Riconciliazione che è sempre attuale». All’Angelus, poi, il Pa­pa ha ricordato anche Giovanni Paolo II. «Benedico ogni iniziativa che commemo­ra la sua persona», ha detto mentre si av­vicina il 30° anniversario della sua elezio­ne al soglio di Pietro.

© Copyright Avvenire, 14 ottobre 2008

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