14 luglio 2007

Lorenzago: Lino Fontanive ricostruisce la sua simpatica conversazione con Papa Benedetto


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Lino Fontanive ricostruisce la lunga chiacchierata insieme a Benedetto XVI

Per ricordo due rosari in regalo C’era tutta la famiglia. La moglie confessa «Per l’emozione non sapevo più cosa fare»

di Francesco Dal Mas

LORENZAGO. «Qui è un paradiso». Parola di papa. E c’è da crederci. Giovedì sera, ore 18.30, «Al me tabià» di Stabie, sopra passo Mauria. Celestina De Zordo vede transitare, verso l’interno della valle, due auto con i vetri oscurati, poi una motocicletta. Chiama l’amica Valentina Dolmen e s’inoltrano per curiosare. «E’ strano che ci sia gente a quest’ora. Che cosa vanno a fare?», si chiedono.
Poco dopo, il marito Lino Fontanive, che sta lavorando il prato-giardino davanti al suo “tabià”, insieme all’amico Paolo De Bernardin, si trova ad esclamare: «Porca mucca, chi vedo?». «Sta avanzando a piedi, lungo la strada», racconta, «una persona vestita da papa. Mi chiedo: ma è troppo minuto per essere lui. E che succede? Si, è proprio lui. Anzi, con le mani mi fa cenno di andargli incontro. Accanto aveva un prelato. Saprò poi che era il suo segretario, padre Georg. Gli bacio la mano e realizzo che debbo trattenerlo in qualche modo, finché non arrivi mia moglie. Paolo, l’amico, va a chiamarla».
Dopo alcuni minuti di conversazione, Benedetto XVI fa per andare.
«Non può andar via, senza che mia moglie lo abbia salutato», gli fa Lino.
In quel momento Lino ha un attimo di trasporto di troppo. «Mi sembrava, fin dai primi momenti, così semplice, così umano, che mi è venuto spontaneo abbracciarlo e, con la mano destra, accarezzarlo sulla schiena, come si fa tra due amici. E lui si è lasciato accarezzare».
Maggie, il cane, solitamente agitato quando passa qualcuno sulla strada, è inspiegabilmente tranquillo. Lino porta Benedetto XVI davanti al crocifisso.
Il pontefice si raccoglie in preghiera. Poi inizia una singolare conversazione. Con il pontefice accomodato su una sedia di legno. La stessa utilizzata da Wojtyla, in vacanza nel 1998, per riposarsi, durante una passeggiata.

Lino: «Santità, questa sedia fu usata anche dal suo predecessore».

Il papa: «Ah, sì?».

Lino: «Allora, purtroppo, noi non eravamo in casa. La seggiola sta sempre fuori, per accogliere l’ospite».

Il papa: «L’ha fatto lei quel crocifisso?».

Lino: «A lei non posso dire di sì. Io ho realizzato solo il supporto in legno. La ferratura è di Francesco Piazza. Il crocifisso l’ho acquistato in Austria. L’ho voluto, questo crocifisso, dopo aver superato un’ischemia cerebrale nel 1995».

Il papa: «Perché questa scritta “Al mè tabià”? Che cosa significa?».

Il segretario Georg: «Sembra una scritta in cirillico».

Lino: «No, no. E’ in italiano. Vuol dire “il mio tabià”. Ma non è un’espressione di possesso. Voglio significare che questo tabià è dell’ospite, di colui che viene a trovarmi o che, più semplicemente, passeggia per questa strada. Quindi è anche il suo tabià».

Il papa sorride. E poi chiede: «Che cosa vuol dire quest’altra scritta, “Aga furba”?».

Lino: «Significa acqua furba».

Il papa: «Perché furba?».

Lino: «E’ uno scherzo per gli amici. O per quanti passano per questa strada. Quella scritta indica una finta fontanina. La vede? Loro vanno a dissetarsi ma non trovano l’acqua. E’ un falso».

Il papa: sorride. E chiede: «Di chi sono questi volti scolpiti in legno?». (Si tratta di tronchi d’albero, che riportano alla sommità dei volti di persone; ndr).

Lino: «Sono volti di amici».

Il papa: «Ma quello con gli occhiali è lei?».

Lino: «Come ha indovinato santità? Ci sono anche i miei figli, Tatiana, Lara, mio genero Alessandro. C’è pure mia moglie. Le ha scolpite Renzo il furlan. Noi lo chiamiamo così perché è di Forni».

Il papa: «Questo è un paradiso».

Lino: «Questo bel tempo lo porta lei»; emozionato, scoppia in lacrime. E chiede il permesso al papa di andare in tabià a prendere la macchina fotografica, almeno per uno scatto. Concesso.

Il papa: «E’ sicuro che ci sia il rullino?».

Lino: «Non sono sicuro che ci sia. E’ una vecchia macchinetta, che adopero solo saltuariamente. In ogni caso, se non c’è il rullino, lei deve tornare».

Riferirà poi Lino: uno scatto l’ha fatto padre Georg, altri due un accompagnatore. Benedetto XVI si fa ritrarre tenendo per mano la moglie di Lino, Celestina.

Il papa: «Sì, sì». Risponde con un sorriso. E chiede: «Che cos’è lassù?».

Lino: «Il mio orto».

Padre Georg: «Che cosa coltiva in quell’orticello?».

Lino: «Kartofen».

Il papa: «No, patate». E aggiunge: «Quanta neve cade in questo posto?».

Lino: «Anche due metri».

Il papa: «E quella bandiera? (del Vaticano, sul tabià, ndr)».

Lino: «Santità, come vede, è ancora quella di papa Wojtyla. La sua ce l’ho a casa. La esporrò domani. La troverà, quando ritorna».

Il papa sorride.

Lino: «Santità, posso offrirle da bere?».

Il papa: «Beh...».

Padre Georg: «E’ meglio di no».

Sopraggiunge la moglie con l’amica. Con loro anche Paolo. «Il santo padre mi ha baciato ed abbracciato. Io non sapevo che cosa fare, tanto ero emozionata. Non sono riuscita nemmeno a dirgli una parola». Il papa e i suoi accompagnatori salutano, dopo aver fatto dono di corone del rosario. «Abbiamo preso paura», raccontano le due signore, «degli uomini che avevamo visto passare pochi istanti prima. E la paura è aumentata quando abbiamo verificato che stavano appostati dietro ad un tabià, con le macchine nascoste. Ci tremavano le gambe, perché immaginavamo che avessero brutte intenzioni. E la preoccupazione non è venuta meno, quando uno di questi signori è tornato indietro, addentando tranquillamente una pesca. Avvicinandoci ci ha tranquillizzato: signora, mi ero mimetizzato per bene, vero? Io gli ho risposto: certo, mangiando la pesca. E l’interlocutore: anche le guardie del papa mangiano le pesche. Poi, rivolto a Lino e all’amico Paolo, ma in tono rassicurante: abbiamo sentito da lontano ciò di cui parlavate».

© Copyright Corriere delle Alpi, 14 luglio 2007

3 commenti:

euge ha detto...

E Benedetto sarebbe il Papa che non ama il contatto con la gente???????? le calunnie le calunnie!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
E' bello vedere che le bugie hanno le gambe corte anzi direi corstissime!!!!!!!
Grande Benedetto Eugenia

Anonimo ha detto...

mi chiamo lara e sono la figlia del fortunato lino...
non posso spiegare l emozione che mio padre ha ancora oggi..
siamo stati molto fortunati..

Anonimo ha detto...

Cara Lara, grazie per questo messaggio :-)
Il Papa e il papa' sono veramente simpatici :-)
Raffaella